YUTAKA SADO

YUTAKA SADO YUTAKA SADO ■ NSOLITO mosaico quello che Rj forma il programma del quar- ■ to concerto di stagione dell'Orchestra Sinfonica Nazionale Rai. Wagner e Liszt ebbero addirittura rapporti di parentela, «ma Stravinskij che ci azzecca?» direbbe Di Pietro. Comunque è una questione di minimo peso, poiché l'importante è che la proposta funzioni, e questa ha tutta l'aria di funzionare. L'accoppiata degli interpreti è formata dal direttore giapponese Yutaka Sado, per la prima volta sul podio dell'Orchestra Rai, e dal pianista russo (anch'egli spesso impegnato sul podio) Mikhail Pletnev (nella foto a fianco). Ma ecco il programma, che il pubblico potrà ascoltare al Lingotto giovedì 28 alle 20,30 e venerdì 29 alle 21. Si comincia con una intensa pagina wagneriana, «Preludio e Incantesimo del Venerdì Santo» dal «Parsifal». Il compositore vi ha immesso quanto di più spirituale potesse esprimere, dato il clima mistico che avvolge l'opera, ben lontana dalle suggestioni pagane della «Tetralogia» o dai travolgenti empiti amorosi di «Tristano e Isotta». Di Liszt sono state scelte due pagine popolarissime e sempre assai gradite. Una è il poema sinfonico «Les Préludes», la cui origine è in una meditazione poetica di Lamartine. Il filo conduttore è appunto una serie di riflessioni sull'alternarsi di gioia e di dolore nella vita di ognuno: e in effetti si susseguono, in una sapiente e ininterrotta concatenazione, momenti di estasi e slanci vitalistici. L'orchestrazione, prevalentemente contenuta, trova sfogo nel finale, la cui generosità richiede il perfetto controllo del direttore per evitar di sembrare mera magniloquenza. Da questo pericolo Liszt riesce a restare abbastanza indenne nell'altra pagina prescelta, il «Concerto n. 2 in la maggiore per pianoforte e orchestra», alleggerito da quei rimbombi e scampanellamenti che segnano il Primo Concerto. Il pianista è chiamato a un'impresa non facile, anche se in fondo prevalgono appunto gli accenti lirici ed espressivi su quelli più esteriori di forzutismo tastieristico. Orchestra piena e ricchissima di sonorità quella che si schiererà per il gran finale di serata, rappresentato da «Petruska» di Igor Stravinskij. Il lavoro viene designato come «scene burlesche in quattro quadri» ed è una delle espressioni più felici del Maestro russo. L'originario progetto di concerto con pianoforte emerge nettamente nella prima parte, quando il pianista dell'orchestra è chiamato a interventi assai brillanti, con effetti percussivi ad effetto. «Petruska» ha conosciuto la sua fortuna come balletto e dunque anche in sede concertistica sono ben evidenti da un lato i momenti di rutilante esteriorità (il clamore della folla, la festa di paese, le danze, i litigi) e dall'altro quelli di indagine introspettiva, che trasformano il burattino in un essere dotato di pensieri e sentimenti. E lo sberleffo finale del fantasma di Petruska resta, anche musicalmente, un tocco grottesco difficile da dimenticare, [l.o.] YUTAKA SADO

Persone citate: Di Pietro, Igor Stravinskij, Liszt, Mikhail Pletnev, Parsifal, Stravinskij, Tristano, Yutaka Sado