Così va in archivio una rivoluzione di Maria Laura Rodotà
Così va in archivio una rivoluzione LE FOTO DELLA STAGIONE GIUDIZIARIA CHE SI CHIUDE Così va in archivio una rivoluzione Maria Laura Rodotà LA (ex? quasi? forse?) rivoluzione giudiziaria italiana può essere raccontata con molte immagini. Qui ce sono alcune, di quelle che hanno colpito, che sono diventate icone di un periodo, che sono rimaste nella memoria. Sono rimaste anche le diverse interpretazioni della stessa foto, le opposte reazioni viscerali. I critici di Mani pulite potrebbero vederci i tragici effetti di una furia giudiziaria venata di di voglia di potere oltreché di un discreto narcisismo. I sostenitori più cinici del pool di Milano potrebbero commentare che una classe politica abituata a far di tutto senza intralci, una volta incriminata, l'ha presa male. La prima foto causa di vere polemiche fu quella del democristiano Enzo Carra con manette visibili, tra due carabinieri, come un ladro di Pinocchio. Fu la prima battaglia garantista di principio della storia di Mani pulite, ancora scarsamente sentita da un'opinione pubblica a maggioranza infuriata; e poco disponibile a vedere violazioni della dignità personale. Molti non sapevano chi fosse l'ammanettato e sotto sotto pensarono: perché solo Carra? La foto della deposizione di Arnaldo Fori ani al tribunale di Milano, tuttora, si guarda con fatica. Per via dell'aria stranita e soprattutto della bava, subito indicata come effetto di troppi tranquillanti. Quasi una sintesi per occhio e saliva della disfatta scomposta di una classe politica. Peggio ancora l'immagine durante uno dei suoi processi di quello che era stato uno dei ministri più righetti e sicuri di sé della prima Repubblica, il liberale Francesco De Lorenzo: malato, scavato, smagrito nella giacca troppo grande. Affondo finale, la foto rubata di Bettino Craxi latitante, azzoppato e ricoverato a Tunisi. Ognuna di queste foto, secondo gli anti-Mani pulite, trasmetteva lo stesso messaggio: visto che avete fatto? Visto quanti morti e malati gravi avete sulla coscienza? 1 sostenitori, intanto, avevano qualche problema con l'iconografia in evoluzione di alcuni magistrati. Con l'invasione di foto di Antonio Di Pietro in tutte le pose: dal costume alla polo, dalla famigliola alla bicchierata, e poi in toga, e poi quella in cui depone platealmente la toga, molto in stile antico tribuno romano. E con l'isolato ma indimenticato scivolone di Francesco Saverio Borrelli: un ritratto a cavallo, in giacca di tweed e posa compiaciuta da cugino di Winston Churchill prima di una caccia alla volpe. Magari voleva rassicurare i benpensanti, far vedere di non essere Robespierre ma solo un signore sportivo di solida schiatta borghese. Però in Italia, per essere simpatici, bisogna seguire il calcio. Ci sarebbero tante altre immagini storiche. Il cappio agitato alla Camera dal leghista Luca Leoni Orsenigo, momento simbolo delle estremizzazioni demagogiche. O le foto di Sergio Cusani a San Vittore; con aria austera da ex peccatore che ha capito tutto alla fra' Cristoforo, e zucchetto alla «Qualcuno volò sul nido del cuculo». Insieme al defunto, Walter Armanini, ò stato l'unico effettivo detenuto di Mani pulite. Ora è fuori. Un'immagine del dicembre 1993, scattata nel palazzo di Giustizia di Milano. Bettino Craxi, leader del partito socialista, è interrogato dal pubblico ministero Antonio Di Pietro al processo Cusani La deposizione dell'ex segretario democristiano Arnaldo Foriani al processo Cusani In quella occasione colpì la sua aria stranita e l'eccesso di saliva Il democristiano Enzo Carra processato per direttissima nel marzo del '93 entra in tribunale in manette tra due carabinieri Il finanziere Sergio Cusani nel novembre del '96: sta per essere condotto a San Vittore dopo la condanna in Cassazione Il pm Antonio Di Pietro si leva platealmente la toga al termine della sua requisitoria al processo Enimont nell'inverno del 1994 L'ex ministro della Sanità Francesco De Lorenzo durante il processo Il deputato leghista Luca Leoni Orsenigo agita un cappio durante una turbolenta seduta della Camera nel 1993 Un'immagine del procuratore Francesco Saverio Borrelli mentre pratica il suo sport preferito: l'equitazione
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