NOSTALGIE INUTILI di Fabrizio Rondolino
NOSTALGIE INUTILI NOSTALGIE INUTILI Fabrizio Rondolino C9 E'dawero qualcosa di distorto nel rapporto fra la politica e la giustizia in Italia. L'assoluzione di Andreotti si è infatti trasformata nella sua beatificazione politica, e nella simultanea condanna di Caselli, dei pm di Palermo e dell'intera magistratura. Se il processo ad Andreotti, come è stato detto, non poteva essere un processo alla Prima Repubblica, perché mai la sua assoluzione dovrebbe mettere al bando la magistratura? La giusta battaglia garantista contro gli eccessi del potere giudiziario dovrebbe celebrare una vittoria: la sentenza di Palermo dimostra che non c'è lo «strapotere» dei pm, che il giudice sa essere terzo, che la giustizia può funzionare. Dovrebbe essere una buona notizia, anche e soprattutto per gli uomini del centrodestra. Affiora invece una visione primitiva, tribale, tutt'altro che garantista della giustizia, che non fa onore a chi se ne serve e che tradisce una sete di vendetta del tutto estranea allo Stato di diritto. D'altro canto, proprio perché l'assoluzione di Andreotti è un'assoluzione penale, appare quantomeno fuori tono la sua completa riabilitazione politica. Andreotti è l'incarnazione più riuscita di un modo d'essere e di fare di cui l'Italia non ha bisogno. La filosofia del «tirare a campare», così italiana prima ancora che democristiana, è all'origine di un sistema-paese inefficiente, modesto, privo di progetto. Andreotti non è stato, per fortuna, la De: è stato un certo modo - il peggiore - di interpretare la funzioneaella De nella storia d'Italia. Là dove la politica entra in crisi, scende in campo Andreotti con la sua gestione oculata, noiosa, del potere: accadde nei primi Anni Settanta, quando il centrosinistra esaurì la sua spinta riformatrice, e poi negli Anni Ottanta, dopo il fallimento della solidarietà nazionale. I post-democristiani che oggi sgomitano per raccogliere l'eredità di Andreotti farebbero bene a riflettere. Casini e Castagnetti, anche per motivi generazionali, non hanno pressoché nulla da spartire con il modo andreottiano di intendere il potere, la politica, il Paese. E l'Italia incamminata verso un sistema politico europeo non ha nulla da imparare dalle ambiguità, dai bizantinismi, dalle mediocrità di una stagione difficile da rimpiangere.
Persone citate: Andreotti, Caselli, Castagnetti
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