La spia che sedusse Napoleone di Fiorella Minervino

La spia che sedusse Napoleone Parigi ricorda con una mostra la contessa di Castiglione nel centenario della morte La spia che sedusse Napoleone Missioni d'amore per l'unità d'Italia Fiorella Minervino PARIGI UN centenario dimenticato dall'Italia, proprio di questi tempi, in cui di spionaggio si parla di continuo. Eppure I sarebbe forse stato opportuno rievocare una speciale «spia», alla quale l'unità del nostro Paese deve non poco. Ci ha pensato la Francia a celebrarne l'anniversario, con una gustosa e conturbante mostra al Musée d'Orsay, dal titolo La Comptesse de Castiglione par elleméme (aperta fino al 23 gennaio 2000) che ostenta senza timore dipinti, sculture, un magnifico ventaglio, specchi e altri oggetti suoi, ma soprattutto le foto, un centinaio di imprevedibili immagini scelte fra 400, che raccontano la biografia della «donna più bella del secolo» o della «divina contessa» la quale durante il Secondo Impero tra fasti, balli, congiure di corte ebbe Parigi ai suoi piedi. Virginia Oldoini, chiamata Nicchia, era nata a Firenze nel 1837 da famiglia di antica nobiltà. A17 anni le fecero sposare Francesco Verasis, conte di Castiglione. D'una bellezza senza pari, cugina di Cavour, cara a Vittorio Emanuele II, che non disdegnò le sue grazie giovanili, venne dal cugino ministro Camillo inviata a Parigi con marito e figlio, Georges, appena nato, per sedurre Napoleone III e indurlo a favorire la causa piemontese per l'unità d'Italia. Così le scrisse il cugino all'arrivo in Rue Castiglione 10: «Riuscite cugina mia, con i mezzi che vorrete, ma riuscite». L'obbediente Virginia divenne l'amante di Napoleone RI, nel '56, durante un ballo mascherato, come scrisse al Foreign Office l'ambasciatore d'Inghilterra. Bella, d'una leggiadria superba per l'ovale del volto, gli occhi grigio-azzurri, la carnagione candida nelle generose scoUature testimoniate dal dipinto di George Watts e dal busto di Vincenzo Vela, la contessa di Castiglione si immerse nelle follie mondane, talora un po' kitsch della corte delle Tuileries. Amata, odiata, invidiata non mancò un ballo mascherato indossando coturni magnifici, allusivi alla sua situazione, attenta a ogni dettaglio, piegando la moda del tempo al suo gusto personale. Eccentrica, morbosamente innamorata della propria bellezza, cominciò nel luglio del '56 a frequentare lo studio fotografico Mayer 6- Pierson e da quel momento al '95 non abbandonò più Pierre-Louis Pierson. La prima foto la mostra bella, con acconciature a riccioli un po' sghembi, il magnifico profilo turbato, con qualche impaccio di fronte all'obiettivo. Lo studio fotografico si trasforma nel suo palcoscenico, dove sceglie accessori, arredi, pose, in seguito anche dettagli fisici come le gambe, i piedi, il volto coperto da una maschera. Prediligeva le eroine dell'Opera, le più sfortunate, malate d'amore, eccola ora Violetta, ora Anna Bolena oppure Maria Antonietta o Beatrice, con i superbi vestiti che si faceva preparare da Worth. Lo scandalo scoppiò nel febbraio del 1857 al ballo del ministero degli Esteri, presso i Walewsky, al presentarsi come «Dama di cuori». L'allusione fu evidente per i benpensanti. Il costume, oggi ricreato sulla base delle foto, è davvero mirabolante. I cuori, talora con il suo stemma sopra le iniziali, si rincorrono dappertutto: rossi trattengono i lunghi capel¬ li sciolti (amava tingerli di biondo-rosso) e il velo candido, dorati li rivediamo nella collana, di nuovo rossi si succedono nei bordi, uno è al seno, l'altro è più in basso, sopra un profluvio di fiori, cuori d'oro nei bracciali mentre con la mano solleva maliziosa la gonna per mostrare una scarpina verde con cuore rosso e un bracciale di cuori intomo alla caviglia. Eppure gli occhi, come sempre, sono tristi, talora vuoti, malinconici. Ancor più l'Europa Intera ebbe a parlare quando fece la «regina d'Etruria». Napoleone in l'ha ormai lasciata dopo un paradossale agguato di due carbonari italiani all'uscita dalla sua casa alle 3 del mattino, il marito si è separato ma grazie a lei diventa aiutante di campo di Vittorio Emanuele 11. Morirà nel '67. L'Italia dal '61 è un regno. Lei rientra a Torino con il figlio. Rieccola a Parigi, a Passy, è curata da un medico «alienista» di nome Bianche. Nel febbraio del '63 avviene il grande ritomo nel bel mondo: a un ballo alle Tuileries si presenta come «la regina d'Etruria». Lunghi capelli rossicci con corona, collana e simboli etruschi dappertutto, braccia nude, sandali, e quegli occhi sempre più tristi. Si vociferò fosse nuda, così il marito le comunicò l'intenzione di toglierle il figlio. Nicchia costruì un'altra foto, con un manto nero, volto scuro e occhi furibondi, un coltello in mano, la chiamò la «Vendetta», inviandola con dedica al marito. Dopo Sedan, toma a Firenze, nel '72 si ritrova in una Parigi mutata, il figlio la lascia e poi morirà a Parigi. Sola, terrorizzata da vecchiaia e malattia, aumenta le sedute dal fotografo, abbandonata sul divano o mentre si guarda impietosa allo specchio. Nel '93 l'amico medico Bianche muore e lei si fa ritrarre in veletta, triste. Nel '94 si trasferisce in due stanzette in rue Cambon, nel '99 muore. Nel frattempo si è trasformata per taluni in leggenda, specie per il barone di Montesquieu, che nel 1901 acquistò all'asta le foto e le dedicò una venerazione da dea, pubblicando anche il libro La dhnna contessa. A questo personaggio irrequieto, misterioso, assetato di affetto con compiti di Slato esagerati per lei pare che l'Italia l'anno prossimo dedichi una mostra a Tonno, per riscoprirne i misteri, il debito, l'anticonformismo, l'amore per la scena nel suo teatro di posa, le foto modernissime, che la rendono seducente e attuale. La «donna più bella del secolo» obbediva agli ordini di Cavour In 400foto consegnò alla storia «recite» e misteri di una narcisista Due immagini della contessa di Castiglione scattate nel laboratorio parigino Mayer & Pierson La mostra sarà trasferita in primavera a Torino