Doppio seggio a rischio per Dell'Utri di Paolo Colonnello
Doppio seggio a rischio per Dell'Utri Entro un mese la Cassazione depositerà le motivazioni della sentenza sulle fatture false, poi la Corte d'appello di Torino deciderà Doppio seggio a rischio per Dell'Utri Lo sconto di pena potrebbe costargli i posti di deputato Paolo Colonnello MILANO Interdetto. In carcero di sicure non andrà, ina è possibile che Mar cello Dell'Utri, ex presidente d Publitalia e tra i fondatori di Forza Italia, debba presto lasciare il seggio di parlamentare italiano e di deputato europeo. Lo prevedono le «pene accessorie» della sentenza ratificata l'altro ieri dalla Cassazione che ha condannato il deputato a due anni e tre mesi di reclusione per frode fiscale e false fatturazioni, come richiesto dallo stesso imputato attraverso il patteggiamento. Secondo il Procuratore generale della Cassazione con questa sentenza si applica anche l'interdizione dai pubblici uffici per due anni - articolo sei della legge penale speciale 429/*82, detta anche «manette agli evasori» - così come previsto dalla precedente decisione della Corto d'Appello di Torino, riformata dalla suprema Corte mercoledì ma solo, sostiene il giudice, nella parte relativa aDa pena restrittiva. In altre parole, incassata una sentenza più mite rispetto alla condanna di primo e secondo grado, Dell'Utri dovrebbe però perdere, in nome della legge, lo «status» di parlamentare. «I miei avvocati mi hanno spiegato che queste pene accessorie non esistono e comunque se dovessi lasciare il seggio lo lascerò», dice il parlamentare azzurro. Infuriati, i legali di Dell'Utri, ieri smentivano questa interpretazione, sostenendo che, nella richiesta di patteggiamento presentata dal loro cliente nel marzo scorso, e poi approvata dal Procuratore generale della Cassazione, non si faceva menzione a pene accessorie. «Se la Cassazione - spiega l'avvocato Oreste Donìi nioni - avesse ritenuto che fosse necessario applicare le pene accessorie, avrebbe dovuto non riconoscere valido l'accordo per en¬ trare nel merito». Ed esattamente per lo stesso motivo, cioè la mancanza di accordi sulle pene accessorie, la procura generale della Cassazione sostiene invece che deve quindi considerarsi valida la parte della sentenza emessa dalla Corte d'Appello di Torino, relativa proprio alle pene accessorie: «Il patteggiamento in appello spiegano i giudici - non tocca mai, nò potrebbe toccare, la pena accessoria, rimodella soltanto la condanna». Inoltre, spiegano i supremi giudici, il reato per il quale è stato condannato Dell'Utri, ha proprio «come naturale conseguenza» l'applicazione delle peno accessorie che «in questo caso non diminuiscono né variano in seguito al patteggiamento». E aggiungono che se «inopinatamente, cosa che non è avvenuta, fosse stato dato assenso dalla Procura alla redifinizione delle pene accessorie, traccia di ciò si troverebbe nel dispositivo della sentenza emessa l'altro ieri dalla Cassazione». Nella quale invece è scritto solo che è stata rettificata la sentenza impugnata da Dell'Utri per quanto riguarda l'applicazione della pena principale. L'interdizione dai pubblici uffici nella misura massima di due anni, in secondo grado fu motivata, come tutto il trattamento sanzionatono a carico del parlamentare, dalla «particolare intensità e reiterazione dell'attività d'inquinamento probatorio e l'attribuibilit.ii della stessa a Dell'Utri». L'accordo per il patteggiamento tra i difensori di Marcello Dell'Utri e la Procura generale presso la Cassazione, risale al marzo scorso. Il testo dell'accordo, recitava: «Il sottoscritto Marcello Dell'Urti chiede, previo consenso della Procura generale, visto l'articolo 3 della legge 19 gennaio 1999, n.14, in ordine al trattamento sanzionato rio, che la pena sia determinata in anni 2 e mesi 3 di reclusione». E dire che Dell'Utri, quando Tot tobre scorso si vide respingere un secondo patteggiamento dal tribù naie di Milano, sempre su vicende relative a false fatturazioni per Publitalia, dichiarò di aver stappa to una bottiglia di champagne «per che avevo sbagliato a chiederlo: mi vergogno di averlo chiesto e non ne chiederò mai più». Coerentemente, pochi giorni fa, il parlamentare di Forza Italia aveva chiesto di poter rinunciare anche al patteggiarne! to in Cassazione. Ma la terza sazio ne penale della Cassazione aveva respinto la richiesta: impossibile questo punto la revoca del consen so tra le parti. Ora sarà la corte d'appello di Torino, come giudice dell'esecuzione, a dover decidere sulla eventuale ineleggibilità so prawenuta per Marcello Dell'Utri: la Cassazione entro 30 giorni dovrà depositare le motivazioni che saranno quindi trasmesse alla corte d'appello di Torino. La quale procederà su richiesta del pm o dell'interessato o del suo avvocato, fissando un'udienza per l'esecuzione della pena. L'ordinanza verrà poi trasmessa alla camera dei deputati e al parlamento europeo. m L'europarlamentare di Forza Italia Marcello Dell'Utri
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