A Maranello, l'Impero del Bene di Pierangelo Sapegno

A Maranello, l'Impero del Bene NEI CUORE DELLE ROSSE SI E' CORSO UN GRAN PREMIO VIRTUALE A Maranello, l'Impero del Bene Da Frizzi a D'Alema, è un coro di complimenti reportage Pierangelo Sapegno inviato a MARANELLO Nell'avamposto della Ferrari, il diluvio lo vedi solo oltre quelle vetrate che si affacciano sullo scorcio di sempre: il ristorante con il cavallino, le bandiere fradice di pioggia appese alle finestre, e la strada che se ne va da qui, diritta come un fuso, a tagliare i campi sotto le nuvole nere. Clacson e scrosci. Festa di rabbia. Drappelli di cronisti inzuppati e s'aprono le porte. Beh, dice Antonio Ghini, addetto stampa, «noi lo sapevamo». Fuori viene giù il mondo, il vento e la pioggia fanno inchinare gli alberi. Dice: «Abbiamo rifatto noi i controlli e sapevamo che s'erano sbagliati». Due Ferrari da museo, la tv che racconta sopra le teste. D'Alema: «Ouesta è una sentenza che incoraggia lo sport». E Ghini glissa. Anche quando lo accerchiano: cosa vuol dire che lo sapevate? «Che c'eravamo accorti dell'errore e abbiamo lavorato in silenzio». Andiamo di là. Corridoio, una stanza sulla sinistra, il suo ufficio ancora sinistra. La solita tivù. E quando vi siete accorti dell'errore? Risponde senza rispondere: «Quando abbiamo fatto noi i controlli». E in Malesia perché avete ammesso la colpa? Il fax sfila un'altra agenzia. Willi Weber, manager di Schumacher: «Ora in Giappone Michael correrà ancora per Irvine. Quella di Parigi era l'unica decisione da prendere». Ghini sorride. Allora, perché in Malesia avete fatto una conferenza stampa per ammettere che quel pezzo era sbagliato? Stavolta è il telefono che squilla. Dall'Inghilterra. E Ghini: «E noi cosa dovremmo dire? Dopo una vittoria straordinaria abbiamo passato una settimana di amarezza e di insulti. Le regole ci sono sempre state. E non sono cambiate». Alza la voce. Fa quasi lo spelling. Okay. Telefonata chiusa. Ci vuol rispondere della Malesia, adesso? Quando sorride, Ghini non ha voglia di parlare. Difatti sorride. «Eeeh, c'è stata una squalifica». E quindi? Qui dentro c'è un gran silenzio. La festa la fanno nei bar, nei cortili sotto i pergolati, perché sotto questo cielo nero non si può. C'è chi ha vestito il cane con la divisa di Maranello, c'è chi strombazza con la macchina e alle 13 meno 5 chissà perché suonano di nuovo le campane. Altra telefonata. Fabrizio Frizzi: «Sono felice». Grazie Fabrizio, grazie. E quindi, Ghini? C'è stata una squalifica, lo sappiamo: e allora? «Il pezzo è complesso. Voglio dire non è una cosa semplice. E non è che la misurazione sia facile». Ma se loro potevano sbagliare, voi non dovevate saperlo subito che ave¬ vano sbagliato? «Sentite. La verità vera è questa. Il pezzo è molto complesso come costruzione. Sono cose che possono capitare. E quando ci siamo resi conto che era nelle tolleranze, abbiamo solo pensato a lavorare in silenzio. Abbiamo capito subito che avevamo ragione. E abbiamo capito subito che parlarne sarebbe stato un errore. Tutto qui. Il nostro presidente Montezemolo ha sempre detto: voglio un'assoluzione piena. Non un compromesso. Quello che conta adesso è essere tornati a una settimana fa, la Ferrari prima e seconda in Malesia». Altri fax, altre agenzie, altre telefonate. Le segretarie distribuiscono il comunicato del Presidente. Vittoria per ko. Bene. Ancora Willi Weber: «E' l'unica cosa corretta». Vittoria di tutti, anche di Jean Todt che hanno lapidato per tutta la settimana come sanno fare solo gli italiani: tutti contro uno solo. Così, ci trovano più gusto. Siamo contenti, siamo contenti di tutto questo, anche che Suzuka sarà una corsa vera, di chilometri e non di millimetri. Ma il giallo, dottor Ghini, il giallo del colpevole? Continuiamo a non capire. «Quale giallo?» Beh, il fatto che la Ferrari si sia lasciata portare sul banco degli imputati, così, come se niente fosse: noi eravamo a Sepang, e c'era un clima da funerali;, lo ricordiamo bene. «Non sapevamo ancora qual era la verità». E perché, guarda caso, quel pezzo era sempre coperto, dal Nuerburgring in avanti? «Oggi, con l'informatica, tu fotografi un pezzo e poi lo riporti su un computer e ti fai la macchina. Si tende a coprire tutto. La McLaren nasconde tutto, anche il più piccolo particolare». E voi cosa nascondevate? «Le cose nuove, le innovazioni. E' normale, no?» Normale, sì. Voi pensate che in questa storia la Mercedes si sia comportata bene? «La Mercedes non c'entra». Altre telefonate, santocielo. Spegnete il televisore, per favore, dice Ghini. Almeno quello. «Pensate all'amarezza che abbiamo avuto noi questa settimana. Dopo una vittoria straordi¬ naria abbiamo solo dovuto pensare a coprirci le spalle. Vi sembra giusto? Cosa volete che vi dica della Mercedes?» Beh, loro non l'hanno presa tanto bene, dicono che le regole... «Ah, le regole. Sentite. Le regole sono regole. Non sono cambiate. Bisogna rispettarle. Noi abbiamo dimostrato che le abbiamo rispettate». Le segretarie si affacciano sull'uscio. Raccogliamo le carte e i dubbi. Secondo lei la Mercedes è stata scorretta? Sorriso. Va bene, abbiamo capito. Fuori diluvia come prima. «Oggi, credo che questa sentenza abbia messo un mucchio di cose a posto. Ci dispiace per quel che è successo prima. Per tutto quello che è successo prima». Dice perfettamente come se fosse una parola inglese. Scandisce bene. Abbiamo capito. La pioggia scivola sui vetri. Senti che rumore. Il presidente del Consiglio: «Una sentenza che incoraggia lo sport» La pioggia torrenziale non ha frenato la festa La gioia dei tifosi è esplosa ieri a Maranello come era accaduto domenica scorsa, al termine del Gran Premio di Malesia Bandiere in piazza davanti allo stabilimento delle Rosse e Ferrari Fan Club in festa Non è mancata qualche manifestazione folcloristica: un tifoso ha «bardato» il cane