Fondi d'Europa sono sei i re italiani di Glauco Maggi

Fondi d'Europa sono sei i re italiani SPECIALE Quarto rapporto Eurofondi, pubblicato in contemporanea da 8 giornali in altrettanti Paesi, con le performance ricalcolate dalla società americana Apt. I nostri gestori migliorano il piazzamento Fondi d'Europa sono sei i re italiani ■ fondi comuni italiani che hanI no conquistato la prima posi- ■ zione in Europa nella rispettiva categoria sono saliti a sei, da cinque che erano nella puntata di luglio della nostra speciale euroclassifica trimestrale. Le categorie, è bene dirlo subito per non perdere il senso delle proporzioni, non sono però la ventina suggerita da Assogestioni, l'associazione delle società di gestione nazionali. BASE GIURIDICA Sono, invece, ben 89, ossia tutte quelle che risultano dall'analisi delle quotazioni degli ultimi due anni (alla data di fine agosto '991 di oltre 4 mila fondi con base giuridica in Europa, condotta dalla società americana Apt secondo la teoria del prezzo d'arbitraggio (Arbitrage pricing theory, vedere come funziona a pagina 10). SOTTO OSSERVAZIONE L'idea di mettere sotto osservazione i fondi europei andando oltre il puro dato della performance realizzata, tenendo invece conto del rischio corso per ottenerla, è nata con l'euro, cioè con la caduta del rischio valutario tra gli Undici Paesi fondatori: l'esigenza dei risparmiatori di sfruttare l'occasione del mercato unico, guardando anche alle offerte dei gestori esteri, si è quindi fusa con quella dei lettori europei di disporre di dati analitici e di confronto allargati all'intera offerta internazionale. Si è così costituito un consorzio di 8 giornali (vedere grafico) ognuno con l'esclusiva della pubblicazione dei risultati dell'inchiesta nel proprio Paese, che con l'edizione di oggi, la quarta, conclude il primo anno di vita. STATISTICA Il bilancio non può limitarsi alla rilevazione statistica «per nazioni», che assegna alla Gran Bretagna (con 20 vittorie) e alla Francia (con 19) le prime due piazze nella classifica «a squadre» e pone il Lussemburgo, il Paese più flessibile del settore quanto a legislazione, un gradino più alto dell'Italia per numero di affermazioni (sette). Queste cifre, al massimo, confermano il divario che ancora esiste tra le piazze storiche della gestione finanziaria mondiale (dalla porta del piccolo Granducato se non della classica Inghilterra sono entrati in Europa, e quindi li ritroviamo nelle graduatorie, praticamente tutti i colossi americani del risparmio gestito) e le ultime arrivate: dalla Spagna, con tre presenze di eccellenza, all'Irlanda, matricola della finanza globalizzata, con solo due «ori» (il dettaglio dei piazzamenti per Paesi è a pagina 3). LETTURA SOFISTICATA Il vero valore aggiunto dello sforzo editoriale consiste piuttosto nell'avere introdotto, a livello del grande pubblico, una lettura degli andamenti dei fondi comuni e delle sicav certo più complessa ma nello stesso tempo più argomentata e quindi più in linea con l'attuale offèrta dei mercati. Mo¬ dificare le sole classifiche che fino a poco tempo fa avevano fatto testo, quelle delle performance «nominali», proponendo avanzamenti e retrocessioni sulla base del lavoro di una società indipendente di analisi delle quotazioni, è un'operazione «di verità» che gli operatori stessi hanno accettato proprio perché coincide con i loro sforzi di professionalizzare sempre di più il servizio di gestione. Del resto, va nell'identica direzione l'affermazione dei benchmark, cioè dei parametri finanziari con i quali si confrontano abitualmen- te i gestori nella loro attività, quali elementi distintivi del livello di rischio di un mercato, di un indice, e quindi di un l'ondo comune. L'obbligo della dichiarazione dei benchmark è stata richiesta da tempo dalla Consob per- le gestioni patrimoniali e sarà imposta per tutto il sistema dei fondi cornimi nel corso del 2000. E' accettato, dunque, il fatto che l'opera di un gestore sia valutata in rapporto a quanto ottiene e a quanto costa ai sottoscrittori. Ma, anche, iti rapporto a quanto dichiara di impegnarsi a fare. Il ruolo di queste classifiche è di verificare la rispondenza delle intenzioni espresse dai gestori con la realtà del loro comportamento: obiettivo che si raggiunge, per l'appunto, grazie alle lenti di ingrandimento di Apt. INSERIMENTO Cosa si legge, in pratica, attraverso l'analisi Apt? Se un gestore dichiara che il suo fondo è azionario internazionale ma il cliente lo ritrova inserito nella categoria degli azionari europei, significa che lo studio delle quotazioni, cioè della volatilità espressa negli ultimi due anni, svela che la «reale» politica del gestore è sbilanciata più sulle Borse europee che non distribuita, come dovrebbe, sull'intero scacchiere internazionale. Una banca ha 20 fondi e il cliente ne rintraccia soltanto nove nelle classifiche? Vuol dire che l'analisi dei fattori di rischio impliciti nelle quotazioni ha escluso l'inserimento degli altri 11 perché avrebbero falsato le rispettive