I privati affilano le armi per prendersi le centrali di Tato di Valeria Sacchi

I privati affilano le armi per prendersi le centrali di Tato B NOMI E GLI AFFARI I privati affilano le armi per prendersi le centrali di Tato Valeria Sacchi Come li porto un gruppo disastrato Inori dal caos e come ti rivolto un gruppo come un calzino. Il «come», nei due casi, lo potrebbero raccontare Alberto Lina e Klaus Esser se fossero chiamali a tenere una lezione universitaria sul «caso l'inmeccanica» e sul «caso Mannesmann». Il primo, dopo dieci mesi di negoziati, e dopo aver ridotto il pesante indebitamento ha siglalo due alleanze con British Aerospace e con Bae e Aerospatiale-Mntra che collocano l'azienda Iri ai primi posti nel mondo nel settore dei radar e dei sistemi navali e terresti e nel settore missilistico. Il secondo ha addirittura cambiato la naturo dell'azienda di Dusseldorf Alberto che- abbando¬ na nando proges- Roberto Colaninno sivamente tubi e componentistica, con l'Opa sull'inglese Orange sta scalando il primo posto in Europa come gestore di telefonini. E del resto, non più tardi di un anno fa, era stato proprio Esser, già con l'occhio puntato sulle telecomunicazioni, a dare una mano alla Olivetti e a Roberto Colaninno, comperandosi poi sia Omnitel che Infostrada. E chissà che Colannino, diventato ora padrone di Telecom, in futuro non possa proprio trovare in Esser la sponda giusta per dare una prospettiva strategica forte al suo impero un po' traballante, che ora difende con le unghie e con i denti grazie all'amico Umilio Gnutti e alle generosissime linee di credito della Chase Manhattan Bank. E a proposito di Olivetti, ceco il grande Nord-Est nella figura del padovano Carlo Fulchir, padrone della Finmek, correre al salvataggio della povera Op Computers, uscita malconcia dall'avventura dell'avvocato Edward Gotlesmann, coniglio newyorkese uscito dal cappello di Colaninno (allora semplice menager di Ivrea) e, dopo fuggevole apparizione, scomparso per sempre sullo sfondo. Tira un sospiro di sollievo il ministro dell'Industria Pierluigi Bersani, che non sapeva più che pesci pigliare. Mentre l'amministratore delegato dell'Enel Franco Tato tocca ormai le vette della gloria con il travolgente collocamento di Enel, i pretendenti alle centrali che dovrà dismettere affilano le armi, da Alberto Falck all'amministratore delegato di Acea, Paolo Cuccia. Primo passo Emilio della strategia Gnutti d'attacco: contestare all'Enel i valori attribuiti agli impienti da cedere. A sua volta l'amministratore delegato dell'Eni, Vittorio Mincato, Edward uscito inden- Gottesmann ne dalla tenzone con il suo ex presidente Renato Ruggero, si guarda intorno alla ricerca di opportunità di crescita. Senza perdere di vista, in prospettiva, il grande accordo europeo del petrolio con Elf-Totalfina. Il neo commissario CEE alla concorrenza Mario Monti non perde tempo. Dopo aver detto a chiare lettere al governo portoghese che, essendoci l'Unione Europea, non può bloccare l'intesa cross border tra il Banco Santander Hispano guidato da Emilio Botin e il gruppo finanziario che fa capo alla famiglia Champalimaud, ha acceso un bel faro sui privilegi di certi settori bancari pubblici, a cominciare dalle Landesbank e dalle Sparkassen tedesche. Nel nome delle regole del mercato c della competitività. Una mossa destinata a creare terribili ire, ma che non potrà non avere riflessi anche su alcune nostre banche cooperative. Intanto in Italia scoppia il «caso Consob», dopo la sentenza del Tar che, di fatto, boccia l'interpretazione estensiva sulla passivity mie da parte del regolamento attuato dalla commissione presieduta da Luigi Spaventa non più tardi del maggio scorso. Una sentenza che già fa discutere esperti, dal presidente della Bocconi Roberto Ruozi a Gustavo Minervini da Sabino Casse.se a Paolo FerroLuzzi. Sentenza che fa felici alcuni protagonisti della vicenda Tele- Pier Lujgi coni, come Bersani Bernardino Libonati e Piergiusto Jaeger, i quali a suo tempo si erano invano battuti perché la Telecom di Franco Bernabò, sotto scalata di Colaninno, ricorresse al Tar proprio sul medesimo principio. Difficilmente la sentenza potrà cambiare i destini dell'Ina sotto Opas da parte di Generali, a meno dell'arrivo di un «cavaliere bianco». Ma potrebbe portare chiarezza nelle norme dell'Opa (che i maligni dicono essere volutamente ambigue per dar lavoro ai legab chiamati a difesa), soprattutto se venisse confermata in appello dal Consiglio di Stato di venerdì. La settimana che si apre è ricca di eventi bancari. Domani si iene a Torino il consiglio Sanpaolo Imi che dovrà tra 'altro delineare le linee strate giche da presentare mercoledì a Milano nell'incontro fissato ra Luigi Arcuti, Rainer Masera e Luigi Maranzana e gli analisti, nel quale non potrà non essere sollevata la questio ne del costo dell'Opa da lancia re sul Banco di Napoli. Sempre mercoledì il presidente del'Ina, Sergio Siglienti, riunisce i consiglieri per discutere di conti e di contromosse. Per giovedì è fissata la grande kermesse dell'assemblea di Mediobanca. C'è attesa per vedere se Antoine Bernheim, rappresentante di Lazard ora non più «organico» come un tempo a via Filidrammatici, sarà riconfermato alla poltrona di vicepresidente. Sabato l presidente delle Generali Alfonso Desiata chiederà invece agli azionisti di approvare l'aumento di capitale al servizio dell'Opas. Spaventa Alberto na Roberto Colaninno Emilio Gnutti Edward Gottesmann Pier Lujgi Bersani Spaventa

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