LA FINE DEGÙ ANNI 90 di Massimo Gramellini
LA FINE DEGÙ ANNI 90 LA FINE DEGÙ ANNI 90 Massimo Gramellini CON l'assoluzione simultanea della Ferrari e di Andreotti, simboli dell'Italia nel mondo, finisce un'epoca della nostra storia inaugurata nel '92 dall'arresto del socialista Mario Chiesa. Sono stati anni emozionanti, sicuramente istruttivi, e alla fine ci ritroviamo quasi campioni del mondo, ma anche più poveri, più cinici e con D'Alema al posto di Craxi e Berlusconi al posto di Forlani. Ne valeva la pena? Per la sinistra giustizialista, oggi in gramaglie più della McLaren, il 23 ottobre 1999 sarà per sempre associato all'idea di una restaurazione: il giorno in cui si tornarono ad assolvere i potenti, in nome di una legge eterna secondo cui le regole che valgono per i miserabili non si applicano a «lorsignori». Esiste però un tipo di approccio meno ideologico. Quello per cui le regole vanno adattate al popolo che le deve osservare. Noi italiani le voghamo democristianamente flessibili perché siamo flessibili e perciò democristiani. La speranza di costruire attraverso Mani pulite un «italiano nuovo» che non sbaglia mai un'amicizia né un deflettore è fallita. Come fallirono Mussolini e gli altri che ci provarono prima di lui. In che modo e soprattutto perché dovrebbe cambiare anima ima nazione in cui persino nel Palazzo di Giustizia di Roma, massimo tempio della LegaUtà, magistrati e giuristi si fanno «proteggere» le auto in sosta vietata da un gruppo di parcheggiatoli abusivi? Si arrangiano. Come noi. E poi, in un Paese che ha fatto del difensivismo una cultura non solo calcistica, era innaturale che i pubblici ministeri fossero diventati più simpatici dei difensori. La nemesi di queste ore è quasi esagerata. Mentre gli inquirenti si rifugiano dietro il «siamo sereni» che per anni abbiamo sentito pronunciare dagli imputati, il proscenio mediatico è tutto per i nuovi eroi della controrivoluzione: gb avvocati. Quello della Ferrari, uno svizzero con gU occhiab di Peter Sellers, nelle interviste della vigiba emanava aplomb e sicurezza: bastava guardarlo per sentirsi ottimisti. Quanto alla palermitana Giulia Bongiorno, l'awocatoragazzina che ha affiancato il professor Coppi nella difesa di Andreotti, ha già scritto nel suo bel sorriso da piranha un luminoso futuro di talk-show.
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