Un balletto a «quota 10.000» di Andrea Di Robilant

Un balletto a «quota 10.000» Un balletto a «quota 10.000» Il DowJones oggi alla prova dei dati sui prezzi Andrea di Robilant washington"" Glie succederà oggi a Wall Street? Gli scaramantici dello Stock Exchange fanno notare ohe nel 1929 e nel 1987 i mercati crollarono 55 giorni dopo aver toccato il picco massimo e che oggi sono passati appunto 55 giorni da quando la Borsa segnò il suo record il 25 agosto scorso. Ma l'apprensione è palpabile anche tra chi non è fissato con le statistiche. 1 tori sono davvero in ritirata di fronte alla ripresa dell'inflazione, oppure il peggio è già passato dopo la batosta presa dai mercati la settimana scorsa? Moltissimo dipenderà dal dato sui prezzi al consumo che sarà reso noto stamane, prima dell'apertura della Borsa. L'aumento a sorpresa dei prezzi all'ingrosso (1,1 per cento a settembre) ha già provocato un mezzo tracollo venerdì scorso, quando il Dow ha chiuso appena al di sopra di quota 10 mila, con una perdita secca per la settimana del 6 per cento - la peggiore prestazione degli ultimi dieci anni. Ora si tratta di vedere se l'indice dei prezzi al consumo confermerà questo trend al rialzo. Ieri, in attesa del dato ufficiale, il Dow Jones ha oscillato nervosamente attorno a quota 10 mila, una soglia psicologicamente importante, confermando lo stato di estrema incertezza e volatilità dei mercati..Nel frattempo l'indice Nasdaq, che raccoglie i titoli tecnologici, ha fatto un altro brutto scivolone. Alcuni analisti non escludono una ripresa delle quotazioni. In fondo, dicono, il Dow Jones ha già perso il 12 per cento rispetto ai valori massimi di questa estato, la «correzione» tanto auspicata dal capo della Federai Reserve Alan Greenspan c'è già stata, il qua¬ dro economico generale rimane buono e non c'è motivo per cui la Borsa non dovrebbe riprendersi dopo aver tirato il fiato. Ma sono in molti a pensare che questo ripiegamento verso quota 10 mila sia in realtà l'inizio della fine di uno dei più straordinari cicli della Borsa americana. «Stiamo tornando nella riserva degli orsi?», chiedeva ieri mattina a tutta pagina il Wall Street Journal. «Molto investitori temono che l'inflazione sia peggiore di quanto non pensino gli ottimisti, e che un rialzo dei tassi sia inevitabile per soffocarla». Più che una «correzione» del mercato, scrive il quotidiano economico, è possibile che «gli orsi siano tornati di nascoste». Per due motivi. Il primo riguarda l'inflazione. Non tan¬ to perché è tornata a fare capolino quanto perché Greenspan sembra aver perso la sua proverbiale capacità di anticiparla e dunque di manipolare sapientemente i tassi. E' untimoràche può sembrare paradossale: in fondo nessuno ha saputo governare l'inflazione meglio di lui. Ma da qualche settimana serpeggia il timore che Greenspan abbia perso il suo tocco magico. E molti gli rinfacciano la decisione di non aver agito per tempo, alzando preventivamente i tassi il 5 ottobre scorso. «E' in ritardo sulla curva dei prezzi», si lamentano alcuni analisti. Il secondo motivo è di natura tecnica. In genere si dice che il mercato torna in mano agli orsi quando perde il 20 per cento del suo valore massimo. U Dow ha perso il 12 per cento rispetto allo scorso agosto, e dunque dovrebbe perdere un altro migliaio di punti per essere davvero in territorio negativo. Ma in realtà l'indice viene tenuto su da titoli prestigiosi come Microsoft e Ibm. In media, i titoli quotati in Borsa hanno già perso il 20 per cento del loro valore già da qualche settimana. Alan Greenspan

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