Kohl: tutte le bugie di Schroeder

Kohl: tutte le bugie di Schroeder I RIMPIANTI DEL VECCHIO PATRIARCA Kohl: tutte le bugie di Schroeder «Molti nell'Spd avversarono l'Unificazione» intervista Henning Krumrey, Helmut Markwort BERLINO Secondo i sondaggi, il 40% dei tedeschi vorrebbe che lei fosse di nuovo capo del governo; soltanto il 38% vuole Schroeder. Come reagisce l'ex Cancelliere Kohl? «Me ne rallegro. Non mi riesce quasi di andare a piedi dall'ufficio al Reichstag senza essere circondato da persone che applaudono: i sondaggi dunque non mi stupiscono troppo. Molti pensano di avermi fatto un torto, o perlomeno rimpiangono di non avermi rieletto». Non ci sono ragioni politiche? «Certamente. Durante la campagna elettorale, Spd e Verdi hanno cercato di convincere i tedeschi: non faremo niente che possa danneggiarvi, dicevano. Abbiamo sottovalutato - anch'io l'ho fatto - che le nostre riforme, per esempio la riforma fiscale, si prestano alla diffamazione anche se non hanno fatto vittime». Perchè erano riforme troppo severe o perchè erano arrivate troppo tardi? «Ho sbagliato quando mi sono fatto convincere ad avviare la riforma fiscale dopo le regionali nello Schleswig-Holstein, nel Palatinato e nel Baden-Wuerttemberg. Abbiamo perso tempo prezioso. Ma non dò la colpa ad altri: Cancelliere e capo'della Cdu ero io. E poi, non abbiamo comunicato con sufficiente chiarezza i nostri obiettivi agli elettori». Anche Schroeder dice lo stesso. Quanta verità sopporta il popolo tedesco? «Credo che in un periodo di tempo ragionevole sia possibile chiarire i cambiamenti necessari. Faccio un solo esempio, la riforma delle pensioni. Non ho mai capito perchè sulle pensioni litighiamo. I tedeschi hanno deciso liberamente di avere meno figli, e d'altro canto l'attesa di vita è enormemente cresciuta: questo significa che bisogna fare qualcosa, ma che questo qualcosa non ha niente a che vedere con la Cdu ne con l'Spd. E' un problema che va risolto perchè sono sempre meno quelli che versano contiibuti nelle casse pensionistiche, e sempre di più quelli che vi attingono. Per questo abbiamo fatto una proposta di riforma che teneva conto del fattore demografico. L'Spd l'ha denigrata, e molti le hanno creduto. Ma adesso l'Spd non può tener fede alle promesse». Una strada percorribile potrebbe essere la pensione a 60 anni? «Quel che il governo sta facendo è assurdo. Promettere la pensione a 60 anni è una vera e propria truffa ai danni della popolazione. Bisogna trovare i soldi, per mandare la gente in pensione anticipata. Soprattutto i giovani ne sarebbero colpiti: si accorgerebbero molto presto che non è il modo per aiutarli a trovar lavoro. Non è vero che se 10 sessantenni lasciano il lavoro si crea posto per 10 giovani». • Le da fastidio che Schroeder abbia vinto con false promesse? «Non più di tanto. Ma non è altro che un imbroglio ai danni degli elettori. Lo si capisce ogni giorno di più, e a una velocità che non mi ero aspettato». Ha letto il libro di Lafontaine? «Perchè avrei dovuto? Quel che Lafontaine pensa di Schroeder lo si era potuto vedere dall'esterno, e da tempo». Quale socialdemocratico potrebbe festeggiare con lei «in buona coscienza» il decimo anniversario della caduta del Muro? «Molti socialdemocratici erano favorevoli all'unificazione. Ma quale ministro oggi in carica lo era? Brandt lo era, certamente: nella notte in cui il Muro crollò, assicurò come me Gorbaciov che la popolazione di Berlino Est non avrebbe attaccato gli edifici di proprietà sovietica. Fu di grande aiuto, Brandt. Adesso sono tutti sostenitori della riunificazione, nell'Spd. La rimozione e la dimenticanza sono a tratti insopporabili. Chi, fra quanti sono oggi al governo, sarebbe andato a