INCONTRI CON BUBOLA E VECCHIONI
INCONTRI CON BUBOLA E VECCHIONI LA MUSICA E LE PAR INCONTRI CON BUBOLA E VECCHIONI «Canzoni come vetro poesia come specchio» «Le parole della musica»: due incontri su poesia e canzone d'autore organizzati da «TorinoSette», sabato 23 alle 17 a «The Stage» con Roberto Vecchioni e Gabriele Ferraris, e domenica 24 alle 16,30 a «The Globe» con Massimo Bubola, Massimo Cotto e Gabriele Ferraris. PERCHE' scrivi tante canzoni di guerra? Questa fu la domanda che Massimo Cotto mi rivolse nel cortile della cantina di Vinchio nell'Astigiano, in una serata di settembre già fresca, di fronte ad un pubblico curioso e stranito che cercava di capacitarsi della situazione: bisognava essere seri e seguire la discussione in maniera compiuta e disciplinata, come a certe conferenze da società letteraria? Oppure partecipare e magari rumoreggiare in approvazioni e dissensi come a certi dibattiti da festa provinciale dell'Unità, con l'ospite dell'Udr? Ci pensò subito Gabriele Ferraris, che con me e con Cotto conduceva la serata (ospiti di Laurana Lajolo a parlare di canzone e poesia in una serata dedicata al padre), a chiarire le idee al consesso con un intervento che definirei di alta acrobazia dialettica, partendo dallo stato comatoso della poesia da canzone in Italia e finendo con lo stigmatizzare la categoria dei cosiddetti e sedicenti critici musi- cali. Massimo Cotto ebbe un moto di scoramento e minacciò allegramente di alzarsi dalla sedia, essendo anch'egli uno dei più illustri rappresentanti della categoria, e venne, dopo l'uno-due di Gabriele, immediatamente colpito da un uppercut del sottoscritto a proposito della canzone che avevo scritto sul poeta Dino Campana bistrattato e ignorato dalla critica. Se ciò accade, ci sono buone probabilità che imo abbia veramente del talento! Il clima di divertissement cominciò a contagiare il pubblico infreddolito e la chiacchierata proseguì ancora leggera sulla mia collaborazione con Fabrizio De André e su come si lavorava assieme. Quando raccontai le nostre differenze d'orario ed il nostro inseguirci con fogli e foglietti per la casa nella stesura dei brani, ecco ci accorgemmo che si poteva avere un approccio meno pomposo e trombonesco alle cose che tanto seriosamente vedevamo trattate e che questo non ci impediva di fare delle osservazioni e delle analisi più approfondite, e che anzi, le problematiche ed i concetti connessi alla poesia da canzone, venivano recepiti in maniera più immediata e più chiara. Vi dirò che avere due spalle così allenate e con un così spiccato senso dello humour, mi agevolava di molto il compito. Ho sempre creduto che quel senso un po' cattolico della cultura come sofferenza e dell'intellettuale come persona seriosa e compresa di sé, che spesso si parla addosso con un criptolinguaggio autogratificatorio, è stata spesso un grave limite alla diffusione di una cultura popolare alta, cioè non alta nel lessico o nelle ostentazioni citatorie, ma alta negli intenti, nei contenuti, nella fruibilità. L'aver scelto la ballata e il rock (ma definire il termine più frainteso in Italia è cosa assai lunga che mi riservo di sviluppare in un'altra occasione), come veicolazione del mio scrivere musica e testi da canzone, mi ha comportato non pochi disagi nel corso della mia produzione, quando a metà degli Anni Settanta l'iconografìa del cantautore era ben diversa (tristanzuolo e avvitato alla sua chitarra su una sedia); ma credo tuttora che il tentativo di dare dignità e significati ad un genere così antico e così attuale sia stata la scommessa e il vero intento della mia ormai, ahimè, venticmquennale carriera di scrittore di canzoni. Un po' come Elio Altare ha cercato di fare col Barolo. La replica di quella divertente e spero utile chiacchierata, è stata la sera stessa voluta da Gabriele e da me e da Massimo subito approvata, e l'occasione trovata sarà Musica 2000. Augurandoci di mantenere e riproporre argomenti seri ed ormai quasi drammatici, soprattutto per la discografia, con la stessa leggerezza calviniana, che ha caratterizzato il nostro primo incontro. Come in un canovaccio da commedia dell'arte con Arlecchino, Pantalone e Brighella in una nuova avventura al capezzale del malato (magari immaginario): la canzone d'autore italiana. Massimo Bubola MUSICA 2000 Bubola e (o destra) l ecchioni
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