Mannaia maschilista, via tutte le donne

Mannaia maschilista, via tutte le donne Melandri, Turco, Bindi, Balbo... Le vittime predestinate sembrano proprio loro Mannaia maschilista, via tutte le donne Filippo Ceccarelli STAI a vedere che ci rimettono loro: le donne. E' la crisi, baby, o il rimpasto, o quel che sarà. Comunque è stato bollo, ma adesso è meglio così, perciò addio, rimaniamo amici, ma.... Perché non c'è toto-ministri, non c'ò ipotesi, non c'ò profezia, non c'è speranza, non c'è voce più o meno disinteressata che non lasci immaginare un'ecatombe femminile e quindi la fuoriuscita da questo o dal prossimo governo di Laura Balbo, Katia Bollilo, Rosy Bindi, Busa Russo Jervolino, Giovanna Melandri e Livia Turco. Sono in ogni caso loro — da quel che pan; di capire — le vittime predestinalo di un evento che nessuno ancora sa qualificare noi suoi risvolti istituzionali, ma che noi concreto si potrebbe tradurre nella più micidiale «pulizia di genere» mai compiuta nella Prima, nella Seconda e — nel caso ci fossimo già arrivati senza accorgercene nella Terza Repubblica. Nessuno ovviamente lo dice. L'autorità dui polilivully correa, così attenta allo formo, sconsiglia esodi femminili generalizzati. Eppure, basta seguire por un attimo gli scenari e i rivolgimenti della «politica politicante» — quella cui gli uomini riservano il meglio di loro stossi per rendersi A destra la popolare la diessina Giovan conto che la mannaia ha già preso a roteare principalmente sulla testa dolio «ministre». E anche so a volte la lama è addirittura agghindata con un boi fiocchetto rosa, pur sempre di lama si tratta. Il politologo Giorgio Galli, che ha studiato il conflitto sotterraneo che da secoli si combatte tra uomini e donne, ha dimostrato che di solito — e grosso modo — i maschi ottengono la vittoria quando riescono a far propri i modelli femminili. Ora, senza farla troppo lunga, né agganciare le vicende di baccanti, amazzoni, eretiche e streghe all'indebolimento del governo D'Alema, varrà giusto la pena di segnalare sei casi a rischio: tra il personale, corno si dicova un tempo, o il politico. Si comincia con Rosetta Jervolino, della cui inadeguatezza al Viminale ci si è — tardivamente — resi conto. In realtà, il ministro dell'Interno so l'è cavata, conio tanti altri ministri. 11 vero problema è che quella particola¬ rissima poltrona, tanto più con l'aria di dossier che ha preso a spirare, fa gola a molti. E lei ha perso l'appoggio non di uno, ma di due personaggi — Scalfaro e Marini, ridotti al rango di «ex» — che non sono più in grado di appoggiarla. Si prosegue con Rosy Bindi, che è più battagliera, ma pure lei ha i suoi guai. Se il ministero della Sanità è terribile, i popolari ridotti all'osso lo sono ancora di più. «La Bindi sta al governo da troppo», dicono con fraseggio tardo-democristiano. I congressi si vincono anche per decidere sui cambi e ricambi. E le donne a rischio sono già due. Il terzo caso è quello della verde — più «mànconiana» che verde, come parve di capire al momento della nomina — Laura Balbo. Anche qui: è sgradevole giudicare sulla base delle appartenenze e non sul resto. Però s'è anche capito che per questo genere di faccende le cose vanno così. Per cui da tempo Manconi non è più segretario, e anche i verdi hanno le loro storie, i loro appetiti, le loro smanie di inventarsi altri personaggi. Dunque: e tre. Si apre poi la questione delle altre tre ministre candidate o candidabili alle elezioni. Ebbene, nel caso di Melandri, Belillo e Turco la ben nota generosità femminile — sempre sia lodata—sfiora la vocazione al sacrificio, oscillando verso l'autolesionismo. E non solo perché il centrosini¬ ervolino unità stra e messo maluccio e i sondaggi sono brutti. La questione sta tutta in una domanda: quanti ministri maschi si sono messi in gioco? Giovanna Melandri, certo, può aspirare a molto. Presidente della regione Lazio, o magari primo sindaco donna di Roma per il Giubileo. Ma le giova questa sua disciplinatissima condiscendenza alle mosse altrui? Intanto Livia Turco, di malavoglia e dopo inutili smentite, si candida alla regione Piemonte. Dicono: al posto di Piero Fassino, che ha rifiutato. E che — scommettiamo? — continuerà a fare il ministro. Anche per la cossuttiana Belillo è previsto un ritomo in Umbria. A Diliberto, invece, l'altro ministro comunista, non lo mandano a candidarsi in qualche consiglio regionale. Insomma: magari al loro posto verranno altre donne; magari verrà anche la Pivetti, e Brambilla, e la bimba. Però, con quel tanto di grotte sco e insensato, di ridondante e conci tato che offre la vita pubblica si ha così la più evidente conferma della debolezza politica delle donne. Pensare che fino a qualche mese fa si parlava di una donna al Quirinale Migliaia di dichiarazioni, tonnellate di articoli, chilometri di nastri registrati di tg. Puro vaniloquio o sempli ce intrattenimento? Tutte a rischio Ma pochi mesi fa non sognavamo «una donna al Quirinale»? A destra la popolare Rosi Bindi (Sanità) e la diessina Giovanna Melandri (Cultura) Da sinistra la diessina Livia Turco (ministro per la Solidarietà Sociale) e Katia Bellillo (Pdci) ministro per gli Affari Regionali gs ' Qui sopra la popolare Rosa Russo lervolino (Interno) e il ministro verde alle Pari Opportunità Laura Balbo

Luoghi citati: Lazio, Piemonte, Roma, Umbria