«E' fallito il processo alla Dc»

«E' fallito il processo alla Dc» «E' fallito il processo alla Dc» Gli ex esultano: peccato, il partito non c'è più ROMA Dal 22 gennaio 1994, giorno in cui venne formalmente sciolta, la de era «risorta» negli editoriali dei giornali e nel battutalo dei politici, ma soltanto ieri gli ex democristiani hanno potuto gioire tutti insieme, consapevoli che il lungo processo al loro vecchio partito si era concluso. Grande «soddisfazione» per l'assoluzione di Andreotti è stata espressa da personaggi ormai lontani tra loro come il segretario del Ppi Pierluigi Castagnetti e quello del Ccd Pierferdinando Casini, Clemente Mastella e Rosa Russo Jervolino, Lamberto Dini e Mariotto Segni, Leopoldo Elia e Gustavo Selva, Ciriaco De Mita e Giuseppe Pisanu. Il presidente del Senato Nicola Mancino si dice «contento per il senatore Andreotti e per l'Italia», perché «dal processo di Palermo esce rafforzata l'immagine di un Paese», che ha avuto «la capacità di mettere in discussione gli uomini che hanno ricoperto i maggiori incarichi pubblici e nello stesso tempo di saper fare giustizia». Ma il personaggio che più di ogni altro ha fatto sentire la sua voce è stato Francesco Cossiga. L'ex Capo dello Stato è stato tra i primi a far visita ad Andreotti e poi nel corso della giornata ha prodotto una raffica di riflessioni, battute, attacchi durissimi. «Quello dei giudici di Palermo ha detto Cossiga - è stato un grande atto di indipendenza e di coraggio» contro «la prepotenza morale, giuridica e politica della Procura di Palermo», mentre per Andreotti è la «fine di un calvario ingiusto». E quanto alla Pro¬ cura di Palermo, Cossiga preannuncia una sua personale battaglia «fatta di atti giudiziari», in attesa della quale l'ex Capo dello Stato ha invitato l'ex Procuratore della Repubblica palermitana Giancarlo Caselli «a dimettersi dal posto che gli è stato dato», augurandosi che abbia il «buongusto» di non accettare l'eventuale offerta di diventare ministro di Grazia e Giustizia. Un capitolo a parte dell'ira cossighiana riguarda Pietro Folena, numero due dei Ds. A Folena, che «dandosi alla politica ha fatto perdere alla politica ma soprattutto alla moda, perché sarebbe stato uno splendido indossatore», Cossiga rimprovera di aver scritto un articolo due giorni dopo la deposizione dello stesso Cossiga al processo Andreotti. «Folena - ricorda l'ex Capo dello Stato - scrisse che non mi vergognavo di aver nominato Andreotti senatore a vita e di averlo difeso. Bene, ora sto cercando Folena per fargli mangiare fisicamente quell'articolo». Semmai c'è un paradosso che tiene assieme i commenti di tutti gli ex democristiani alla sentenza: la consapevolezza che aver restitutito l'onore ad Andreotti, non significa restituire la vita alla de. Lo dice, certo con amarezza, il vicepresidente della Camera il ccd Carlo Giovanardi: «E' fallito il tentativo di processare la storia della de, ma i danni sono ormai incalcolabili perché oggi la de non c'è più». Tanto è vero che, scorrendo i commenti degli ex de, quasi nessuno si lancia in operazioni-nostalgia. Pierluigi Castagnetti esprime «grande soddisfazione per l'assoluzione» e lancia un messaggioinvito ad Andreotti, «che ora avrà la serenità necessaria per continuare ad offrire il suo straordinario contributo di esperienza politica al Paese», anche se poi il capo della segreteria del Ppi Lapo Pistelli chiarisce che «la de non si può rifare perché non lo permetterebbero gli elettori». Per il leader ccd Pierferdinando Casini «è la fine di una Repubblica giudiziaria costruita sulla falsificazione della storia nazionale». E se Rocco Buttiglione dice che «l'assoluzione di Andreotti è anche l'assoluzione della de», Ciriaco De Mita se la prende con Walter Veltroni: «E' sorprendente che in questa circostanza Veltroni altro non riesca a vedere se non l'aggressione alla magistratura. Dire come fa lui che su Andreotti rimane il giudizio politico è un'ammissione di colpa per chi lo afferma: se i fatti erano politici, non potevano essere affrontati in sede giudiziaria». Più distaccato il commento di colui che è stato l'ultimo segretario della de, Mino Martinazzoli: «Bisogna dare atto al tribunale di Palermo di aver dimostrato che esiste una giustizia imparziale con giudici capaci di sottrarsi ai pregiudizi inevitabili in un processo di queste dimensioni». E nell'ora in cui tutti esultano, non può fare a meno di citarsi chi è stato vicino ad Andreotti quando quasi tutti si erano allontanati: «E' una grande giornata dice Clemente Mastella - e oggi che è facile tutti esultano, ma pochissimi gli furono vicino quando a Palermo iniziò il processo. Tra questi io c'ero...». i f. mar.] De Mita contro il leader Ds «Riesce solo a vedere l'aggressione alla magistratura» Martinazzoli: giudici imparziali Qui accanto il leader del Ccd Pier Ferdinando Casini e il presidente del Senato Nicola Mancino

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