Sprio gestiva un'agenzia di killer
Sprio gestiva un'agenzia di killer Palermo, quattro finora gli omicidi attribuitigli:Ramirez, Bonsignore, Basile e Lo Jacono Sprio gestiva un'agenzia di killer Il funzionario ordinava di uccidere per 10 milioni Antonio Ravidà corrispondente da PALERMO Per almeno dieci anni a Palermo il funzionario regionale Nino Velio Sprio, 56 anni, uomo di tanti affari pare solo pochissimi dei quali leciti, ha potuto contare su killer che avrebbe ingaggiato di volta in volta. Il compenso era modico: 10 milioni. Di solito due le persone che entravano in azione. Un'autentica agenzia del crimine, dunque, al servizio di Sprio con «picciotti» svelti a sparare, abituati a star zitti e, soprattutto, pronti a togliere di mezzo chiunque. Gli inquirenti su questa storia in attesa degli indispensabili riscontri probatori dicono il meno possibile; non escludono che il gruppo di fuoco abbia agito in tante altre occasioni e non soltanto nei quattro omicidi finora attribuiti a Sprio come mandante: l'avvocato Giuseppe Ramirez, i funzionari regionali Giovanni Bonsignore e Filippo Basile, e il panettiere Antonio Lo Jacono. L'agenzia dei killer, se uno dei sicari abituali fosse stato in galera, sarebbe stato in grado di contattare un sostituto pronto all'azione. È il caso di Pietro Guida, il pasticciere arrestato lo scorso fine settimana in Molise, reclutato come killer in sostituzione di Salvatore Giliberti. Negli uffici della Procura, a palazzo di Giustizia ora ci sono solo «no comment». Altrettanto laconici sono gli investigatori in Questura e al comando provinciale dei carabinieri. Eppure l'insanguinato intrigo comincia a chiarirsi poco per volta, anche per le ammissioni del fratelli Ignazio e Salvatore Giliberti, catturati martedì della settimana scorsa nell'aeroporto di Pisa, subito dopo aver assassinato con colpi di pistola a Firenze il panettiere Francesco Lo Iacono. Questi, anni fa, era stato accusato a Milano assieme a Sprio di un tentativo di omicidio ed era stato assolto. Invece, il funzionario regionale, condannato a 5 anni di reclusione, era certo di essere sta- to inguaiato proprio dal panettiere, e ora ne avrebbe ordinato l'uccisione «a piatto freddo». Andando a ritroso in questo orripilante itinerario di morte, si arriva al 5 luglio scorso. Quel giorno due killer hanno ucciso il capo del personale dell'assessorato regionale Agricoltura Filippo Basile che aveva inviato alla commissione antimafia dell'assemblea siciliana l'incartamento su Nino Velio Sprio, inquadrato nell'organico dell'assessorato, oltre a quelli su altri dipendenti come lui implicati in procedimenti penali. Sprio temeva di essere licenziato. Quindi, per un'inchiesta aperta nel 1982 sulla cooperativa agricola «La Sicilia» di Palma di Montechiaro della quale Sprio era vicepresidente 162 milioni ottenuti dalla Regione per merce sembra mai acquistata), nel 1990 un killer assassinò in strada a Palermo l'ispettore regionale Giovanni Bonsignore. Adesso il pentito Ignazio Giliberti giura che a sparare con lui fu il pasticciere Pietro Guida. Per anni Emilia Midrio, una tenace professoressa patavina, vedova cli Bonsignore, ha chiesto invano giustizia, anche con ripetute petizioni al Quirinale, scatenando sospetti anche sull'ex assessore regionale del Psi Turi Lombardo (aveva tolto un incarico a Bonsignore), uscito poi assolutamente indenne dall'inchiesta. Altro caso rimasto insoluto e ora chiarito dalla confessione dei Giliberti è quello dell'avvocato civilista Giuseppe Ramirez, sgozzato dieci anni fa nel suo studio. Filippo Basile la sua morte sarebbe stata ordinata da Sprio
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