Viaggio nell'oblio dell'89 di Barbara Spinelli

Viaggio nell'oblio dell'89 ii i m'i >* i rV<l tH La Germania a dièci anni dalla caduta del Muro Viaggio nell'oblio dell'89 Barbara Spinelli UNA delle persone più detestate dalle élite intellettuali tedesche, negli ultimi mesi, è il ministro degli Esteri Joschka Fischer, capo dei Verdi, già protagonista del Sessantotto in Germania Federale. Esiste nei suoi confronti un'intensa campagna di denigrazione, spesso di una violenza spropositata. Non gli ò perdonata la passione tenace con cui l'ex sessantottino divenuto capo della diplomazia ha difeso le ragioni della Nato nella guerra contro Milosevic in Kosovo. Non gli è perdonata la coerenza con cui, subito dopo il Kosovo e nonostante le reticenze governative, Fischer ha voluto che soldati-infermieri tedeschi fossero presenti anche a Timor Est, per proteggere un popolo massacrato dalle milizie indonesiane e abbandonato nell'infamia dall'Onu. Non gli sono perdonati l'indipendenza di pensiero, l'inclinazione ad architettare un'organizzazione diversa degli equilibri mondiali dopo la caduta del Muro, il rifiuto del vecchio status quo pigramente prediletto dalle diplomazie europee, la fermezza con cui è auspicata una politica estera meno pavidamente corriva verso i dittatori, più attenta ai diritti delle persone che ai sacralizzati, spesso pretestuosi diritti accampati dalle sovranità nazionali. CONTINUA A PAGINA 9 PRIMA COLONNA

Persone citate: Fischer, Joschka Fischer, Milosevic

Luoghi citati: Germania, Germania Federale, Kosovo, Timor Est