Benetton, capitani coraggiosi ma prudenti di Ugo Bertone

Benetton, capitani coraggiosi ma prudenti Benetton, capitani coraggiosi ma prudenti Nei loro piani c'è al massimo una piccola quota Ugo Bertone MILANO Solo una piccola quota. E non è detto che finisca così. Da Treviso arriva una timida, eppur sincera, replica alle indiscrezioni londinesi. E' difficile che l'affare Benetton-Formula Uno si concluda con una operazione precisa. Per più motivi. Il conflitto di interessi tra la gestione del Circus di mister Bernie Ecclestone e una scuderia, attiva più che mai, della Formula Uno. Le accuse che fioccano da Bruxelles contro il monopolio esercitato da mister Bernie soprattutto a proposito dei diritti tv. Infine, l'entità dell'operazione, perchè il 5% di Formula One rischia di costare almeno 200 miliardi di lire, non poca cosa per una cassaforte di banca d'affari che conta su numerose operazioni in Italia e altrove, magari per importi maggiori ma con una ben diversa possibilità d'incidere sul business. Ecco perchè, a giudicare dal- le premesse, Alessandro Benetton, capofila della seconda generazione della più dinamica dinastia imprenditoriale del Nord Est, dovrebbe dir di no, alla fine, all'operazione «Formula One». Un no sofferto perchè tutti, da mister Luciano a Gilberto Benetton, hanno la massima stima verso il patron del circo a quattro ruote. E non è detto che, proprio per questa ragione, alla fine prevalga la tesi di tenere un piede(o, almeno, un dito) nei meccanismi del grande affare proposto da Mor¬ gan Grenfell e da Bernie Ecclestone. Quale migliore operazione d'immagine, del resto, per un gruppo che, fino a pochi anni fa, era visto in Italia e altrove come un colosso di t-shirt e maglioncini? In realtà, come ha sottolineato di recente lo stesso professor Gian Maria Gros Pietro, al vertice Iri e prossimo numero uno dell'Eni, il gruppo Benetton è uno dei pochi esempi di successo di metamorfosi delle grandi famiglie imprenditoriali italiane, il colosso del tessile-abbigliamento, grazie alla politica delle privatizzazioni, ha ormai assunto un altro volto: Autogrill, è ormai un colosso interna.zionale capace di recitare un ruolo autonomo sui mercati principali, Usa compresi. Proprio ieri è arrivata la conferma che il gruppo di Treviso avrà la leadership delle Autostrade, cui è collegata una posizione primaria anche sul fronte di Blutel, il quarto gestore dei telefonini. A tutto questo si aggiunge la funzione svolta da Alessandro Benetton, allievo di Michael Porter ad Harvard, sul fronte di «21 I», incrociatore in grado di guidare le mosse del gruppo sulle sabbie mobili del «venture capital» e delle nuove tecnologie, in Italia e fuori, con grande clamore (quandogli investimenti possono riguardare «Formula One») o in sordina quando si tratta di mettere a frutto qualche decina di miliardi in un'operazione «hi-tech» o in qualche iniziativa più.oscura (ma non meno redditizia) in uno dei tanti distretti del «made in Italy». All'apparenza, prevale quell'immagine di crescita coraggiosa ma un po' disordinata ma orgogliosa e coraggiosa dei «capitani coraggiosi» della provincia italiana. In realtà c' è un gran metodo nell'avanzata dei Benetton, i più capaci nello sfruttare l'opportunità delle privatizzazioni per guadagnare in peso e dimesioni. E se ne sono accorti anche a Londra e alla Morgan Grenfell. Alessandro Benetton segue l'operazione Formula One

Persone citate: Alessandro Benetton, Bernie Ecclestone, Gian Maria Gros Pietro, Gilberto Benetton, Grenfell, Michael Porter, Morgan Grenfell

Luoghi citati: Bruxelles, Italia, Londra, Milano, Treviso, Usa