Mottarella: «Non c'è traccia dei dossier Havel» di Francesco Grignetti

Mottarella: «Non c'è traccia dei dossier Havel» «Se si sparge la convinzione che tutto ciò che arriva si rende pubblico, gli alleati non ci manderanno più nulla» Mottarella: «Non c'è traccia dei dossier Havel» // vicepresidente alla commissione stragi: aspettiamo risposte da Praga Francesco Grignetti ROMA Il mistero del «dossier Havel» sulle fantomatiche cartelle su cui si interrogano magistrati e parlamentari, appassiona anche il governo. E' Sergio Mattarella, vicepresidente del Consiglio, che illustra ai parlamentari della commissione Stragi, i dubbi di palazzo Chigi. «Su alcuni giornali c'è stata l'affermazione che Havel avrebbe consegnato un dossier nel 1990 a autorità italiane. Naturalmente il caso è stato oggetto di verifiche al Sismi, Sisde, Cesis e altri uffici. Non s'è riscontrata traccia. Per questo s'è risposto anche alla magistratura che non c'è traccia. L' 11 marzo scorso, l'on. D'Alema si è recato a Praga in prossimità dell'ingresso della Repubblica Ceka nella Nato. In quell'occasione l'on. D'Alema ha chiesto notizie di quel dossier direttamente a Havel. La risposta era che ricordava di aver portato della documen - tazione, ma non ricordava che cosa. Si impegnava a fare delle ricerche. Questo, per quanto riguarda il dossier Havel, è lo stato delle cose». Il presidente della commissione, Giovanni Pellegrino, è il primo a restare sorpreso: «Ma questo che ci dice, e cioè che le carte non si trovano nei nostri archivi, ma Havel ricorda di aver portato alcune cose, più certe testimonianze di fonte ceka, renderebbe probabile l'ipotesi che la personalità italiana che ha ricevuto le carte da Havel non le ha trasmesse agli uffici, ma le ha tenute nel suo archivio personale». Mattarella non lo segue nel gioco delle ipotesi: «Io riferisco dei fatti. Noi ci siamo rivolti direttamente al presidente Havel. E ora aspettiamo risposte». Mattarella, però, con trasparente riferimento alle polemiche del Polo degli ultimi giorni, e con la pubblicità di tutti i documenti del dossier Mitrokhin, ha anche da fare un appello: «Si rischia di diffondere la convinzione tra i nostri alleati che tutto quello che si invia in Italia diventa pubblico. Si rischia che nessun servizio segreto ci mandi più niente e invece noi abbiamo bisogno dsperato della loro collaborazione. Specie in vista del Giubileo con l'arrivo di milioni di persone in Italia. Rischiamo di avere l'inaridimento delle fonti. Sarebbe un fatto gravissimo che attiene alla sicurezza dei dtradini. Non lo dico con intento polemico. Ma sento di dover fare questa valutazione davanti al Parlamento». Palazzo Chigi, comunque, non ha nessuna voglia di passare per insabbiatore. Così deposita in Parlamento un «dossier ceko» del Sisde, di 558 pagine, che non ha nulla a che vedere con il cosiddetto «dossier Havel». Ma la vera sorpresa che il vicepresidente del Consiglio tira fuori riguarda invece l'antico Piano Solo, il progettato golpe del generale De Lorenzo. Sono state trovate le bozze di una lettera risalente al 1991. Era la risposta di Virginio Rognoni, all'epoca ministro della Difesa, al senatore Libero Gualtieri, che presiedeva in quel momento la commissione Stragi. In quella lettera inviata solo ora al Parlamento c'è la conferma che i 731 enucleando ossia le persone che i carabinieri avrebbero arrestati, sarebbero stati tratti da una speciale «rubrica E» e cioè un elenco di persone controindicate perla sicurezza dello Stato. Ci sono i nomi di Pajetta, Scoccimarro, Boldrini. Ci sono anche parlamentari del msi. Pellegrino: «Ma allora il Piano Solo era un normale piano di controllo dell'ordine pubblico predisposto dai carabinieri? 0 era una gravissima rottura di ordine costituzionale? Non dico che è un golpe, ma qualcosa che gli assomiglia molto». Risposta di Mattarella: «Per quanto riguarda il contenuto, sì, confermo che vi sono nomi di parlamentari».

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