Palermo, ore 11: la verità su Andreotti di Giovanni Bianconi

Palermo, ore 11: la verità su Andreotti Il senatore aspetterà il verdetto nel suo studio a Palazzo Madama, seguendo la diretta in tv Palermo, ore 11: la verità su Andreotti «Collusioni con la mafia», questa mattina la sentenza Giovanni Bianconi invialo a PALERMO Oliando leggerà la sentenza r.he dirà so Giulio Andreotti e colpevole o innocente - oggi alle 11, nell'aula-bunker del carcere di Pagliarelli - il presidente della Quinta sezione del tribunale di Palermo, Francesco Ingargiola, avrà sopra di sé un Crocefisso e non la scritta che compare in ogni aula di giustizia: «La legge è uguale per tutti»; chi ha allestito questa, se l'è dimenticata. Di ironie, Ingargiola avrà il neoprocuratore di Palermo, Piero Grasso, spalleggiato dal procuratore generale Vincenzo Rovello, oltre ai pm che hanno sostenuto l'accusa per tutto il processo, il procuratore aggiunto Guido Ix> Forte e il sostituto Koljorto Scarpinato. Spostata dall'altro lato, ma sempre in prima fila, ci sarà la pattuglia degli avvocati difensori: il professor Franco Coppi, il palermitano Gioacchino Sbacchi, la giovane e agguerrita Giulia Bongiorno. L'imputato Androotti, invece, ha deciso di rimanere a Koma. Tutto avverrà sotto gli occhi delle televisioni e di oltre cento giornalisti, anche stranieri, sbarcali in Sicilia per raccontare all'Italia e al mondo come finirà il più clamoroso dei processi di malia celebrati in questa terra di mafia e non solo. Perché tutta l'Italia e il inondo vogliono sapere - dopo due anni di indagine preliminare, quattro di dibattimento e undici giorni di camera di consiglio - se a governare per quasi mezzo secolo il Paese è stato, oppure no, un uomo che di nascosto incontrava i boss di Cosa Nostra e sottobanco proteggeva gli interessi e gli affari delle cosche, in barba ai proclami pubblici e alle leggi antimafia che portano anche la sua firma. L'avviso che il verdetto ci sarà stamane è stato dato dal carcere di Pagliarelli (dove il tribunale è riunito da martedì dell'altra settimana) alla cancelleria della Quinta sezione ieri mattina alle 10,30. Da li sono partite le prime telefonate per avvertire i pm e gli avvocati difensori. Giulia Bongiorno ha subito chiamato Andreotti: «Presidente, la sentenza sarà domani alle 11 ». E il senatore: «Va bene, fammi sapere». Risposta dell'avvocatessa: «Certo, ma in ogni caso saprà all'istante com'è andata a finire». Andreotti aspetterà nel suo studio del Senato, dove probabilmente sarà sintonizzato su radio e tivù che trasmetteranno in diretta la lettura del verdetto. L'avvocatessa confida che in questi giorni di attesa era proprio Andreotti a tranquillizzare lei, delegata dal collegio di difesa a tenere i rapporti col senatore, quando si mostrava un po' più ansiosa del solito: «Lui sembra convinto che tutto si risolverà per il meglio, e che dopo tanti anni finalmente siamo arrivati al traguardo». Al secondo piano del Palazzo di Giustizia, negli uffici della Procura, traspare una certa apprensione all'avvicinarsi di quel traguardo. Qui le speranze, naturalmente, sono opposte rispetto a quelle dell'imputato. Chiusi nel silenzio i pm Lo Forte e Scarpinato, parla il procuratore Grasso, subentrato a Caselli che diede il via all'inchiesta su Andreotti due mesi dopo il suo insediamento, nel marzo '93. «Sarò in aula spiega Grasso - per dare il segno dell'unità dell'ufficio e della continuità di impegno e ideale con la gestione precedente». Anche se nessuno lo dice, è chiaro che la sentenza inciderà sul lavoro futuro di questa procura, almeno per ciò che riguarda i processi su mafia e politica: un verdetto che desse ragione all'accusa sarebbe un monito ad andare avanti sulla strada imboccata dopo le stragi del '92, in caso contrario sarà difficile evitare una generale battuta d'arresto. «Quello ad Andreotti è stato un processo corretto - anticipa il procuratore generale Rovello -. Sono stati raccolti indizi, vagliate tutte le ipotesi investigative, c'è stata l'autorizzazione a procedere del Senato, poi un lungo dibattimento. Ora non ci resta che accettare la sentenza, qualunque essa sia, con serenità. In ogni caso non sarà quella definitiva, esistono altri gradi di giudizio». Se e quando ci sarà l'appello sarà proprio il suo ufficio a sostenere l'accusa, ma Rovello non fa pronostici: «Nel momento in cui ci affidiamo al tribunale, non possiamo fare noi il processo ad Andreotti». Tre giudici l'hanno già fatto, per quattro lunghi e contrastati anni; oggi sapremo con quale esito. L'avvocatessa Bongiorno: «Sembra convinto che tutto si risolverà per il meglio e che dopo tanti anni siamo arrivati al traguardo» Il procuratore Piero Grasso: «Sarò in aula per dare il segno dell'unità dell'ufficio e della continuità di ideale con la gestione precedente»

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