Roberto Tassi, un viandante incantato tra paesaggi e figure, tra Monet e Bacon

Roberto Tassi, un viandante incantato tra paesaggi e figure, tra Monet e Bacon Roberto Tassi, un viandante incantato tra paesaggi e figure, tra Monet e Bacon RECENSIONE Bruno , Quaranta NELLO studio della casa parmigiana, sul pavimento una distesa di cataloghi e articoli, un'officina (già: l'officina parmigiana) severa, ma non cifrata, Roberto Tassi si aggirava fra un saggio e l'altro. Ripercorreva la fortuna critica del prediletto Sutherland, con l'entusiasmo, ancorché dissimulato, appena dissimulato, di Fabrizio Del Dongoche intravede Napoleone sul campo di battaglia. Un andirivieni che avrebbe, di li a poco, «dittato» l'introduzione a una mostra di ritratti del Maestro inglese. Era il febbraio del 1996. Sarebbero uscite postume, quelle parole, un intreccio di scienza o invenzione, l'estrema, raffinata, mai rondista prova del maiuscolo lettore di quadri. Come non accogliere con gratitudine la raccolta di pagine d'arte che l'editore (manda - alias Luigi Briosebi - ora licenzia (a cura di Paolo Peracchia, saggi introduttivi di Mario Lavagetto e Claudio Zambianchi)? Roberto Tassi abitava fra la stazione e il Duomo (((Anche oggi domina tutta la città [.,.). La sua grande e franca facciata ripete l'antica protezione della capanna e RECENBr, Qua SIONE no nta raccoglili, rivolta ad occidente, tutta la luce del pomeriggio»), Il «professore», un medico por atelier, alunno maiuscolo del Diletto, libero allievo di Roberto Longhi, componeva in una casa di via Magnani, Girolamo Magnani, scenografo di melodrammi, in primis di Veali, anch'egli omaggiato di inchiostri felici, ovvero esatti e vividi, visivi: «Aveva scelto l'arto dell'illusione. Era un grande prestigiatore, un illusionista inquieto, come un viandante incantato percorreva le età della storia, gli stili, le culture più diverse...». «Viandante incantato» lo stesso Tassi. Come documentano le prove ora adunate, capitoli di una ventennale milizia sotto l'egida di «La Repubblica», esempi di un bello scrivere che è innanzitutto specchio di un'anima morale, inesorabilmente votata a fare luce, a salvare la luce, a estirpare la luce dalla melma (come un altro Maestro carissimo, Bonnard, sapeva estrarre «il nettare denso e lucente» che la quotidianità, diabolicamente, s'ingegna a nascondere). «Figure nel Paesaggio» è il titolo scolto per la galleria di Roberto Tassi. Dopo «L'atelier di Monet», apparso or sono dieci anni da Garzanti, niotanto intorno al paesaggio nell'Ottocento e nel Novecento. Artisti di natura e artisti della pianta umana si avvicendano nei circa quattrocento testi collezionati. Fra i primi svetta, appunto, Monet («Tutto le infinite variazioni di colore, tutte le luci che trascorrono sul mondo, tutte le cose leggere o vaganti, la delicatezza e la forza della natura, il grande amore per l'acqua, gli spessori, le levigatezze e le trasparenze della maniera pittorica, ognuna di queste cose viene a deporsi sulle grandi tele, ne fa un monumento della pittura»). Fra i secondi eccelle - pare - Bacon («Ha portato in ogni punto della sua arte l'ossessione dell uomo, e anche l'ossessione del corpo |...|. Odiava 1"' universo vegetale"»). Il Bacon «sempre pazzo di Monet», come si dichiarava, a riprova che l'Arte non ammette orti conclusi, divelle qualsivoglia steccato, i suoi spazi non hanno confini. «Ho sempre sognato di dipingere la bocca come Monet dipinge un tramonto» e una confessione del maudit dublinese al riguardo inequivocabile. Lavagetto osserva che nel taccuino di Tassi - meglio: nel romanzo, come Attilio Bertolucci disse dell'oliera di Francesco Arcangeli «due parole ricorrono con altissima frequenza: "natura" e "mistero"». Ne segnaliamo una terza, poesia, la fonila che è essenza, che è un modo di essere della materia (l'amatissimo Merlotti affennava: «Io credo che la fonna venga dall'emozione», un enunciato - traduco il suo estimatore - «di poetica romantica, moderna, passionale»). L'dAdda» di Moiiotti illustra la sovraccoperta del secondo volume. «1 falò nell'ultima sera di Carnevale» di Giulio Carmignani la sovracoperta del primo. Cannignani, il maggior pittore parmigiano dell'Ottocento: «L'uomo doveva essere schivo, silenzioso, alieno dalle gratificazioni e dai disagi della fortuna e della fama; cosciente del proprio valore ma non disposto ad abbandonare la sua quieta modestia». Un barlume di autoritratto, che naturalmente «sta» nella capitale del Granducato, nello scorcio d'autunno che ci porge queste indelebili «Figure nel Paesaggio». «Una sera sono versi di Bertolucci - dopo una giornata / troppo bella d'ottobre in un albergo / decaduto di Panna in cui / non accendono / profittando di questa luce incerta»... UNA VENTENNALE MILIZIA CRITICA, ARTISTI DI NATURA E ARTISTI DELLA PIANTA UMANA SI AVVICENDANO IN CIRCA QUATTROCENTO TESTI RACCOLTI DA GUANDA La testimonianza del libero allievo di Roberto Longhi, esempi di un bello scrivere specchio di un'anima morale Roberto Tov>i Figure nel Paesaggio Ugo Guanda editore, pp. XXIX-760. 2 voli.. L. 90.000 SCRITTI D'ARTE