Stressato, picchia la moglie: è assolto

Stressato, picchia la moglie: è assolto Caltanissetta, un pretore donna accoglie la tesi del difensore: «Non voleva farle del male» Stressato, picchia la moglie: è assolto «Aveva perso la testa perché disoccupato» Antonio Ravidè CALTANISSETTA Il pretore di Caltanissetta Monica Amicone ha assolto «perché il fatto non costituisce reato» il cameriere di un ristorante che picchiava la moglie: 18 anni lei, I.A., 19 anni lui, M.P., entrambi disoccupati e costretti a farsi mantenere dai genitori tutt'altro che agiati. Il matrimonio è durato soltanto tre mesi fra litigi e ceffoni nell'afosa estate del 1993 dopo che i due avevano concordato la «fuitina», come in Sicilia vien chiamata la fuga consensuale da casa delle coppie, nel 99% dei casi in giovanissima età e senza il permesso dei genitori. Un permesso negato, in questo caso, anche perché tutte e due erano poco più che agazzini. Ora la sentenza, emessa a sei anni di distanza (ennesima conferma della lentezza della giustizia italiana) con i due protagonisti divorziati da tempo e che, come si dice, «si sono rifatti una vita». Lei, infatti, si è risposata e ha una bambina di 4 anni; lui se n'è andato dalla Sicilia e fa il cameriere nell'hinterland milanese. Tanta acqua sul fuoco per ridimensionare il tutto? Può darsi. E comunque il tempo ha finito per annacquare questa cronaca familiare contraddistinta dal disagio, dall'indigenza e forse dall'assenza del vero amore, fatto non solo di sesso, ma pure di reciproco rispetto e di tolleranza. Chi si aspettava la condanna di M.P. per quelle giornate di ira e di violenza è stato deluso, dopo che il pm aveva chiesto per lui un anno e sei mesi di reclusione. Però, sia il giudice Amicone sia il difensore del giovane (l'avvocato Diego Perricone, che aveva sollecitato l'assoluzione) sostengono che il verdetto non è né sorprendente né senza precedenti e che, anzi, si richiama alla giurisprudenza consolidata della Cassazione. Il legale a questo proposito cita anche una massima del 1987, quindi di dodici anni fa. I verbali del processo appena concluso raccontano che i neo sposi per il primo mese furono ospitati dai genitori di lui e nel rimanente periodo delle nozze-lampo in un piccolo modesto alloggio dal quale il ragazzo alla fine andò via sbattendo la porta. Seguì la separazione consen¬ suale e la ragazza che denunciò in seguito il marito per abbandono del tetto coniugale e per maltrattamenti. Durante il processo la giovane ha ritirato però la querela, indispensabile per la prima delle due accuse, e pertanto si è proceduto esclusivamente per il reato di maltrattamenti. Un'accusa che, anche in mancanza di lesioni, l'articolo 572 del codice penale punisce con la reclusione da uno a cinque anni. Ma in udienza la giovane ha detto che in effetti non c'era stato niente di particolarmente grave fra lei e suo marito. Sì, lui l'aveva colpita ma senza volerle fare del male e in ogni caso dopo aver perso la testa, «perché la mancanza di lavoro non lo faceva più vivere serenamente». « Quel ragazzo è stato travolto dallo stress perché era disoccupato e non sarebbe stato giusto condannarlo», afferma ora l'avvocato Perricone che si dice stupito per l'eco che il processo sta avendo. «Per me - aggiunge il penalista è stato un normalissimo processo in pretura, uno di quelli che di solito seguono i miei sostituti». Una scena del film «La guerra dei Roses , stona di conflitti in famiglia

Persone citate: Amicone, Antonio Ravidè, Diego Perricone, Monica Amicone, Perricone, Roses

Luoghi citati: Caltanissetta, Sicilia