Il rigore di Ingargiola

Il rigore di Ingargiola Il rigore di Ingargiola La sentenza letta in 34 secondi Antonio P.avidà coirispondente da PALERMO Lontano dai riflettori, sul taglio dei magistrati Ancien Regime Francesco Ingargiola ha consolidato la sua fama di rigoroso e di scrupoloso. Il presidente del tribunale che ieri mattina a Palermo ha assolto Andreotti, leggendo in 34 secondi il dispositivo della sentenza dopo undici giorni di Camera di consiglio, è tanto affettuoso e premuroso in famiglia e con gli amici quanto apparentemente schivo in pubblico e con i colleglli. Partecipa sì alla vita associativa a Palazzo di Giustizia, ma senza buttarsi nella mischia, mantenendo un infrangibile self control di stampo britannico. Trapanese, 64 anni, figlio di un docente di materie classiche al liceo, un fratello ingegnere; insomma, famiglia perbene e di buoni studi, senza fronzoli. Dopo il liceo Ximenes a Trapani, l'università a Palermo e la laurea con brillante tesi in diritto penale. Tre anni dopo era magistrato. Da allora sono trascorsi 36 anni. Pretore a Corleone, Ingargiola inflisse la prima condanna a Luciano Liggio. In seguito, ha condannato Vito Ciancimino, il questore Bruno Contrada, il pentito Angelo Siino. Moglie di ottima famiglia palermitana, alunna delle suore del Sacro Cuore, il più esclusivo collegio femminile della città, figlia laureata e figlio laureando tutt'e due in giurisprudenza, da anni ormai Ingargiola è superscortato. Fino a quando il Palermo non cadde in bassa fortuna (e in serie C) andava allo stadio, rifuggendo il «settore autorità» e prendendo posto in tribuna laterale dopo aver pagato il biglietto. Segue pure, anche lì senza alcun «omaggio», le stagioni di prosa del Teatro Biondo, lo Stabile palermitano, in un palco di seconda fila. E' un formidabile camminatore, ma da un po' ha rarefatto le lunghissime passeggiate per non dare impaccio alla scorta. Altre sue passioni sono i film d'autore e le buone letture. E va in chiesa regolarmente, da fervido credente. Fra non molto, conclusi gli altri processi affidati alla «sua» quinta sezione, Ingargiola ne presiederà una della Corte di appello. Durante il processo Andreotti ha vietato le riprese dirette delle tv dribblando i teleoperatori, ha richiamato (prima che, eletto al Csm, lasciasse il dibattimento) il pm Gioacchino Natoli invitandolo a minor foga, ha rimproverato i giornalisti: «Non fate cenni di assenso con la testa». E quando a un convegno dell'Unione cronisti, nell'aula magna della facoltà di Scienze delle comunicazioni, Franco Nicastro, segretario dell'Ordine dei giornalisti di Sicilia, ha accennato a questo processo, è schizzato dalla sedia: «Se si tratta questo tema, debbo andarmene», ha detto, allontanandosi come un razzo. Il presidente Francesco Ingargiola

Luoghi citati: Corleone, Palermo, Sicilia, Trapani