CARO FAUSTO, CARO CARLO
CARO FAUSTO, CARO CARLO LA CANZONE «IMPEGNATA* CARO FAUSTO, CARO CARLO Amodei e Pestelli: a confronto due generazioni di cantautori Domenica 24 alle 15 a «The Stage», c'è «Cantautori e Cronisti»: Fausto Amodei presenta l'emergente Carlo Pestelli. In concerto due generazioni della canzone d'autor'. L'appuntamento è organizzato da «TorinoSette» in collaborazione con il «Barrumba». ■ O: Ho quaranta righe per ■ intervistarti. Dunque, Cario I Pestelli, classe 1973, illustrami l'influenza che ha avuto sulla tua scelta di cantautore il fatto di avere un padre musicologo. Lui: Avesse potuto prevedere gli esiti di questa sua influenza su di me, il babbo musicologo avrebbe fatto il farmacista. E' ben vero che a cinque anni, lui complice, ho messo mano al pianoforte affrontando i Notenbùcher per Anna Magdalena Bach. Ma sono stato precocemente traviato da Bruce Springsteen, passando di colpo da Bach ed i suoi Menuet agli amplificatori e distorsori per chitarra. Forse ha giocato in questa scelta anche il fatto che casa mia è situata su un fatale meridiano taurinensis, a metà strada fra piazza Cavour dove è nato Fred Buscaglione e la casa di Umberto Tozzi in via Mazzini. Io: Bruce Springsteen, e poi? Lui: Poi il tipico processo che porta dall'età dell'istinto, tutta rock, capelli lunghi e forfora, all'età della ragione: la fase Springsteen, la fase Pink Floyd, quella Beatles, quella Guccini, quella De André, quella Cantacronache, quella Giorgio Gaber. Oggi come oggi sono fuori fase. Io: Con i Cantacronache co- me co-ascendenti non puoi non rendermi conto del significato odierno della canzone «impegnata». Lui: L'engagement nella canzone oggi non può che riferirsi a ideali - diciamo cosi - trasversali rispetto agli schieramenti ed alle organizzazioni della politica. Ma questo non significa affatto ritorno alla funzione evasiva della canzone. Penso, tanto per farti un esempio, al combat folk di Ben Harper, questo figlio di Apache che fa una musica a metà tra il rock dylaniano e Jimi Hendrix, ed al suo disco Welcome to the cruel world. Io: La chitarra blues è finora la tua più costante cifra musicale. Mediti qualche strepitoso sviluppo futuro? Lui: Segovia diceva che la chitarra è lo strumento più difficile da suonar bene e quello più facile da suonar male. Io mi trovo ancora nella seconda fase e sto dandomi da fare per riuscire a metter mano a tutte quelle componenti della chitarra che ancora non conosco e non so utilizzare. Per questa via può anche darsi che riesca a chiudere il mio periodo blues. Dietro l'angolo mi aspetta probabilmente l'uso di sonorità e basi strumentali più ricche ed articolate di quel che dà una voce con una chitarra, adattissime per Woody Guthrie, per il primo De André, per i Cantacronache, ma non più capaci a trasmettere testi ormai tendenzialmente allusivi, metaforici, perifrastici. Penso alle Anime salve di De André. Fausto Amodei Crwlo Pestelli (a sinistra) e Fausto Amodei: un incontro fra due cantautori torinesi
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