Papon è latitante, Parigi si indigna di Enrico Benedetto

Papon è latitante, Parigi si indigna A 89 anni, collaborazionista, prefetto e ministro con Giscard, accusato di crimini contro l'umanità, è sparito alla vigilia del processo Papon è latitante, Parigi si indigna Ma la fuga del vecchio imputato era annunciata Enrico Benedetto corrispondente da PARIGI Incarcerandolo ieri sera, la Francia doveva trasformare l'ottantanovenne ex ministro giscardiano Maurice Papon - IO anni per crimini contro l'umanità in prima istanza - nel recluso più anziano del mondo. Si ritrova invece con un arzillo e scandaloso latitante dileguatosi beffando giudici, vittime (gli ebrei bordolesi chi; inviò verso la «soluzione finale») e, se vogliamo, la storia. Ma in fondo la notizia più atroce è un'altra. Secondo i pruni riscontri, ad aiutarlo nella fuga non troviamo le abituali anime nere del collaborazionismo, bensì amici gollisti. E lo stesso Papon, con un cinismo che oltrepassa l'impudenza, nel messaggio reso pubblico solo poche ore fa, mima peraltro il Generale, proclamando: «Non c'è che una risposta conforme all'onore, l'esilio». E aggiunge, per chi non avesse compreso il parallelo: «Come testimonia l'esempio dei Grandi». La Francia osserva incredula sfuggirle l'uomo che impiegò oltre mezzo secolo a processare, riciclatosi nell'attesa come prefetto nella capitale (primi Anni '60), parlamentare udf e infine tra i ranghi governativi con Raymond Barre. E' uno scacco severo per Lionel Jospin. Il primo ministro s'indigna, prometti! «utilizzeremo ogni mezzo legale al fine di rintracciarlo e ottenerne l'estradizione», lascia che il segretario ps Francois Hollande chiami Papon «miserabile», e il Guardasigilli Elisabeth Guigou denunci la «scandalosa fuga», ma sa come l'Europa e il mondo giudichino il suo Paese con estrema durezza. Israele insorge, da Vienna il centro Simon Wiesenthal scatena Interpol, e l'avv. Arno Klarsfeld - tra i suoi accusatori nel processo a Bordeaux dice: «Scoveremo i complici, ovunque siano». Hubert de Beaufort è il primo, confesso. Gollista doc, scrisse un libro per denunciare l'ignobile congiura anti-Papon. E oggi rincara la dose, svelando qualche retroscena. L'ex sottoprefetto di Bordeaux doveva presentarsi in cella entro il 20 affinché la magistratura potesse valutare il suo ricorso in Cassazione. Così, almeno, prevede l'anacronistica legge francese. A piede libero dopo la condanna iniziale rischiava, se gli avessero rifiutato l'appello, l'istantanea traduzione in carcere. Parigi non aveva tuttavia preso alcuna misura per scongiurargli l'«esilio». Per il semplice motivo che l'ordinamento in vigore la esime dal farlo. Hobert de Beaufort non rischiava dunque nulla, aiutando un libero cittadino ad andarsene. Quando e suc¬ cesso? L' 11 ottobre, lascia capire. Il giorno dopo sostiene che la polizia l'avrebbe pedinato. Ed è meglio rendersi uccel di bosco senza lasciar tracce. Menziona la «solidarietà fra gli ex compagni». Perché - miracolo - nel dopoguerra Maurice Papon riuscì a inventarsi trascorsi resistenziali stringendo amicizia con i fedelissimi del Generale. Lo stesso Presidente finirà per apprezzarne il «valore» assumendolo quale Flic N° 1 per la Ville Lumière. Ne sanno qualcosa gli algerini Fin che la polizia di Papon manganellò gettandoli esanimi nella Senna dopo un corteo protestatario (il bilancio ufficiale oscilla fra 50 e 75 cadaveri). Surreale percorso. Dalla rimozione del petainismo alla crociata antiaraba con decorazioni e carriera politica en passant. Ma dove sarà, oggi, l'uomo che annuncia un ricorso a Strasburgo per ottenere, sostiene, un «giudizio equo»? Verrebbe da immaginarlo in Argentina o Brasile, come altri boia. Ma la nostalgica Europa è più ospitale di quanto si pensi. Il suo ultimo messaggio: non rimane che una sola risposta conforme all'onore, l'esilio I Dna recente Immagine di Maurice Papon /