Vince la flessibilità, posto fisso addio

Vince la flessibilità, posto fisso addio Secondo ristai le imprese che assumono utilizzano sempre più contratti a tempo determinato, di formazione o stagionali Vince la flessibilità, posto fisso addio Nel '98 la grande industria ha perso28.600 occupati ROMA Meno occupati ma più flessibili; questa, in sintesi, la fotografia dell'Istat sull'occupazione nelle grandi imprese (quelle cioè con più di 500 addetti). Nel 1988, infatti, ad una emorraggia di occupati a tempo indeterminato nella grande industria, per un totale di 28.600 posti di lavoro (24.800 nell'industria e 3.800 nel terziario), pari al 2,9%, è corrisposto un crescente ricorso ai contratti atipici. Dunque se le imprese assumono, utilizzano contratti part-time, formazione o stagionali. E addio al posto fisso: è sceso sotto quota 50%delle assunzioni. Lombardia, Piemonte e Campania hanno perso da sole 14.600 occupati nell'industria; invece nei servizi hanno sofferto di più le regioni meridionali (-5.200 uni¬ tà) e ha tratto i maggiori vantaggi la Lombardia (+ 1.300 unità). Tra i contratti atipici, dall'indagine deel'Istat è emerso che le imprese snobbano il lavoro mterinale: nel 1998 sono stati richiesti olo 1500 di questi lavoratori. Nell'industria i contratti a tempo indeterminato hanno riguardato il-; 40,1 % dei neo assunti, mentre il 26,4% è entrato con un contratto a tempo determinato, il 18,5% con contratti stagionali, il 14,7% con un contratto di formazione lavoro e una quota marginale, lo 0,3% è stato assunto con un contratto d'apprendistato. Nei sei-vizi soltanto il 36,1% delle assunzioni è avvenuto attraverso contratti a tempo indeterminato, mentre il 29,7% ha utilizzato contratti a tempo determinato, il 20,9% contratti stagionali, il 12,7% contratti di formazione e lavoro e lo 0,6% contratti di apprendistato. Confrontando poi le tipologie contrattuali che regolano i contratti dei nuovi assunti con quelli degli «usciti» dalle grandi imprese, si nota un differenziale piuttosto netto: nell'industria, ad esempio, il 54,7% degli usciti aveva un contratto a tempo indeterminato, contro solo il 40,1% dei nuovi assunti, mentre nei sei-vizi tali percentuali sono rispettivamente del 43,7% per gli usciti e del 36,1% per i nuovi assunti. In termini assoluti, il saldo tra entrato e usciti con contratto a tempo indeterminato è stato pari a 17.500 unità nell'industria (cioè circa il 2% del relativo stock) e a meno 10.400 nei servizi (circa l'l%). Il part Urne infine viene utilizzato molto nei sei-vizi con il 35,2% delle assunzioni e ancora poco nell'industria con il 5,1% delle assunzioni. I dati dell'Istat confermano poi che la grande impresa è presente soprattutto al Nord, anche se nel corso del biennio 1997-98 si sono manifestati alcuni processi di redistribuzione territoriale tra il Nord e il resto del paese, che vedono ridursi sia In quota occupazionale della riparti¬ zione nord-occidentale nell'industria, sia quella della ripartizione nord-orientale nei sei-vizi. in particolare a fine '98 l'occupazione delle grandi imprese industriali si concentra per il 42,5% nell'Italia nord-occidentale e per il 20,5% in quella nordorientale, mentre percentuali nettamente più basse si rilevano nell'Italia centrale 17,1% e in quella meridionale (15%). Infine una quota marginale dell'occupazione (4,9%) è localizzata nelle isole. Le grandi imprese dei servizi presentano una localizzazioni.1 degli occupati pivi omogenea: l'Italia nord-occidentale detiene sempre la quota maggiore di occupazione (33,4%), seguita dal centro (26,1%), dal Nord-est (19,2%) e dal meridione (14,4%), mentre il peso dell'Italia insulare è pari al 7%. (a.vig.j Il ministro del Lavoro Cesare Salvi

Persone citate: Cesare Salvi

Luoghi citati: Campania, Italia, Lombardia, Piemonte, Roma