Si apre oggi al Lingotto «Musica 2000»: la kermesse punta sulle contaminazioni fra pop, jazz e lirica
Si apre oggi al Lingotto «Musica 2000»: la kermesse punta sulle contaminazioni fra pop, jazz e lirica Si apre oggi al Lingotto «Musica 2000»: la kermesse punta sulle contaminazioni fra pop, jazz e lirica Non ci sono zone protette, la rassegna mette sullo stesso piano Bregovic eSchubert Elio delle Storie tese canta Rossini, il Quartetto Borciani esegue le canzoni dei Beatles trascritte da autori italiani Fra gli altri ospiti Sergio Cofferati, Luciana Littizzetto eMadaski Sergio Trombetta TORINO HE Concert Hall», l'area musicale dedicata alla classica, è un padiglione insonorizza- Itissimo, lussuoso, tutto mocchettato e vellutato di rosso brillante. Sopra l'ingresso spiccano quattro statue dorate. Agli ottimisti ricorderanno le ricciolute cariatidi del Musikverein di Vienna, quello del concerto di Capodanno, il più mediatico tempio della grande musica. I pessimistfìnvece penseranno, con;jun'tarivido lungo la schiena, alla statue funebri del Cimitero Monumentale. Perchè potrebbe trasformarsi in un lussuosissimo funerale della «classica» questo «Musica 2000», che si apre oggi al Lingotto di Torino e proseguirà sino a lunedì, risorto dalla ceneri del vecchio salone della musica e sottoposto a una cura da cavallo per riportarlo ai massimi livelli dal nuovo direttore artistico Lorenzo Ferrerò. «Musica 2000» infatti nasce all'insegna della contaminazione, del rimescolamento dei generi, del superamento delle zone protette: Michael Nyman e Goran Bregovic sullo stesso piano di Schubert e Schumann. E già prima di aprirsi ha suscitato una vivace polemica fra Ferrerò e il nostro critico Sandro Cappelletto. I due contendenti, qui accanto, in due diversi scritti spiegano le loro ragioni. Sarà dunque questo il laboratorio in cui si assisterà alla tanto annunciata mutazione genetica? Una cosa è sicura: era facile aspettarsi un salone all'insegna del «melting pot» da un direttore artistico che come compositore ha inserito una rumba in una sua opera lirica di un po' di anni fa, Mare nostrum, quando la contaminazione era ancora un discorso molto elitario, e l'operazione poteva avvicinarsi più ai cakewalk di Debussy o ai rag-time di Stravinsky. Lui però, se da una parte difende a oltranza le sue opinioni, dall'altra snocciola fatti che dimostrano come Musica 2000 sia un salone che offre pari opportunità: «La classica non ha mai avuto uno spazio altrettanto chiaramente definito ed elegante come in questa edizione. E questo è ribadito da tutti gli espositori, entusiasti di avere uno spazio che per tanti anni hanno chiesto e non hanno mai avuto». E' vero: la novità viene confermata, per esempio, dai responsabili di Casa Sonzogno incrociati per gli spazi ancora vuoti del salone, mentre gli stand stanno prendendo corpo. «Alla classica-classica - spiega Ferrerò - è dedicata una fascia quotidiana di due ore intitolata ii dolce brivido della classica con gruppi prevalentemente giovani curata da Radiotre. Poi ci sarà Cantolopera, incontri dedicati alla lirica con cantanti, personaggi come Sergio Cofferati o Luciana Litizzetto. Si vedranno ed rom che illustrano scenografie, partiture, libretti di opere famose. E poi certo, c'è anche la contaminazione: con Elio delle Storie Tese che canta Rossini, il Quartetto Borciani che esegue can¬ zoni dei Beatles trascritte da autori italiani contemporanei, l'incontro fra un dj creativo come Madaski e gli Architorti. Come occupazione dello spazio siamo fifty-fifty fra classicaclassica e contaminazione. Ma è chiaro che la seconda salta di più all'occhio, così come è evidente che manca la musica contemporanea di ricerca». Una nuova realtà da affrontare in modo nuovo. E la Stampa lo farà mandando ad assistere ai concerti più «trasversali» il critico di classica e quello di leggera e mettendo a confronto le recensioni. Una novità? Fa parte della tradizione del giornale, come testimonia qui accanto lo scritto di un po' di anni fa in cui il grande Massimo Mila si pone domande, e dà risposte, sulla natura del rock. Ma tutto questo succede intorno al rosso talamo (o al mausoleo, scegliete voi) della classica. Nel resto del salone, che torna puntualmente al Lingotto grazie al gran daffare che si è dato Rolando Picchioni (segretario generale) e ai milleduecento milioni arrivati in extremis dalla Fondazione & Banca CRT, i generi sono ben divisi per colori: blu per The Club dedicato al Jazz; verde acqua per The Globe il posto dell'etnica e dintorni; giallo per The Stage dove si fa roekpo; nero notte, ovviamente, per The Complex che accoglie tutte le musiche notturne. A ciascuno il suo colore. O In sua musica.
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