Coppi, doppio successo

Coppi, doppio successo Coppi, doppio successo Una battaglia sulla «moralità» ROMA Anche ieri l'avvocato Franco Coppi è stato il primo ad arrivare in aula. Questione di serietà, senza dubbio, ma forse anche la voglia di assaporare il gusto pieno di una vittoria che lo ha consacrato negli annali dell'avvocatura italiana anche se a 61 anni, già prima della sentenza di ieri, Franco Coppi è considerato un principe del foro. Titolare della cattedra di Diritto penale alla Sapienza, può vantare clienti di fama come l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga e l'ex direttore del Corriere della Sera Alberto Cavallari e processi come quello per l'omicidio di Marta Russo, la studentessa uccisa il 9 maggio del '97 all'interno dell'università La Sapienza. Ma la doppia vittoria con la difesa di Giulio Andreotti a Palermo e Perugia rappresenta il suo indiscusso trionfo. Un trionfo costruito in 35 anni nelle aule di giustizia. Due anni fa fu Coppi a effettuare il contro-interrogatorio di Giovanni Brusca, un'intera giornata nell'aula-bunker di Rebibbia per disinnescare le sue accuse e mettere a nudo - come raccontò poi «la sua incredibilità soggettiva, tentando di dimostrare che di uno così non ci si può fidare, indipendentemente da quello che dice». Ecco, dunque, perché Coppi ha insistito tanto con i delitti commessi dal pentito quando militava all'interno di Cosa Nostra, o sul fatto che «è uno che si presenta ammettendo di aver dato l'ordine di strangolare un bambino di 11 anni dopo averlo tenuto segregato per due anni e che non ricorda quante persone ha ucciso. Forse 50 o forse 100». Anche se il problema del processo era di stabilire se Brusca stava raccontando o meno la verità, Coppi insisteva su questi aspetti della personalità perchè «di fronte a uno così la diffidenza è istintiva. Anche perché lui stesso ha ammesso di aver mentito ai magistrati all'inizio della sua collaborazione». Secondo Coppi, era una questione di moralità, molto lontana da quella della gente comune. «Ed ecco perché - spiegava l'avvocato in un'intervista - un Brusca che dice di non voler chiedere scusa al padre del bambino ucciso a me serve per mettere in risalto la riserva di odio e di rancore che ancora si porta dentro e che ne mina la credibilità anche quando accusa il mio assistito». La linea si è poi rivelata vincente, ma Coppi era pronto a difenderla anche se il Tribunale di Palermo non avesse voluto credere alla sua tesi. «La civiltà del processo sta proprio nel suo non essere un fatto privato tra magistrati e avvocati, bensì un evento pubblico in cui tutti i cittadini, se vogliono, possono vedere quello che succede e in base a quali prove un imputato viene assolto o condannato, facendosi un'idea di come funziona la giustizia». Ifla. ama.) L'avvocato Franco Coppi

Luoghi citati: Palermo, Perugia, Roma