Ritorno al passito nel nome di Giulio

Ritorno al passito nel nome di Giulio fJlJOVÀ FASE MODERATI MIA RISCOSSA, MAGISTRATI DA ÉROI AD AGUZZINI Ritorno al passito nel nome di Giulio Dal Termidoro nuove spineperD 'Alema retroscena lini ROMA PRIMO giorno del Termidoro, della nuova fase politica aperta dall'assoluzione di Giulio Andreotti. Francesco Cossiga, già democristiano, e Enrico Boselli, socialista, pongono al primo punto della trattativa per la formazione di un nuovo governo D'Alema una commissione d'inchiesta sul Kgb e su Tangentopoli. Al secondo punto c'è il cambio del Guardasigilli: al posto del neo-comunista Diliberto vogliono una personalità in linea «con le tradizioni garantiste del paese». Al terzo c'è la richiesta di dimissioni di Giancarlo Caselli, ex-capo della Procura di Palermo, dall'incarico che ricopre al ministero di Grazia e Giustizia. In poche parole, gli eredi dei partiti che hanno governato il Paese prima di Tangentopoli reclamano un risarcimento. Altra scena del nuovo Termidoro. Silvio Berlusconi sente nell'aria la nuova fase che si è aperta e da imputato si trasforma in uno spietato accusatore del neo-giacobinismo italiano. Il capo dell'opposizione va giù duro nel suo «j'accuse»: «E' l'inizio della fine della stagione giudiziaria che è intervenuta come una clava nella vita politica»; «Si tratta di una sconfitta di magistratura democratica che, fiancheggiando il Pci-Pds, ha fatto fuori le forze politiche che hanno governato democraticamente il Paese per quarant'anni risparmiando le altre». Nel primo giorno del Termidoro gli sconfitti di ieri sognano una riscossa. I De di ogni credo e di ogni schieramento esultano: da Mastella a Castagnetti, da Casini a Pisanu. Rocco Buttigliene vuole far luce sul «colpo di Stato» che ha portato la sinistra al potere. «Colpo di Stato» che i reduci di ieri raccontano con le loro elecubrazioni, le loro congetture, le loro teorie su chi, e come, determinò il terremoto del '92. Tesi per alcuni versi stravaganti, per altri affascinanti che mettono insieme un pizzico di tutto ciò che c'è in giro, dal Kgb alle pagine più oscure di Tangentopoli. Dicono che i veri nomi degli uomini di Mosca sono stati cancellati dal rapporto Mitrokhin. Che quell'apparato fu infiltrato nel corso degli anni dentro i corpi dello Stato e, quando crollò il muro di Berlino, fu usato dai comunisti nostrani per sopravvivere, per cacciare la classe dirigente di allora. Insomma, qualcuno nel nome di Andreotti già sta riscrivendo la storia di Tangentopoli, una storia diversa da quella ufficiale, in cui i pm, cioè gli eroi di questi anni, vengono dipinti come aguzzini mentre i politici, cioè i delinquenti, indossano i panni delle vittime. Così il divo Giulio, fino all'altroieri consunto rudere di quarant'anni di potere democristiano, è diventato suo malgrado il simbolo di una nuova fase. Una fase che forse metterà alla berlina chi ha governato il Paese in questi ultimi anni, chi ha assecondato lo strapotere di alcune procure, chi non ha impedito un uso spregiudicato dei pentiti in alcuni inchieste. Il Termidoro rischia di emarginare i novelli Robespierre. Era fatale, ma forse poteva essere evitato se solo qualcuno si fosse posto prima - e con maggiore decisione - il problema di una «pacificazione» del Paese. E, invece, l'assoluzione di Andreotti potrebbe avere lo stesso effetto che ebbero qualche anno fa le inchieste che costrinsero Bettino Craxi all'esilio. Dopo i «fatti di ieri» sarà più difficile per Massimo D'Alema poco loquace sulla sentenza di Palermo - aspirare alla premiership del centrosinistra nelle prossime politiche e diventerà più complicato per lui anche mettere insieme un secondo governo, più fresco e più rinnovato di quello attuale, sempre più moribondo. Il primo presidente del Consiglio post-comunista risulta già a mol¬ ti un anacronismo. Se fino all'altroieri i centristi della maggioranza facevano a bassa voce i nomi dei possibili premier alternativi (l'ex-dc Mancino o l'ex-socialista Amato), gli stessi d'ora in avanti non avranno più freni inibitori: Castagnetti dichiara che «D'Alema è un problema»; Cossiga e Boselli già dicono di peggio. E le cose cambieranno anche sull'altro versante, quello del Polo. L'assoluzione di Andreotti probabilmente spingerà Silvio Berlusconi a puntare con più convinzione alle elezioni anticipate nella prossima primavera proprio per sfruttare l'onda di una sentenza che porta acqua a tutte le sue campagne contro la parte più politicizzata della magistratura. Infine, non è detto che il verdetto di Palermo non terremoti anche il fragile bipolarismo italiano. Nel nome del divo Giulio potrebbe riemergere in tutti e duo i Poli la nostalgia per il centrismo che fu, per il fascino discreto del polo moderato. D'ora in avanti nessuno avrà più paura di dichiararsi democristiano. Anzi, Berlusconi, i popolari, Mastella, Casini e Buttiglione faranno a gara nell'innalzare di nuovo i vessilli scudocrociati. Insomma, sono tornati. Massimo D'Alema con Silvio Berlusconi. Nelle foto in alto a sinistra Francesco Cossiga e a destra Walter Veltroni

Luoghi citati: Berlino, Mosca, Roma