Gli under 40 nel nuovo millennio: estremismo e tradizione di Mirella Appiotti

Gli under 40 nel nuovo millennio: estremismo e tradizione PROSSIMAMENTE LIBRI Mirella Appiotti Gli under 40 nel nuovo millennio: estremismo e tradizione GLI under 40 di fronte al nuovo millennio, quella «generazione senza», come è stata crudelmente etichettata, che... «va da un programmatico ritorno alla "tradizione dei padri" a una scelta di campo estrema che fa riferimento alle nuove tecnologie, ai linguaggi avanzati o contaminati, fino alla sfida di tutte le possibili categorie estetiche... ect etc». Che fa, che pensa? Fulvio Panzeri e Loredana Lipperini, seri personaggi della nostra cultura ma che più opposti non si può, hanno deciso di chiederlo, mettendoli a confronto, a una trentina di scrittori anagraficamente omologhi (e non proprio solo i soliti, anche Fileno Carabba e Giartosio, Rondoni e i Monina, la Capriolo e Barilli, Pallavicini e la Soprano) più gente di teatro, musica, cinema, fumetto, arti figurative, in un happening, «Aiti di passaggio», organizzato da «Letture» (area cattolica quanto libera) il 27 ottobre a Milano dove si è chiesto ai partecipanti di «rappresentarsi» in poche righe sulle quali poi si aprirà il dibattito. Sicché, zigzagando tra pessimisti/ottimisti, la Capriolo lamenta che oggi si vada «perdendo il senso della forma, la consapevolezza che per creare un'autentica opera letteraria non basta narrare una vicenda e neppure comunicare un messaggio»; Guido Conti pensa al «potenziale miliardo di lettori» anche per lo «smil- LA «PORTA» DI ROSETTA LOY ALLA RIZZOLI DISAPPUNTO IN CASA EINAUDI zo» scrittore italiano grazie a Internet e alla stampa digitale; per Raul Montanari «il millennio è finito cent'anni fa», quando ci hanna.spiegato che è impossibile definire la materia, conoscere sensi e mente, decrittare il linguaggio, mentre Giuseppe Montesano ce lo dice (e se la tira un po') con Beckett: «Bisogna continuare, non posso continuare, continuo»: altro che senza (disperazione). «Rosetta Loy, o della libertà». E la libertà non ammette limitazioni: così Ernesto Franco dell'Einaudi vela un piccolo disappunto con espressioni di grande amicizia nonché di alta stima, entrambe sicuramente sincere. Massimo faùplay. Il fatto è che l'autrice delle «Strade di polvere» ha voluto che a ristampare «La porta dell'acqua» (un'infanzia negli Anni Trenta, un mondo altoborghese, un piccolo amore infelice tra autobiografia e invenzione), il suo lontano secondo romanzo pubblicato dalla casa torinese nel '76 a poca distanza dall'esordio con «La bicicletta», non fosse lo Struzzo bensì una (molto soddisfatta) Rizzoli che manderà l'opera in libreria a febbraio 2000. Non nuova ai traslochi, nel '92, e con molto rumore tra i media, da Torino-via Biancamano a Milano-Mondadori con «Sogni d'inverno», e ritorno; nel '96 da Torino di nuovo a Milano ma per Rizzoli con «Cioccolata da Hanselmann»; poi nuovo rientro subalpino per «La parola ebreo», quasi 100 mila copie vendute in due anni dallo Struzzo, la Loy ha ora deciso di stabilirsi a Milano? Se no perché passare ad altro editore con un libro non nuovo? (ma che invece nuovo sarebbe, per gli interventi che la scrittrice vi ha operato). Allora? Magari in via Biancamano hanno nicchiato all'idea di riprendere quella prova giovanile? «Al contrario - dice Ernesto Franco -. Saremmo stati contentissimi. Ma Rosetta Loy, essendo padrona dei diritti sul suo libro, è libera di fare le sue scelte. "Desiderio d'autore" non si discute». Un «desiderio» che conduce a una constatazione, suffragata non dal caso singolo, ma da un costume ormai diffusissimo: la sempre più evidente fungibilità dell'Editore nel rapporto con il «suo» scrittore. A questo punto, se al di là dei vantaggi economici, lo scrittore decide di equiparare la propria opera a quelle di un manager, di un giornalista, perfino di un impiegato di concetto, non lamenti poi la progressiva scomparsa dell'Editore o dell'editor amico, fratello, maestro, addirittura pigmalione. Prego. LA «PORTA» DI ROSETTA LOY ALLA RIZZOLI DISAPPUNTO IN CASA EINAUDI 1

Luoghi citati: Hanselmann, Milano, Torino