Perla rara

Perla rara L'organizzatore culturale Perla rara QUELLA deU'«organizzatore di cultura» è una figura complessa, preziosa e rara. Fortunata la città che può valersene. Si tratta in genere di intellettuali, di uomini con tutte le virtù e tutti i vizi dell'intellettuale - profondità, riflessività, conoscenza, ma anche dubbi, incertezze, contraddizioni -, i quali mettono se stessi a disposizione della propria collettività di riferimento, dei propri concittadini, non per rassicurarli o intrattenerli piacevolmente, ma per suscitare in loro energie, partecipazione civile al proprio tempo, capacità di «avanzare». Lavorano con i materiali delicati della memoria collettiva, della storia talvolta sommersa, di ciò che si è accumulato tra le pagine dei libri e nel sottosuolo dell'identità comune per individuare la vocazione di una città e di un'epoca, e condensare intorno ad essa le volontà. Torino ne ha avuto numerosi, di questi uomini. Due nomi per tutti: Piero Gobetti e Franco Antonicelli. Il primo (Gobetti) ha segnato a fondo gli Anni Venti, prima che la lunga notte del fascismo sommergesse cultura e libertà. Negli anni folgoranti della sua breve esistenza, tra il 1919 e il 1925, ventenne appena, ha fondato tre riviste («Energie Nove», «la Rivoluzione Liberale», «Il Baretti»), una casa editrice in primo piano in campo nazionale, gruppi e circoli d'impegno civile; ha tracciato le linee di una moderna critica teatrale e letteraria; ha posto le basi di un'opposizione al regime che, nel fallimento dei grandi partiti di massa, ha saputo salvare l'idea di politica per una intera epoca storica. Il secondo (Antonicelli) ha accompagnato questa città nel lungo «secondo dopoguerra», contribuendo ad educarla alla libertà e a riconciliarla con la propria storia. A lui si deve la fondazione di due giornali («Il patriota» e «L'opinione») che furono decisivi nell'epoca della lotta clandestina al fascismo e nella difficile transizione dell'immediato post-liberazione, di una casa editrice; di quell'Unione Culturale che sarà straordinaria scuola di cultura democratica; dell'Istituto storico della Resistenza. A lui, ancora, si deve l'ideazione di una serie di «cicli di lezioni» sulla Resistenza di cui uno in particolare, tenuto al teatro Alfieri nella primavera del 1960, segnò ima svolta storica per un' intera generazione. Certo, la sua era una concezione scomoda, «faticosa» della cultura. «Cercate sempre i libri che vi tormentano amava ripetere -, cioè che vi conducono avanti». Terribilmente lontana da quella dei tanti «intrattenitori» che oggi vanno per la maggiore. E che rischiano di sommergere per sempre l'antica, nobile arte dell'«organizzatore di cultura». Marco Revelli

Persone citate: Antonicelli, Baretti, Franco Antonicelli, Gobetti, Marco Revelli, Piero Gobetti

Luoghi citati: Torino