E alla fine anche Cossutta dice sì di Antonella Rampino

E alla fine anche Cossutta dice sì IL LEADER PEI COMUNISTI ITALIANI «RUOLO ATTIVO E PARITARIO DI TUTTI I PARTITI» E alla fine anche Cossutta dice sì «Governò rinnovato e maggioranza più forte» retroscena Antonella Rampino ROMA TUTTO è bene quel che finisce bene: quando telefonano ad Armando Cossutta per comunicargli che il vertice dell'Ulivo in versione 1996 è finito bene, che insomma il governo ha ancora bisogno del sostegno di Mastella e Cossutta medesimo, il comunista di lungo corso capisce che la montagna ha partorito il topolino. Toglie il silenzio stampa, calato su tutta la giornata di ieri, e da Napoli lancia via telecamere una dichiarazione di gradimento, «i comunisti condividono l'appello per un nuovo Ulivo», «sostengono la necessità di un governo rinnovato», ma attenzione, la coesione dell'attuale maggioranza deve rafforzarsi «con un ruolo attivo e paritario di tutti i partiti che la compongono». Insomma, per dirla tutta, se Cossutta non fosse un politico «lucido, gentile, educato come un Andreotti di sinistra», per usare gli aggettivi di Clemente Mastella con il quale infatti c'è in questa fase una solida sintonia, avrebbe detto chiaro e tondo che i Comunisti italiani un altro trattamento del genere non saranno disposti a tollerarlo. Come ha detto in pieno vertice l'altra sera, davanti a D'Alema, il capogruppo Tullio Grimaldi: «I Democratici di Parisi pretendono che il vertice dell'Ulivo si faccia, ma solo con i soci fondatori? Ma la coalizione mica è un'accomandita, o il circolo della Caccia: qui dobbiamo avere tutti pari dignità». Che la situazione fosse tesa, per via delle pretese dell'Asinelio, da sempre il convitato di pietra e «sleeping partner» della maggioranza di governo, Cossutta 1 aveva subodorato da giorni. Prima aveva avuto un incontro con il capo dello Stato, per esplorare le possibili soluzioni nel caso la crisi si fosse davvero materializzata. Poi, chiarito lo scenario politico entro cui il governo poteva aver margini di manovra, si è preoccupato del suo partito, richiamando al dovere l'alleato principale, Botteghe Oscure. E nell'incontro con Veltroni, rammentandogli le fondamenta politiche della pre¬ senza comunista nel centrosinistra, se n'era uscito con un «caro Walter, se poi occorresse davvero solidificare gli equilibri su cui si regge il governo, ti ricordo che essi si possono rilanciare solo sulla base delle rappresentanze parlamentari. Noi abbiamo 21 parlamentari, i Popolari ne hanno 20, e Boselli 8...». Un modo elegante e per far presente quel che in queste ore è bruciato al presidente dei Comunisti italiani, e cioè l'essere addirittura arrivati a una scissione con Rifondazione in nome della lealtà con il centrosinistra (senza trattini) e del patto sottoscritto nel '96 con gli elettori, per ritrovarsi poi nelle nebbie («Qui vogliono farci fuori», diceva ai suoi Cossutta l'altro giorno), in una quasi-crisi di governo, per giunta tutta gioca¬ ta in un trattino. Perché alla fine del trappolone contro Cossutta resta in piedi una cosa sola: che il governo senza i voti dei comunisti in parlamento non sta in piedi, e dunque di centrosinistra senza trattino si tratta. E i Democratici hanno ottenuto solo di essere Uno. in un'apposita riunione di happy few, ad «aprire» a Cossutta, e al «parente-serpente» Mastella. All'obiezione di Cossutta, Veltroni quel giorno rispose «dando le massime garanzie». Ma poi, era stato lo stesso Veltroni, ieri mattina, a dover anticipare a Cossutta la cattiva nuova: Parisi non vi vuole in questo primo vertice dell'Ulivo, «cerca di capire, Armando». L'Armando, naturalmente capì. Ieri lui lasciato a Roma il coordinatore Marco Rizzo, collegato telefonicamente con Marco Minniii a Palazzo (Diigi. Tranquillissimo e comprensivo anche Rizzo, nonostante poi al vertice sia stato ammesso anche Lamberto Dini, clic nell'Ulivo versione 1996 proprio non c'era. «Non e vero che ì Democratici ci hanno sbarrato il passo» spiegava Rizzo in quelle ore. «Vero è invece che se si deve rafforzare! e rilanciare l'Ulivo nella sua nuova fase e belliche ne discutano, come dire, i soci fondatori, e che poi epiesti facciano a noi la loro proposta». Soprattutto, in tanta olimpica serenità, che poi è fruito di un'autentica disciplina politica, lia giocato una convinzione che Armando Cossutta ha ormai da settimane, sin dalle prime avvisaglie del dossier Mitrokhin, sin dalle riesumazioni ilei fantasma dell'«Uomo di Mosca»: e cioè che il vero obiettivo dell'attacco concentrico della destra, politica ed economica, e di quelle che egli ha sempre chiamato «parti della coalizione di maggioranza», leggi proprio i Democratici, non fossero certo i Comunisti italiani, ma Massimo D'Alema. 11 quale, di fronte ai tentativi di scalzare l'estrema dalla coalizione, avrebbe forse reagito con più nettezza di Veltroni. Quando Bertinotti faceva melina col governo Prodi, l'attuale inquilino di palazzo Chigi, una volta strigliò i suoi, «Ricordatevi sempre che tutti noi, Walter, Fabio, e anche io. siamo stati eletti grazie ai voti dei comunisti». A Veltroni ha detto «Riequilibrare le forze tenendo conto del peso parlamentare» E'stato il leader dei Ds a spiegare che Parisi non voleva il Pdci ai primo vertice di ieri Il presidente del panno dei Comunisti Italiani Armando Cossutta

Luoghi citati: Mosca, Napoli, Roma