Budapest o si sarebbe affaccialo al balcone dell'ambasciata tedesca a Praga? Chi fra quanti sono oggi al governo era allora favorevole all'unificazione? Gerhard Schroeder era un convinto sostenitore delle 'Richieste di Gera' di Erich Honecker. Voleva rinunciare alla cittadinanza tedesca e introdurre una cittadinanza per la Repubblica federale e una cittadinanza per la Ddr. Della richiesta di sciogliere l'Ente incaricato di far luce sui delitti del partito comunista, la Sed di Honecker, non voglio neppure parlare. Quando oggi vedo chi è a fare grandi discorsi sull'unità, mi riesce soltanto di scuotere la testa, per dirla nel modo più gentile». Come spiega il successo dei post-comunisti della Pds? «Non è un caso che in tutti gli Stati dell'Europa centro orientale e meridionale i partiti comunisti abbiano avuto una grossa conferma elettorale. La divisione era molto più profonda, soprattutto dal punto di vista psicologico, di quanto non avessimo visto tutti quanti. Proprio agli ex funzionari della Sed e ai profittatori di tutti i sistemi, però, le cose oggi vanno meglio che ai tempi della Ddr. E nonostante questo continuano a votare per gli eredi della Sed». Quanto ci vorrà perchè la mentalità si adatti ai cambiamenti? «Fra l'80 e il 90 per cento dei cittadini - all'Est e all'Ovest sono favorevoli all'unificazione, e considero serio il sondaggio. E' un buon risultato. Dal punto di vista materiale, ci vorranno an¬ cora da 5 a 8 anni. Pochi, se si pensa che le imprese della Ddr avevano relazioni commerciali con il blocco orientale, al 95 per cento». Come giudica la politica estera di Schroeder? «Noi tedeschi non possiamo dimenticarci chi siamo. Siamo un Paese nel cuore d'Europa e con i più lunghi confini. Quel che succede da noi interessa più di quel che succede altrove. La politica estera tedesca di fine secolo deve convivere con le esperienze di tutto il secolo, dunque: molti non hanno dimenticato queste esperienze. Questo significa, in politica estera, disporci di fronte ai nostri amici con tatto, sensibilità, apertura verso i loro problemi, ma anche con consapevolezza elise». Dunque rispetto per gli altri? «Si, ma non nel senso che ci si deve adeguare, e anche senza sentirsi sottomessi. Che siamo il Paese più forte nell'Unione europea lo sanno tutti e non dobbiamo ripeterlo lutti i giorni. Decisivo è che all'interno dell'Ile domini il principio della qualità e non della quantità, l'er questo il nostro comportamento con i piccoli Paesi è stato tanto importante. Non potevamo comportarci come i parenti ricchi che a Natale invitano a tavola i parenti pove¬ ri». Schroeder e Fischer hanno danneggiato il rapporto con la Francia? «L'amicizia franco-tedesca per fortuna non dipende più dai go- verni. E' un'amicizia fra popoli. Non dico che tutto vada bene. Ma è vero che manca la necessa- ria sensibilità per questa amicizia». Perchè? «Questo governo cerca cont inuamente di tagliare il cordone ombelicale con la storia. Ma non si può fare nessuna politica estera senza riguardo per la storia». Copyright «Focus» fifi Ora i socialdemocratici sono tutti favorevoli alla caduta del Muro. Brandt lo era davvero allora, ma chi fra quelli che oggi governano può dire altrettanto? Una rimozione inaccettabile fi ^Abbiamoperso le elezioni perché abbiamo affrontato tardi le riforme. La sinistra invece ha fatto molte promesse che stanno deludendo tutti, come l'assurda idea della pensione a 60 anni j j fi fi Non mi riesce quasi di andare dall'ufficio alReichstag senza essere circondato da gente che applaude: molti pensano di avermi fatto torto e rimpiangono di non avermi rieletto j j A destra, l'ex Cancelliere tedesco Helmut Kohl Qui sopra, l'attuale Cancelliere Gerhard Schroeder