«Molestò la sorellina», in manette a undici anni di Andrea Di Robilant

«Molestò la sorellina», in manette a undici anni L'episodio fu segnalato da una vicina di casa, il ragazzino era stato rinchiuso in un centro di rieducazione «Molestò la sorellina», in manette a undici anni Igenitori svizzeri contro gli Usa: provvedimento sproporzionato Andrea di Robilant corrispondente da WASHINGTON. La notte del 30 agosto la polizia della contea di Jefferson, in Colorado, si presentò a casa del piccolo Raoul con un mandato di arresto e lo portò via ancora assonnato - alcuni testimoni dicono in manette di fronte alla famiglia sgomenta. Raoul, che nel frattempo ha compiuto undici anni, è stato accusato da una vicina di aver molestato la sorellina di cinque anni. Il processo è cominciato ieri e il caso è al centro di una bufera giudiziaria tra Stati Uniti e Svizzera (il bambino ha la doppia cittadinanza) che mette ancora una volta in risalto le divergenze profonde tra la giustizia giovanile americana e quella europea. La famiglia di Raoul viveva in una tranquilla zona residenziale vicino a Denver. Una vita assolutamente normale. Finché Laura Mehmert, la vicina di casa, non telefonò alla polizia il 25 maggio scorso - una telefonata anonima - per dire che era a casa a ricamare quando dalla finestra aveva visto Raoul tirar giù i pantaloni della sorellina in giardino e toccarla. «Alla fine decisi di parlarne anche con la madre», racconta la Mehmert, «che lì per lì reagì con grande sorpresa. Qualche settimana dopo tornò a parlarmi e mi disse che non era poi tanto grave e che lei era stata molestata per cinque anni da suo fratellastro e questo non le aveva impedito di diventare una persona normale». Ma nel frattempo la telefonata anonima della Mehmert aveva fatto scattare l'indagine degli assistenti sociali. Questi ultimi hanno interrogato anche la sorellina, che ha confermato la storia della Mehmert («Non è vero! Mia sorella mente», ha urlato Raoul). A quel punto l'indagine è passata alla polizia, che dopo tre mesi di ulteriori indagini, ha deciso dì arrestare il bambino e di rinchiuderlo nel centro di detenzione giovanile di Mount View, a Lakewood, vicino a Denver. L'arresto di Raoul ha scatenato proteste furibonde in Svizzera. «Il provvedimento è assolutamente sproporzionato all'accusa», ha tuonato Manuel Sager, portavoce dell'ambasciata svizzera a Washington, mandato dal suo governo in Colorado per seguire la vicenda. Il giudice Marilyn Léonard ha annunciato ieri che Raoul sarà formalmente chiamato a giudizio il 9 novembre. Nel frattempo, su pressione della Svizzera, il bambino è stato spostato da Mount. View e dato in custodia ad un centro socia¬ le. Dice Sager: «Questo ò stato un passo importante. La sua detenzione a Mount View aveva molto scosso l'opinione pubblica svizzera. A noi non pare che l'incarcerazione dei bambini possa essere di beneficio per la società. Siamo di fronte ad un grande divario culturale». La procura di Jefferson ha adottato da tempo la linea dura contro la criminalità giovanile, soprattutto so di natura sessuale. Ma è un trend presente in buona parte del Paese, soprattutto negli Stati dei West e del Sud; sono quasi 110 mila i bambini incarcerati negli Sttiti Uniti oggi. Scosso dalla violenza contro suo figlio e dal grande clamore che il caso ha suscitalo, il padre di Raoul ha deciso di portare sua moglie e il resto delltt famiglia in Svizzera. Giornalisti svizzeri e tedeschi sono arrivati in gran numero nella contea di Jefferson per seguire il procusso. E il dipartimento di Stato sta seguendo il caso con attenzione per limitare le ricadute diplomatiche. I genitori di Raoul, il bambino di I I anni, portato via in manette dalla polizia

Persone citate: Laura Mehmert, Manuel Sager, Marilyn Léonard, Sager