Incanta New York il ricordo di Calvino di Umberto Eco

Incanta New York il ricordo di Calvino Mille persone affollano l'auditorium della Cooper Union nella serata dedicata allo scrittore Incanta New York il ricordo di Calvino Eco, Fuentes e Rushdie raccontano l'autore del «Barone rampante» Fiamma Arditi NEW YORK JLI ha organizzato un «surprise party» nell'Auditorium della Cooper Union con mille persone, quattro attori e tre amici scrittori, che dal palcoscenico hanno letto brani dei suoi romanzi e raccontato momenti di vita passati insieme. «Ho cercato d'immaginare chi gli avrebbe fatto piacere vedere la sera del suo compleanno», racconta Giovanna Calvino. Vive qui a New York da dieci anni ed ha invitato Umberto Eco, Carlos Fuentes e Salman Rushdie a parlare di suo padre.«Tutte le volte che vado a New York la trovo più bella e più vicina ad una città ideale», diceva Calvino, che aveva cominciato a conoscere l'America da bambino sui fumetti di Happy Holligan, Felix the Cat, Maggie ad Jiggs tradotti dal Corriere dei Piccoli fin dagli anni Venti. «Io che non sapevo leggere potevo fare benissimo a meno dello parole, perché mibastavano le figure. Vivevo con questo giornalino che mia madre aveva cominciato a collezionare già prima della mia nascita...», scrive nelle Lezioni Americane, che avrebbe dovuto tenere all'Università di Harward. Invece, poco prima di partire per gli Stati Uniti, il 18 settembre del 1985, a 62 anni, se ne è andato. La Mondadori ha pubblicato questo testamento ideale, dove sono concentrati quei valori letterari, che secondo lui dovrebbero sopravvivere nel prossimo millennio. Katherine Borowitz, Wallace Shawn, Maria lucci, John Hilner si alternano sul palco per leggere brani dei suoi racconti. Umberto Eco, al suo turno, sottolinea che 7/ Barone Rampante del 1957, fu il manifesto morale e politico sul ruolo dell'intellettuale. «Mentre lo leggevo mi sembrava di arrampicarmi con Cosimo da un ramo all'altro», dice. Chichita Calvino, in prima fila sorride e riapre in silenzio la porta della memoria. La figlia Giovanna, invece, sul palco ha l'aria sognante di chi ripercorre i viaggi e cavalca le fantasie del padre. «Lo stesso giorno in cui è morto il Messico fu scosso da un terremoto», racconta Carlos Fuentes, quando prende la parola. «Furono gli antichi dei del Messico che scossero la terra». Salman Rushdie, con quell'umorismo forte e contagioso, che lo accomuna all'amico Calvino, racconta di quando lo conobbe sul palcoscenico del Riverside Theater di Londra nel 1981. «Avevo scritto qualcosa per a presentarlo al pubblico inglese, che non lo conosceva ancora e lui prima di cominciare mi ha detto: "fammelo leggere"». Ricorda poi la stia reazione alla notizia del Premio Nobel a Garcia Marquez: «E' uno scandalo», disse, «si ò un buon scrittore, ma può aspettare. Lo doveva avere prima Borges». La serata vola, piena di energia che scorre tra il pubblico e il palcoscenico. Manca solo il festeggiato, che più di ogni altro scrittore del nostro secolo ha usato l'immaginazione come un pittore usa i pennelli. In questi stessi giorni alla Casa Italiana Zerilli Maximo c'è la mostra fotografica sui luoghi della sua infanzia sponsorizzata dalla regione Liguria e curata da Laura Guglielmi, che ha accostato brani de La stradu di San Giovanni a foto del tempo. «Calvino guarda Sanremo come fosse una pagina a quadretti, un foglio bianco dove scrivere. Ma anche una carta d'aquilone», osserva Nico Orengo nel catalogo di introduzione alla mostra curato da Sergio Buonadonna. E alla Casa Italiana una mostra ripercorre la sua Liguria Umberto Eco. A sinistra Italo Calvino