«Pronti allo sgombero» di Francesca Sforza
«Pronti allo sgombero» «Pronti allo sgombero» La Protezione civile: ecco ilpiano Francesca Sforza «Nessuno sottovaluta i rischi connessi a un'eruzione, le. accuse e gli allarmismi di questi giorni sono del tutto ingiustificati», dicono alla Protezione Civile. E anche se per ora, sul Vesuvio, tutto tace, il piano di evacuazione, che risale al 1995, è da tempo allo studio degli esperti, che stanno pensando ad aggiornarlo per garantirne una completa ed efficace attuazione. «Sul vulcano - dice Giuseppe Romano, prefetto di Napoli dal giugno 1997 - si trovano attualmente numerose squadre di scienziati, che dovrebbero consentire di individuare i tempi dell'eruzione. Il piano entra in vigore dopo la comunicazione alla prefettura dell'osservatorio scientifico e della Commissione Grandi rischi a Roma. Avremmo comunque tutto il tempo per organizzarci e interve- nire prima della possibile eruzione». Il piano prevede l'esodo di 600 mila persone - quelle appartenenti ai 18 comuni più vicini alle pendici, nella cosiddetta «fascia rossa» - e l'allontanamento temporaneo di altre 900 mila, che potrebbero essere colpite dai lapilli e da altro materiale vulcanico («fascia gialla»). Per una settimana, 80 mila persone al giorno sarebbero costrette ad abbandonare le proprie case. Via mare o via terra. Allo stato attuale le infrastrutture stradali (in particolare la Salerno-Reggio Calabria! non sembrano in grado di sostenere un traffico cosi massiccio, «ma ci sono anche le vie di mare - aggiunge il prefetto - e poi faremo un'esercitazione, il 21 novembre prossimo, nel comune di Somma Vesuviana, proprio per verificare la praticabilità delle vie di fuga». L'efficacia del piano si fonda sulla divisione dei compiti: le forze armate si occuperanno di seguire l'evacuazione e di evitare fenomeni di sciacallaggio nelle case lasciate vuote, la Telecom e l'Enel si occuperanno della gestione di linee telefoniche ed elettriche, e le persone non dovranno fare altro che seguire le istruzioni. Resta aperto il problema dell'accoglienza: gli evacuati verrebbero infatti trasferiti in altri comuni d'Italia. E rispetto al 1995, anno di nascita del piano, molte cose sono cambiate. Umbria e Marcile, ad esempio, in seguito all'ultimo terremoto, non sono' verosimilmente in grado di ospitare altri senzatetto, e molti comuni del nord hanno espresso perplessità sulla possibilità di attrezzare in tempi brevi centri d'accoglienza. «Stiamo formalizzando 1 intesa tra Stato e regioni perché si prendano contatti diretti con i comuni - dice Alberto D'Errico, ingegnere della Protezione civile. «Ceito non sarà semplice, ma l'Italia ha sempre dato prova, nei momenti difficili, di grande solidarietà sociale. Si tratterà di definire chiaramente l'impegno dei comuni ospitanti e, soprattutto, di mettere alla prova la maturità del dispositivo generale della Protezione Civile». La cosa più importante - ricorda l'ingegner D'Errico - «è che il piano non lo fanno solo i tecnici, ma gli abitanti». Il lavoro di informazione nelle scuole è cominciato da un anno, adesso verranno le esercitazioni. Un po' come in Giappone o in California. «La collaborazione degli abitanti è fondamentale, con il vulcano bisogna imparare a convivere» li sottosegretario Franco Barberi
Persone citate: Alberto D'errico, D'errico, Franco Barberi, Giuseppe Romano
Luoghi citati: California, Giappone, Italia, Napoli, Reggio Calabria, Roma, Salerno, Somma Vesuviana, Umbria
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