Garantisti, bisogna saper vincere di Pierluigi Battista

Garantisti, bisogna saper vincere Esagerazioni post- sentenza. Buttiglione parla di «colpo di Stato», Taormina: via il governo Garantisti, bisogna saper vincere Prima Repubblica, è tifo da stadio Pierluigi Battista l'orò, bisogna anche saper vincere. Saper difendere lo ragioni del garantismo, saper apprezzare il fatto che in Italia lo Stato di diritto non ò defunto, congratularsi per a ver saputo arginare le tentazioni della scorciatoia giustizialista, ma senza cedere alle tentazioni del revanscismo, della dichiarazione roboante, dai tamburi di guerra che esigono epurazioni, pubbliche umiliazioni, linciaggi mediatici, tifo da stadio. Bisogna saper vincere, appunto. Ora che un ciclo si è chiuso e che il decennio della «rivoluzioni! giudiziaria» e del Terrore giacobino si esaurisce a Palermo, assume un tono stridulo la voce di chi chiede, a parti rovesciate, un repulisti sommario e por forza di cose violento. «Il governo deve essere cacciato», (lice l'avvocato Carlo Taormina. Ma che c'entra la sentenza eli Palermo con gli equilibri di Palazzo Chigi? C'è chi, come il Ccd Maurizio Ronconi, chiede l'immediato allestimento di una «commissione di indagine parlamentare»: l'ennesima. Francesco Cossiga si lascia andare e dice che gli piacerebbe tanto ma tanto far «mangiare fisicamente» un articolo alì'«indossatore Polena», che poi sarebbe Pietro Polena, di professione politico (garantista non proprio fervente), di bell'aspetto. Che c'entra la facezia sull'« indossatore»? Bisogna saper vincere. Soprattutto se si è clamorosamente vinto a tutto tondo, al termine di un processo che non si può din; non abbia indagato su tutto l'indagabile dell'imputato e che dunque non lascia adito a dubbi e sospetti di sorta. Ma allora non c'è bisogno di rauche dichiarazioni come quella di Antonio Tajani, Pi, in cui si esige imperiosamente che «Caselli chieda scusa agli italiani». Rocco Buttiglione parla addirittura di «colpo di Stato» anti-democristiano o sostiene che e stato sconfitto Andreotti come fu sconfitto chi processò Moro. Non si tratta di analogie micidiali, da maneggiare con estrema cura? E molta cura alle parole, sia detto con rispetto, dovrebbero dedicare il cardinal Tonini che commenta «penso che tutto il popolo italiano possa godere di questa assoluzione» e il cardinal Angelini secondo cui Giulio Andreotti incarnerebbe un luminoso «esempio di vita cristiana in tutto il mondo». Ottima l'assoluzione, ma non risulta un tantino esagerata la santificazione? Bisogna saper vincere. Ma stonano gli accenti categorici del coordinatore di Forza Italia Claudio Scajola che tuona: «Caselli abbandoni ogni ruolo istituzionale». Si capisce la legittima soddisfazione di Filippo Mancuso da sempre iper-critico sui metodi della Procura palermitana ieri platealmente sconfessata dai giudici, ma suona come una impropria vendetta perso- naie l'idea che è «finita la persecuzione giudiziaria, durata quanto la presidenza Scalfaro»: tanto per cambiare. L'attuale presidente del Consiglio comunale di Milano Massimo De Carolis non si trattiene e afferma che quello che è stato fatto ad Andreotti è «senza riscontro nemmeno nei Paesi del comunismo più duro»: Palermo peggio del Gulag. Angelo Sanza gareg¬ gia alla distanza con i cardinali Angelini e Tonini e sale sul pulpito per dire una buona parola su Andreotti: «Iddio ha voluto concedergli la soddisfazione dell'accertamento della sua innocenza». Bisogna saper vincere, però. Senza l'arte del saper vincere, il sacrosanto riconoscimento che per decenni l'Italia non ha sofferto sotto il tallone di un pote- re criminale in cui politica e mafia erano un tutt'uno ma ha potuto liberamente scegliere di essere governata dalla Democrazia cristiana in mancanza di alternative più convincenti e meno illiberali diventa, nell'entusiasmo, moneta di polemica politica spicciola con Roberto Napoli, dell'Udr, secondo il quale, riabilitata la Democrazia Cristiana attraverso la riabilitazione giudiziaria di Andreotti, si apre un nuovo futuro politico «che ci vedrà da protagonisti». Del resto Pierferdinando Casini batte il ferro finché è caldo chiede per Arnaldo Forlani analoga santificazione, mentre Margherita Boniver la chiede per Craxi. Massimo Caprara afferma: «Coloro che sono stati colti con le mani nel sacco sovietico (vedi lista del Kgb) traggano dal verdetto del tribunale di Palermo lo stimolo dimettendosi dal Parlamento». Maurizio Gasparri, colonnello di Alleanza nazionale, dell'ala garantista del partito di Fini che sul garantismo è leggermente zigzagante, è perentorio: «Oltre a un andreottismo c'è anche un casellismo che ci ha stancato». La Repubblica giudiziaria comincia a chiudere i battenti, il furore giustizialista si è placato, si smette finalmente di fare storia nelle aule giudiziarie, proprio come volevano i garantisti. Però, in Italia bisogna ancora imparare a vincere. Cossiga: farei mangiare fisicamente un articolo all'indossatore Folena Tajani: Caselli chieda scusa all'Italia Mancuso: persecuzione finita perché se n'è andato Scalfaro. Il cardinale Angelini: un esempio di vita cristiana Nelle foto da sinistra il cardinale Ersilio Tonini e l'ex Guardasigilli Filippo Mancuso Qui accanto il leader del Cdu Rocco Buttiglione

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