Col Dalai Lama, un tè nel freddo

Col Dalai Lama, un tè nel freddo Al Palalido di Milano aspiranti monaci, simpatizzanti buddisti, una pattuglia di vip e tennosifoni spenti Col Dalai Lama, un tè nel freddo In duemila al primo giorno di insegnamento Brunella Giovara MILANO Ma che cosa sta mangiando? «Risc bollito e uvetta, pare». Seduto si un trono arancio e oro il Dala Lama pilucca una colazione rituale di metà mattinata e beve tè da una tazza di porcellana. Silenzio quasi perfetto. Davanti ha circa 2 mila persone che lo guardano. Di fianco ha una sessantina di monaci, che bevono tè anche loro, ma in un bicchiere di plastica, serviti da una frotta di monaci-camerieri. una pattuglia di Vip: anche per loro bicchiere di plastica, ma la possibilità di vedere Sua Santità da 5-6 metri. Gli altri, aspiranti monaci, simpatizzanti buddisti, curiosi disposti a pagare 300 mila lire per un posto, stanno lontani sulle gradinate del Palalido, o sotto, in una platea moquettata di rosso. Tutti, democraticamente, si patisce il freddo. Nessuno ha pensato di accendere il riscaldamento, e si trema più per il gelo che per l'emozione di vedere il Maestro. Giovedì mattina, prima giornata di insegnamento («La Via della Liberazione»), sul «Sentiero Graduale all'Illuminazione che ci potrà aiutare nella vita quotidiana e sul Sentiero spirituale per ottenere la pace, la serenità e l'esperienza indispensabile al Risveglio completo». Dopo la prima ora molti sbadigliano, alla faccia del Risveglio, e più che all'Illuminazione pensano ai termosifoni spenti. Da sotto il baldacchino di seta pieghettata rossa e verde, il Dalai Lama ammonisce che la via della conoscenza è dura: «Bisogna studiare con impegno. Poi, se si arriva alla convinzione che questa è la strada da seguire, allora bisogna impegnarsi ancora di più». Tenzin Gyatso, quattordicesimo Dalai Lama, è un uomo simpatico: scoppia a ridere quando si accorge che i partecipanti sono al freddo e al gelo (lui ha sì un braccio scoperto, ma i riflettori lo scaldano un po'). Sorseggia il tè bollente e dice «quelli che non ce l'hanno, provino a visualizzarlo. Ah Ah! Il mio tè è buono, ma non ho capito se è salato o dolce». Nel parterre e sulle gradinate si tossisce e starnutisce. Fuori diluvia. Dentro piove dai lucernari, sulla testa di chi è accovacciato in platea. Ma non importa. Nessuno si lamenta, «siamo semplicemente felici di poterlo ascoltare dal vivo». Ci si avvolge nel saio e via, a capire «come trovare rifugio nei tre Gioielli». Raduno all'alba, nel buio e nella pioggia si intravvedono sagome rosso scuro che si riparano con ombrelli rossi, al massimo gialli, altri colori non sono ammessi. Si preme ai cancelli, ma l'organizzazione italo-tibetana non lascia entrare. «Prima c'è la presentazione del corso. C'è anche Sgarbi». Sgarbi arriva in ritardo, gli infilano al collo una sciarpona di seta bianca (la «sciarpa di lunga vita»). Il Maestro sta già spiegando che «la vita è molto affannata. E' difficile ritagliare uno spazio per dedicarsi alla meditazione. Se invece di fare i week end, di andare in discoteca o a mangiare, uno si svegliasse presto alla mattina...». Sgarbi non raccoglie l'involontaria provocazione, parla di «tradizione spirituale e pacifica contro la violenza che ha portato all'olocausto di un popolo. Come se in Italia saccheggiassero le chiese e uccidessero i preti». 11 Dalai Lama lo ringrazia, poi passa a parlare della Cina con un giornalista cinese: «Mao mi disse che il Tibet è molto arretrato, "avete bisogno del nostro aiuto per vent'anni, poi toccherà a voi aiutare noi"». Le cose non sono andate così, «se quello spirito si fosse conservato non avremmo assistito alle brutture deìla rivoluzione culturale». Ma non c'è tempo per parlare di politica. Comincia il corso. «Toglietevi le scarpe e mettetele nel sacchetto di carta che vi è stato consegnato». Si ubbidisce e si procede sgocciolando la pioggia sulla moquette, ma arriva l'ordine di rimettersi le scarpe (l'organizzazione non ha ben chiara la disposizione dei posti). In tribuna la vista è eccellente, soprattutto sul recinto Vip. In prima fila Valentina Cortese (in tunica-cappotto bian- co con bordi di pelliccia e copricapo abbinato). Carla Fracci (previdente, in bianco lungo e cuffietta di lana). Ornella Vanoni, la più scontrosa (in bianco panna e beige). Poi, Ilaria Battezzi, Alessia Bormioli, Fabiola Lancellotii, Donatella Girombelli, Raffaella Curiel, Roberta Etro, Laura Vallarino Gancia. E Daniela Rosati, ex moglie di Galliani, e Sabrina, attuale fidanzata di Sgarbi. Tra gli uomini, Sergio Cusani (che si è fatto buddhista dopo il carcere e sponsorizza la manifestazione), Philippe Daverio (che però arriva solo al pomeriggio). Come a teatro, va molto il binocolo. Particolare del Venerabile Thamthog Rinpoche, direttore del Centro Studi tibetani di Milano: «Ma guarda, si soffia il naso!». Particolare sul Dalai lama che pulisce gli occhiali, e poi intona l'«offerta del Mandala»: «Om vajrabhumi Ahuin...». Ma al Mandala la platea è provata. Dopo l'intervallo pranzo, fuga dei vip (tranne Vanoni e Daniela Bongiorno). Restano i veri fedeli, felici di «averlo visto. E' come se un cattolico vedesse Cristo». Nonostante la stanchezza, la fatica mentale, il freddo, il digiuno (i panini al bar sono finiti in dieci minuti). Serenissimi, loro resistono. Come al teatro molto usato il binocolo In prima fila Valentina Cortese, Carla Fracci e Ornella Vanoni Dopo la prima ora molti sbadigliano «Siamo felici di poterlo ascoltare dal vivo» II Dalai Lama ieri al Palalido di Milano

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