«lo suggeritore? Andreotti non l'ha detto» di Giovanni Bianconi
«lo suggeritore? Andreotti non l'ha detto» Il presidente della Camera: ecco perché non abbiamo ascoltato in commissione il senatore a vita «lo suggeritore? Andreotti non l'ha detto» Violante: stima per Caselli Giovanni Bianconi ROMA Dopo le accuse - o le insinuazioni, o le indicazioni - di Giulio Andreotti, risponde Luciano Violante: che difende il lavoro della sua commissione Antimafia e si schiera dalla parte di Gian Carlo Caselli attaccato da Cossiga. Il presidente della Camera sceglie le telecamere del Tg 1 per replicare al senatore a vita assolto dall'accusa di mafia, secondo il quale «anche un analfabeta» si accorgerebbe del nesso tra le attività dell'Antimafia di Violante e il processo a suo carico. «Sul nesso sono d'accordo con Andreotti, non c'è problema», ribatte Violante che ricorda il periodo terribile del 1992, con le stragi di Capaci e via D'Amelio, gli omicidi di Salvo Lima e di Ignazio Salvo, i discorsi del presidente del Consiglio Amato e del ministro dell'Interno Mancino sui rapporti tra mafia e Stato. «La legge istitutiva dell'Antimafia - spiega Violante - imponeva alla commissione di accertare tutte le connessioni della mafia, e quindi anche quelle con la politica. Lavoravamo su questo terreno, per accertare le responsabilità politiche, perché quelle giudiziarie spettavano alla magistratura». Il direttore del Tgl chiede se è davvero lui, come si poteva capire dalle parole di Andreotti, il «suggeritore» di chi l'ha accu- sato davanti al tribunale di Palermo, e Violante risponde: «No, questa cosa il senatore Andreotti non l'ha detta». Ha detto, invece, di aver dato la sua disponibilità ad essere ascoltato dall'Antimafia, ma non fu mai convocato. Ribatte il presidente del la Camera: lo stesso Andreotti fece sapere che «intendeva parlare alla fine del lavoro, ma prima che il lavoro finisse giunse al Senato la richiesta di autorizzazione a procedere da parte della procura di Palermo. A questo punto - continua Violante - per evitare una sorta di processo pubblico fatto da 50 parlamentari nei confronti del senatore Andreotti, confondendo i documenti di Palermo con quelli dell'Antimafia, decidemmo di non procedere a questa audizione. Fermo restando che quei parlamentari imputati, indiziati o accusati che ritenevano di essere sentiti dalla commissione potevano chiederlo, e noi li avremmo sentiti». Lo fece Gava che infatti fu ascoltato, rivela Violante; Andreotti non chiese nulla. Ed eccoci al capitolo Caselli, oggetto di attacchi ormai quotidiani da parte di Cossiga. «Intendo esprimere una forte e profonda stima per il dottor Caselli e per i suoi colleghi, per quello che hanno fatto», dice il presidente della Camera, che sul lavoro della Procura palermitana negli ultimi sette anni aggiunge: «Errori singoli se ne possono commettere, ma nessuno può dimenticare quante armi sequestrate, quanti latitanti arrostati, quanta droga confiscata, quanti soldi portati via alla mafia, co¬ me siamo più liberi oggi. E questo anche per inerito di un uomo come Gian Carlo Caselli». Infine Violante auspica una rapida approvazione della riforma della legge sui pentiti, «perché il fenomeno è cambiato ed esige regole nuove». E ancora a proposito dell'Antimafia che guidò dal '92 al '94 ribadisce: «Io sto difendendo un'istituzione della Repubblica, cinquanta colleghi che hanno lavorato con me, i funzionari e i funzionari di polizia: abbiamo lavorato tutti insieme e io credo che chi ha presieduto abbia il dovere di far rispettare la verità e difendere coloro che hanno lavorato seriamente». L'intervista televisiva si ferma qui, ma su quel che fece l'Antimafia guidata di Violante a proposito dei rapporti tra mafia e politica c'è dell'altro, e sta agli atti parlamentari. Le principali polemiche si fondano sull'interrogatorio di Tommaso Buscetta, avvenuto il 16 novembre 1992. S'è parlato di atti trasfusi dalla commissione ai pm palermitani, ma in realtà, (piando comparve davanti al Parlamento, «don Masino» era già stato interrogato una prima volta dai magistrati. E per non interferire col lavoro della Procura, Violante avvisò i commissari in apertura di audizione che «a seguito d'intese intervenute con le autorità giudiziarie di Palermo (allora Caselli non era ancora procuratore, ndr), non verranno poste domande su due specifiche questioni su cui sono in corso indagini preliminari da parte di quell'autorità». Terminato l'interrogatorio, al momento di decidere se renderlo pubblico o meno, ci fu chi ripropose il problema. Alfredo Biondi - allora deputato del Pli, oggi di Forza Italia - si pronunciò perché quanto dichiarato da Buscetta venisse divulgato, specificando: «Se pensiamo di intralciare il lavoro dell'autorià giudiziaria decidiamolo noi». Risposta di Violante: «11 problema di interferenza con il lavoro dell'autorià giudiziaria non si pone, perché essa è informata dell'audizione odierna». C'era solo il limite dei due argomenti (che il presidente conosceva ma non rivelò; se qualche commissario avesse fatto domande su quei temi lui avrebbe chiesto di soprassedere), e Biondi insistè: «Anche questa è una "mordacchia"». Ancora Violante: «Ma quale "mordacchia"! Nessuno ha posto quelle domande». Il presidente della Camera onorevole Luciano Violante
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