Finisce in Svizzera la fuga di Papon di Enrico Benedetto
Finisce in Svizzera la fuga di Papon L'ex collaborazionista di Vichy, colpito da un malore, da ieri è in carcere a Parigi Finisce in Svizzera la fuga di Papon Arrestato a Gstaad Enrico Benedetto corrispondente da PARIGI_ «C'è un fax per Lei. Apra, La prego». Robert de la Rochefoucaud, alias Maurice I'apon, socchiude l'uscio. Giovedì sera, ore 22.25. In un grand'hótel svizzero come il Rossli di Gstaad, l'efficienza serale non insospettisce l'ex ministro francese che dalle 17.30 Parigi considera un latitante. E' tranquillo. Sa che l'aspettano dieci anni in cella porgli ebrei - migliaia - spediti a morire nei lager da Bordeaux, Ma ritiene sicuro il rifugio elvetico. Ha un falso passaporto e 100 mila franchi cash, e amici fldatissimi cui deve la clamorosa fuga. E invece, con il portiere d'albergo entrano nella stanza 115 quattro uomini in divisa. «Sto male, non arrestatemi. Ma che ora e?» mormora incredulo. L'«esilio» - «un destino per i Grandi Uomini», come scrisse nel messaggio per giustificare una latitanza decisa prima che la condanna diventasse esecutiva si trasforma in cattura lampo. Nella Confederazione cercava l'oblio sino die. Ma lo riacciuffano (piasi in souplesse. Una soffiata dei «servizi» transalpini ai colleghi svizzeri, lierna che dà il via libera, il blitz in albergo. Poi l'espulsioni! istantanea. Ieri sera Maurice Papon era già nel carcere della banlieue parigina che lascerà fa intendere il Guardasigilli Elisabeth Guigou - solo per ima bara. A ottantanove anni, sul prigioniero più anziano del mondo inchiodato dopo una procedura giudiziaria lunga 1 fi, cala il sipario. I Francesi no conoscevano astuzie e dissimulazioni. Un altissimo funzionario di Vichy non può fabbricarsi biografie resistenziali inanellando una st.raordina ria carriera nella V Repubblica senza talento eccezionali!. Ma la fine è misera, Papon scambia la Svizzera 1900 per quella old style, che praticava l'omertà non solo bancaria. Dimenticando come dopo la querelle sull'indennizzo ebraico Berna tema nuovi scandali, rovinosi per la reputazione confederale. Chi si attendeva una lungo battaglia procedurale è allibito nel vedere il governo svizzero riunirsi ad hoc nel pomeriggio e dopo un breve conciliabo lo espellere Maurice Papon. «Lo ringrazio di cuore» confessa un Lionel Jospin sollevato dall'happy end. V. Jacques Chirac si unisce al plauso. Ma già le voci incalzano. L'arrestato soffrirebbe di gravi problemi cardiaci. Esaminatolo in ospedale, si vocifera che i medici bernesi vorrebbero trattenerlo. Non era che una cortina fumogena. Solo una piccola tachicardia da arresto. A chi non succederebbe? Il vegliardo può tornare in patria. Per sbrigarsi, con zelo un tantino eccessivo l'imbarcano sull'elicottero della polizia. Atterrerà dietro il confine, a Pontarlier. Philippe Pétain, estradato nella primavera '45, vi giunse in limousine: i tempi cambiano. Camminava senza bastone e ha stretto la mano ai flic, dice la cronaca. Nuovo esame sanitario, poi il trasbordo su Parigi. JeanMarie Le Pen si commuove: «La caccia a un ottuagenario mi nausea» osserva. Ma le vittime, i loro discendenti e la Gauche accolgono con sollievo l'annuncio. La Destra abbozza: lanciatasi in un «j'accuse» suH'«incomprensibile lassismo politico-giudiziario» dell'establishment, deve innestare la retromarcia. Papon, lui, spera in Strasburgo. Un suo ricorso dinnanzi ali Eurocorte potrebbe graziarlo in extremis. Ma ormai non gli sarà più facile dipingersi nei panni del capro espiatorio. Il premier Jospin «Grazie alla Svizzera» Il fuggitivo non ha yoluto opporsi all'estradizione Maurice Papon, condannato a dieci anni di carcere. In basso le ambulanze che l'hanno portato in ospedale
Luoghi citati: Berna, Bordeaux, Parigi, Strasburgo, Svizzera
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