graduatorie. Glauco Maggi Fondi d'Europa sono sei i re italiani SPECIALE Quarto rapporto Eurofondi, pubblicato in contemporanea da 8 giornali in altrettanti Paesi, con le performance ricalcolate dalla società americana Apt. I nostri gestori migliorano il piazzamento Fondi d'Europa sono sei i re italiani ■ fondi comuni italiani che hanI no conquistato la prima posi- ■ zione in Europa nella rispettiva categoria sono saliti a sei, da cinque che erano nella puntata di luglio della nostra speciale euroclassifica trimestrale. Le categorie, è bene dirlo subito per non perdere il senso delle proporzioni, non sono però la ventina suggerita da Assogestioni, l'associazione delle società di gestione nazionali. BASE GIURIDICA Sono, invece, ben 89, ossia tutte quelle che risultano dall'analisi delle quotazioni degli ultimi due anni (alla data di fine agosto '991 di oltre 4 mila fondi con base giuridica in Europa, condotta dalla società americana Apt secondo la teoria del prezzo d'arbitraggio (Arbitrage pricing theory, vedere come funziona a pagina 10). SOTTO OSSERVAZIONE L'idea di mettere sotto osservazione i fondi europei andando oltre il puro dato della performance realizzata, tenendo invece conto del rischio corso per ottenerla, è nata con l'euro, cioè con la caduta del rischio valutario tra gli Undici Paesi fondatori: l'esigenza dei risparmiatori di sfruttare l'occasione del mercato unico, guardando anche alle offerte dei gestori esteri, si è quindi fusa con quella dei lettori europei di disporre di dati analitici e di confronto allargati all'intera offerta internazionale. Si è così costituito un consorzio di 8 giornali (vedere grafico) ognuno con l'esclusiva della pubblicazione dei risultati dell'inchiesta nel proprio Paese, che con l'edizione di oggi, la quarta, conclude il primo anno di vita. STATISTICA Il bilancio non può limitarsi alla rilevazione statistica «per nazioni», che assegna alla Gran Bretagna (con 20 vittorie) e alla Francia (con 19) le prime due piazze nella classifica «a squadre» e pone il Lussemburgo, il Paese più flessibile del settore quanto a legislazione, un gradino più alto dell'Italia per numero di affermazioni (sette). Queste cifre, al massimo, confermano il divario che ancora esiste tra le piazze storiche della gestione finanziaria mondiale (dalla porta del piccolo Granducato se non della classica Inghilterra sono entrati in Europa, e quindi li ritroviamo nelle graduatorie, praticamente tutti i colossi americani del risparmio gestito) e le ultime arrivate: dalla Spagna, con tre presenze di eccellenza, all'Irlanda, matricola della finanza globalizzata, con solo due «ori» (il dettaglio dei piazzamenti per Paesi è a pagina 3). LETTURA SOFISTICATA Il vero valore aggiunto dello sforzo editoriale consiste piuttosto nell'avere introdotto, a livello del grande pubblico, una lettura degli andamenti dei fondi comuni e delle sicav certo più complessa ma nello stesso tempo più argomentata e quindi più in linea con l'attuale offèrta dei mercati. Mo¬ dificare le sole classifiche che fino a poco tempo fa avevano fatto testo, quelle delle performance «nominali», proponendo avanzamenti e retrocessioni sulla base del lavoro di una società indipendente di analisi delle quotazioni, è un'operazione «di verità» che gli operatori stessi hanno accettato proprio perché coincide con i loro sforzi di professionalizzare sempre di più il servizio di gestione. Del resto, va nell'identica direzione l'affermazione dei benchmark, cioè dei parametri finanziari con i quali si confrontano abitualmen- te i gestori nella loro attività, quali elementi distintivi del livello di rischio di un mercato, di un indice, e quindi di un l'ondo comune. L'obbligo della dichiarazione dei benchmark è stata richiesta da tempo dalla Consob per- le gestioni patrimoniali e sarà imposta per tutto il sistema dei fondi cornimi nel corso del 2000. E' accettato, dunque, il fatto che l'opera di un gestore sia valutata in rapporto a quanto ottiene e a quanto costa ai sottoscrittori. Ma, anche, iti rapporto a quanto dichiara di impegnarsi a fare. Il ruolo di queste classifiche è di verificare la rispondenza delle intenzioni espresse dai gestori con la realtà del loro comportamento: obiettivo che si raggiunge, per l'appunto, grazie alle lenti di ingrandimento di Apt. INSERIMENTO Cosa si legge, in pratica, attraverso l'analisi Apt? Se un gestore dichiara che il suo fondo è azionario internazionale ma il cliente lo ritrova inserito nella categoria degli azionari europei, significa che lo studio delle quotazioni, cioè della volatilità espressa negli ultimi due anni, svela che la «reale» politica del gestore è sbilanciata più sulle Borse europee che non distribuita, come dovrebbe, sull'intero scacchiere internazionale. Una banca ha 20 fondi e il cliente ne rintraccia soltanto nove nelle classifiche? Vuol dire che l'analisi dei fattori di rischio impliciti nelle quotazioni ha escluso l'inserimento degli altri 11 perché avrebbero falsato le rispettive graduatorie. Glauco Maggi