Il «Milione» in mano, 600 sterline in tasca e via, lungo la rotta di Marco Polo di Mimmo Candito

Il «Milione» in mano, 600 sterline in tasca e via, lungo la rotta di Marco Polo UN UBROiftLflIORMO Il «Milione» in mano, 600 sterline in tasca e via, lungo la rotta di Marco Polo Mimmo Candito PER evitare che qualcuno, letto il titolo, pensi a un plagio, l'editore ha aggiunto una nota tranquillizzante: «Da Gerasalemme a Xanadu sulle orme di Marco Polo». Messe le cose a posto, diventa più chiaro che questo bel racconto rientra in quel filone della letteratura di viaggio che certi gentleman britannici dTbuona educazione e di stomaco robusto amano pubblicare dopo aver girato il mondo ed essere sopravvissuti alle trappole infernali degli osti incontrati lungo la rotta. A leggere il nostro giovane Darlymple (giovane perché questo suo viaggio dalla Terra Santa alla Mongolia lo fece nell'86, quando aveva «l'irritante età di ventidue anni»), gli attentati alla resistenza del suo stomaco sono stati molti e ripetuti, dalla Siria all'Iran, dalla Turchia alla Cina; ma poiché ne è venuto fuori questo libro, c'è da pensare che tutte le sue lamentele e i suoi rimbrotti - come se poi la cucina inglese fosse chissà quale delizia - non possano nascondere che il viaggio sia stato portato a termine senza malanni fisici ùrcversibili. Comunque, che un giovanotto poco più che ventenne si metta in tasca 600 sterline, cacci nel fondo del proprio zaino una vecchia edizione del Milione del '29, prenda sotto braccio un'energica ragazza capace di stendere un uomo con una sberla, e s'imbarchi in un viaggio di dodicimila miglia, lungo una delle rotte che i Polo seguirono nel XIII secolo, beh quella non è proprio un'impresa da trattare con troppa sufficienza. E si possono allora perdonare anche certe ovvietà del racconto di viaggio, fatte sulla ripetizione di uno stereotipo che Byron aveva esaltato e che Chatwin ci ha reinventato con grazia estenuata. Darlymple, come Danziger o Kopkirk, ama la gente, è curioso, ha letture decenti alle spalle, e lo accompagna anche ima fortuna sfacciata che, se uno ne avesse anche soltanto la metà c'è da giurare che sbancherebbe il lotto. Chi ha viaggiato da solo sa bene quanto duro sia cavarsela senza danni insopportabili nelle mille avventure che s'incontrano lungo le strade del mondo. Ma il giovanotto, con un sorriso e un colpo d'anca, si sgancia sempre magnificamente dai ladroni, dai predoni, e dai banditi che attentano alla salute sua e della sua compugna (nel corso del viaggio l'exfidanzata Louisa sostituirà la virago Laura), e riesce a portare a conclusione il suo obiettivo. Che poi è, in qualche modo, lo slesso che ebbe Marco Polo su un'idea di papa Gregorio X: portare una boccetta d'olio santo dal Sacro Sepolcro di Gerusalemme fino all'antico palazzo di Kubilay Khan, in quella che poi fu la Xanadu cantata da Coleridge («là dove scorreva l'Alph, il sacro fiume./ traverso caverne ignote all'uomo/ fin giù a un mare senza sole»). Il viaggio è bellissimo, pieno di sorprese e di straordinari compagni di strada, e poco conta che, invece dei mongoli feroci del Gran Khan, a Shangtu ci siano ora gl'insopportabili soldatini di Jao Zemin, che prendono per il braccio il nostro intrepido William e lo sbattono - guardato a vista - su un treno che lo porterà lontano: lui farà spallucce, e ricorderà. William Darlymple Il milione Rizzoli editore 330 pagine. 32.000 lire

Persone citate: Chatwin, Danziger, Darlymple, Gregorio X, Khan, Kubilay Khan, William Darlymple, Zemin

Luoghi citati: Cina, Gerusalemme, Iran, Mongolia, Siria, Turchia