Brindisi con Mozia, il bianco dei fenici di Lirio Abbate

Brindisi con Mozia, il bianco dei fenici Trapani, salvati dall'estinzione i famosi vitigni dell'isola che si trova di fronte a Marsala Brindisi con Mozia, il bianco dei fenici «Abbiamo ricreato un vino che sarà il top di quelli siciliani» Lirio Abbate TIMPANI La vendemmia sull'isola di Mozia ieri è iniziata di buon mattino. Operai armati di forbici hanno raccolto, in poche ore, l'uva dal secolare vigneto dell'isola dei fenici, dal quale si progetta di tirar fuori un vino bianco da vendere solo a pochi intenditori. Una produzione di bottiglie numerate farà conoscere questo prodotto che, secondo gli esperti, mira a diventare la punta di diamante delle produzioni siciliane. Le prime bottiglie saranno presentate al Vinitaly di Verona, mentre un concorso sarà bandito per dare un nome al nuovo vino. Bottiglie per intenditori, per cantine preziose. L'iniziative nasce da un'idea dell'enologo Giacomo Tachis che ha trovato appoggio nell'Istituto regionale della vite e del vino, dalla Provincia regionale di Trapani e dalla fondazione Whitaker, proprietaria di Mozia, l'isola che fronteggia Marsala. Un'idea che punta soprattutto sulla qualità e l'immagine di una terra piena di sapori. Il cuore dell'iniziativa sono i vitigni dell'isola fenicia con i loro carico millenario di storia. L'istituto della vite e del vino della Regione Sicilia curerà la manutenzione dei vigneti (che soffrono in parte delle continue incursioni della grande colonia dei conigli presenti nell'isola), la vendemmia e la vinificazione. La Provincia regionale di Trapani si occuperà del lancio, della promozione del prodotto e della vendita del vino. La Fondazione Whitaker usufruirà dei proventi ricavati dalle operazioni di mercato per impiegarli nelle attività di promozione turistica e culturale dell'isola. In quattro ettari sono piantati alberi di tipo grillo. L'uva che se ne raccoglie è in tutto simile a quella utilizzata per la produzione del Mtarsala. I vigneti superstiti (negli Anni Cinquanta e Sessanta ricoprivano buona parte del territorio dell'isola) andrebbero considerati «storici», testimonianza di un aspetto agricolo che accanto a quello archeologico non va dimenticato. Risale ad almeno un secolo la coltivazione del vigneto a Mozia, da quando Giuseppe Whitaker acquistò quella che era conosciuta come l'isola di Pantaleo. Whitaker era il penultimo erede dei grandi industriali inglesi che dagli inizi del secolo scorso fondarono a Marsala l'industria del vino Marsala. Sono stati questi industriali a dare il via alla prima campagna di scavi archeologici per individuare l'antica città fenicia di Mozia. L'imprenditore impiantò anche coltivazioni che potessero fruttare dal punto di vista economico: viti, fichi d'India, olivi, carrubbi e agavi. «Ho sempre sostenuto le antiche radici del vino siciliano spiega l'enologo Giacomo Tachis, consulente dell'Istituto della vite e del vino - seguirò personalmente tutto il ciclo produttivo del "Bianco di Mozia" e sono pronto a scommettere sulla qualità del risultato». L'uva raccolta ieri è stata sistemata in grandi contenitori di rovere e sarà pigiata utilizzando vecchi sistemi. «Per il nostro istituto - sostiene Dino Agueci, presidente dell'Istituto della vite e del vino - è una scommessa, saremo felici di presentare in tutto il mondo un vino ricavato da uva coltivata a fianco di rovine antiche oltre 2500 anni. Faremo di tutto per ottenere un buon vino. E' dimostrato che quando si punta alla qualità i risultati arrivano sempre». Ieri sull'antica isola dei fenici, nella Sicilia occidentale, si è svolto il rito della vendemmia del bianco di Mozia

Persone citate: Dino Agueci, Giacomo Tachis, Giuseppe Whitaker, Whitaker

Luoghi citati: Brindisi, India, Marsala, Mozia, Sicilia, Verona