Cosa Nostra e politica, l'inquinamento c'è stato

Cosa Nostra e politica, l'inquinamento c'è stato Uomini compromessi con i boss negli Anni 60,70 e 80 hanno raggiunto incarichi di primo piano Cosa Nostra e politica, l'inquinamento c'è stato Nicola Tranlagiia L} ASSOLUZIONE di Giulio Andreotti per associazione mafiosa al processo di Palermo è una prova ulteriore della necessita di ridurre i termini dei processi (è intollerabile per la coscienza democratica che durino cinque, sei anni o più), di sottoporre i collaboratori di giustizia a una disciplina tale da non tollerare dichiarazioni errate, infine di legare ogni procedimento giudiziario a un rigoroso riscontro di tutte le testimonianze acquisite. Ma tutte queste cose conducono a «riscrivere» la storia d'Italia negli ultimi cinquantanni? Ad affermare che tra la politica, le istituzioni, la finanza e le associazioni mafiose non c'è stata mai collusione nel nostro Paese? Che i partiti di governo e quelli di opposizione, gli apparati dello Stato - o meglio parte di essi, uomini e gruppi che ne facevano parte abbiano durante il cinquantennio avuto rapporti con Cosa Nostra? Se è stato, senza alcun dubbio, un errore mescolare i due piani - quello storico-politico e quello giudiziario negli anni del crollo del vecchio sistema politico, e le forze della sinistra lo hanno più d'una volta compiuto (questa è almeno la mia opinione personale) - sarebbe un errore ancora più grave dedurre dall'accaduto l'azzeramento di fatti e episodi accertati nel primo cinquantennio da commissioni parlamentari d'inchiesta (composte, è bene ricordarlo, da esponenti di tutti i partiti che arrivarono spesso a decisioni condivise dalla grande maggioranza dei parlamentari), da magistrati in vari gradi di giudizio, da studiosi italiani e stranieri che hanno raccolto prove inoppugnabili in anni di ricerca. La prima strage del dopoguerra compiuta dalla mafia, all'interno di una strategia politica firecisa, è stata quella di Portela della Ginestra compiuta dalla banda di Salvatore Giuliano il 1 " maggio del 1947, nel momento in cui si rompe l'unità nazionale, seguita da assassini di sindacalisti socialisti e comunisti del movimento contadino (da Epifanio Lipuma nelle Madon io a Placido Rizzotto a Corleone, ad Accursio Miraglia a Sciacca, a Salvatore Carnevale a Sciare). Tre anni dopo il bandito Giuliano viene ucciso dal «pentito» Gaspare Pisciotta, ma il governo attribuisce l'assassinio di Giuliano ai carabinieri, contro l'evidenza dei fatti. Prima i giudici di Viterbo, poi la commissione antimafia presieduta dal democristiano Car- raro nel 1976, mettono in luce le gravi complicità avvenute tra uomini degli apparati statali, politici locali e nazionali, e mafiosi di alto rango: e nessuno potrà smentirli. Portella della Ginestra, come le uccisioni dei sindacalisti, mostrano con chiarezza che ci sono stati rapporti tra la politi¬ ca, le istituzioni statali e le associazioni mafiose per sconfiggere il separatismo, normalizzare la situazione dell'isola, indebolire il sindacato e tutti quelli che si battevano contro il latifondo e il blocco di potere che dominava l'isola dopo lo sbarco angloamericano del luglio 1943, quando gli Alleati avevano nominati molti mafiosi assai noti come sindaci di paesi e città siciliane. E' difficile negare che allora si stabilì di fatto una «pax mafiosa» che portò le classi dirigenti siciliane e nazionali ad opporsi con tutti i mezzi all'istituzione di una commissione antimafia, negando addirittura che la mafia esistesse: per quindici anni a partire dal 1948 si discusse in Parlamento, come dimostrano gli atti ufficiali, sulla commissione e soltanto nel 1963, per iniziativa di un uomo onesto come Ferruccio Pani, le Camere e il governo decisero di accedere alla richiesta che si levava da una larga parte dell'opinione pubblica. Indagini giudiziarie, giunte a sentenza, e successive relazioni delle commissioni parlamentari hanno dimostrato negli Anni 60, 70 e 80 che uomini compromessi appieno con la mafia (cito per tutti Ciancimino, Sindaco di Palermo, ma vale la pena ricordare almeno il banchiere Sindona) hanno raggiunto incarichi di primo piano e che grandi episodi di speculazione edilizia, di vero e proprio sacco delle città, di oscuri affari finanziari, dell'assassinio di politici e magistrati hanno avuto per protagonisti nello stesso tempo politici, finanzieri, sindaci, consiglieri regionali o comunali legati a Cosa Nostra. Questo, intendiamoci, non significa che la politica e la mafia si sono mai identificate: «Non tutti i partiti politici coinvolti ha scritto Luciano Violante nella relazione parlamentare del '93 su mafia e politica - e le connessioni, anche laddove sono state più intense, non hanno mai riguardato tutti gli uomini o tutti i dirigenti di un singolo partito». Ma mostra, a mio avviso, che inquinamento c'è stato e che dimenticarlo sarebbe oggi un grave errore per gli italiani, per le istituzioni, per i magistrati e le forze dell'ordine che devono combatterla. La strage di Portella della Ginestra ha mostrato intrecci e complicità La strage di Portella della Ginestra fu compiuta il primo maggio del 1947 dalla banda di Salvatore Giuliano

Luoghi citati: Corleone, Italia, Palermo, Viterbo