«In Cecenia andremo fino in fondo»
«In Cecenia andremo fino in fondo» Il premier sfida i leader della repubblica ribelle e guida personalmente un cacciabombardiere «In Cecenia andremo fino in fondo» Putin visita i militari russi nella zona occupata MOSCA Ha disertato a Mosca il vertice sulla Cecenia con Boris Eltsin per l'are una puntata in zona di guerra. Un gesto di tipo militare che sicuramente gli darà qualche altro punto nei sondaggi di opinione. «I soldati non si fermeranno, il loro compilo vena eseguito fino in fondo», ha detto il premier russo Vladimir Putin nel villaggio di Snarnenskoe, appena sceso dall'elicottero che l'aveva trasportato dal quartier generale russo tli Mozdok nel paese natale del presidente ceceno Aslan Maskhadov. Una vera e propria sfida, dunque. Ha incontrato anche la popolazione locale cui ha promesso luce, gas, pensioni arretrate, fondi. Ha detto chiaro e tondo che è più conveniente stare con i russi che con i guerriglieri che si battono per l'indipendenza. Ieri mattina, Putin ha fatto un'imprevista visita al quartier generale delle truppe impegnate nel Caucaso nel corso della quale è salito anche a bordo di un caccia «SukhoÌ-25», un biposto che viene impiegato per il bombardamento dall'alto delle basi dei guerriglieri. Proprio l'aviazione ha continuato nelle ultime ore i suoi attacchi contro i campi e l'infrastruttura logistica dei fondamentalisti islamici. Nel corso di una ventina di missioni, gli aerei hanno annientato almeno 50 guerriglieri, sbriciolato un ponto, colpito due depositi di munizioni e una installazione antiaerea, dicono fonti russe. Bombe e missili sono state lanciati anche in direzione del villaggio di AlkhanYurt, non lontano dalla capitale. L'agenzia Interfax conferma che jet di Mosca hanno colpito un ponte e alcune strade minate, mentre le truppe russe, dopo aver preso il controllo di tutte le arterie di comunicazione tra la Cecenia e la Georgia, continuerebbero ad avanzare verso Grozny. Le ultime notizie riferiscono che l'esercito ha attraversato il fiume Terek e si troverebbe a 20 km. a nord della capitale. Il vicepresidente ceceno, Vakha Arsanov, continua intanto a escludere la possibilità di un accordo. «Negoziare con Mosca - ha detto non è un problema in discussione. Non esistono in Russia forze politiche con le quali poter trattare. Noi consideriamo Putin, un terrorista internazionale, colpevole del genocidio di duemila persone nel nostro paese. E con i terroristi noi non negoziamo. Quanto a Eltsin ha aggiunto - non è in grado di esercitare alcun controllo su nulla in Russia». Posizioni condivise anche dalla gente qualsiasi, per la quale Mosca è diventata il nemico numero uno, come testimonia una donna, Malika Nalayeva, una delle tante, ai quali russi ieri hanno distrutto la casa a Urus Martan. «Ci bombardano di nuovo - ha dichiarato al Times - e di nuovo cercano di uccidere il popolo ceceno. Non c'è nessun gurrigliero nelle nostre strade. Io sono madre di otto figli e nessuno di loro ha scelto di fare il combattente. Ma adesso sarò io a mandarli tutti in guerra». Intanto, è salito a «circa 190» il numero dei russi morti dall'inizio dei combattimenti: l'ha detto il vicecapo di Sato maggiore delle forze federali Valeri Manilov aggiungendo che sono «circa tremila» i guerriglieri uccisi, duemila in agosto e settembre - nei combattimenti in Daghestan - e altri mille dopo l'ingresso delle forze di Mosca in Cecenia ad ottobre, [e. st.] Vladimir Putin, il premier russo
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