IL RIFORMISMO DEBOLE di Fabrizio Rondolino
IL RIFORMISMO DEBOLE PCI, <<SmmK)>>ESOClAU^EMOCR/mE IL RIFORMISMO DEBOLE Fabrizio Rondolino LA discussione aperta da questo giornale sulla storia e sull'eredità politila del Pei non risolverà d'un colpo problemi della maggioranza, ma può aiutare la sinistra italiana a ridefinire la propria identità e a guardare più serenamente al proprio futuro. 1; dunque positivo che a questa disi ussionc abbia preso parte anche Veltroni, cioè il segretari del partito che più ili altri e considerato e si considera l'erede del l'i i. Ed e interessante che sul Manifesto, Rossana Rossanda puma e Valentino Parlato poi siano intervenuti con accenti diversi. Su un p.uuto, tuttavia, è forse necessario insistere. Che comunismo e libertà siano stati «incompatibili», infatti dovrebbe essere fuori discussione. Il comunismo non è stato un'opinione, un salotto o una rivista teorica: è stato quel possente movimento storico che per settantanni s'è posto l'ambizioso obiettivo di trasformare e conquistare il mondo e che ha avuto nell'Unione Sovietica il proprio centro poltri ••, il teologico e militare. Il punto non è dunque il giudizio sul comunismo, ma il giudizio sul t iiiniitiisino titillami. \: qui c'è ancora da scavare, approfondire, da ragionare. Perchè la storia del Pei è la storia della patte più avanzata del movimento comunista internazionale e, simnict ni amente, è la storia di una forza c he fino all'ultimo s'è sforzata di differenziarsi dal , riformismo,cioè dallV///rw sinistra, dalla sinistra democratica. li proprio per questo che in Italia non c'è mai stata l'alternativa fino a che è esistita l'Urss: perchè il Pei - per morivi ideologici e per condizionamenti internazionali - si è sempre opposto alla riunificazione della sinistra nel segno del socialismo democratico. Di Berlinguer s'è già discusso (e non si può non dar ragione a Miriam Mafai, che nel '96 scriveva bruscamente che «•dimenticare Herlinguer deve significare uscire in modo definitivo dalla tradizione comunista che egli ha rappresentato e insieme cercato di forzare al massimo»). Ma ancora all'inizio del 1989 Occhetto, allora segretario del Pei, sosteneva che a Ovest c'è stato un grande sviluppo della libertà e una minore attenzione all'uguaglianza. A Est è avvenuto il contrario». Come se fosse possibile essere equidistanti! Erano i mesi del «riformismo forte», ennesimo gioco di parole per mantenere le distanze dall'unico riformismo conosciuto, la socialdemocrazia. E dunque chiaro che discutere la storia del Pei significa discutere Iti storia della sinistra italiana: e qui lo «strappo» - se così vogliamo chiamarlo - non appare compiuto. Tanto è vero che Veltroni colloca nel proprio personale pantheon Gobetti e Gramsci (peraltro fiero e convinto avversario della democrazia politica), Parri e don Milani, ma curiosamente dimentica Saragat, Nenni e Craxi: cioè i soli uomini di sinistra che abbiano governato, prima d'ora, l'Italia.
Luoghi citati: Italia, Unione Sovietica, Urss
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