L'ex impero dice no a Musharraf di Fabio Galvano

L'ex impero dice no a Musharraf «Inaccettabile una giunta golpista». Islamabad: decisione miope L'ex impero dice no a Musharraf // Commonwealth sospende il Pakistan Fabio Galvano corrispondente da LONDRA Il Commonwealth volta le spalle al Pakistan del generale Musharraf, sospendendolo dalle proprie file e sbarrandogli l'accesso al vertice dei capi di governo dei 54 Paesi in programma il mese prossimo a Durban, in Sud Africa. La decisione è stata presa ieri a Londra, sei giorni dopo il putsch militare, nel corso di una riunione degli otto ministri degli Esteri - Gran Bretagna, Canada, Nuova Zelanda, Zimbabwe, Botswana, Barbados, Malaysia e Ghana - che formano il «Gruppo d'Azione» dell'organismo che raggruppa quasi tutti i Paesi delTex impero britannico. Essi hanno invitato l'uomo forte di Islamabad, che non ha finora precisato i tempi di un ritorno alla democrazia, a fornire «senza indugi» un calendario. La sanzione ha effetto «immediato» e resterà in vigore «fino al ritorno della democrazia». «Il Commonwealth - ha spiegato il segretario generale Emeka Anyaoku è un'associazione di Paesi democratici: un Paese dove avviene un colpo di Stato si autoesclude». Quello che il Commonwealth non ha è il potere concreto di imporre sanzioni: la sospensione annunciata ieri al tonnine della riunione di Lancaster House ha quindi un valore soprattutto simbolico. Analoghe misure erano state adottate in passato nei confronti della Nigeria (per tre anni e mezzo, fino al maggio scorso) e di Sierra Leone dopo i loro colpi di Stato militari. Gli Otto si sono tuttavia dati un ruolo attivo nella ricerca di garanzie da parte di Musharraf: decidendo di guidare in quattro - i ministri di Canada, Barbados, Ghana e Malaysia - una missione a Islamabad per colloqui con il nuovo regime pakistano:. i I «Una decisione miope e ingiusta», è stato da Islamabad il primo commento di un portavoce, poche ore dopo una comparsa del generale sugli schermi televisivi: senza divisa, con due cani pechinesi in braccio, un grande sorriso e la chiara intenzione di avviare una «battaglia della simpatia». La decisione, però, non sembra preoccupare il Pakistan più di tanto: dopo tutto il Paese rimase fuori dal Commonwealth per 17 anni quando Ali Bhutto decise di uscirne nel 1972 per protesta contro il riconoscimento del Bangladesh. Non tutti i segnali verso Islamabad, però, sono severi come quello del Commonwealth. L'ambasciatore americano in Pakistan, William Milam, si è rammaricato dopo un colloquio di due ore con il generale che manchi ancora un calendario per il democrazia («Gli chiediamo che provveda subito», ha ribadito da Washington ii portavoce del Dipartimento di Stato, James RUbin), ma si è detto convinto che Musharraf «è un uomo moderato che ha agito per motivazioni patriottiche» e che gli Usa «devono trattare con questo governo, con chiunque abbiamo», una posizione ribadita dal Presidente Clinton. L'Unione Europea minaccia sanzioni, ma non fino a metà novembre. E il Fondo Monetario, dal cui miliardo e mezzo di dollari dipende il futuro economico del Pakistan, si è limitato a precisare che «per ora bisogna solo aspettare e vedere che cosa succede». All'annuncio di domenica di un ritiro militare dal confine con l'India, che Musharraf ha definito «una de-escalation uni laterale», Delhi reagisce con scetticismo: «Probabilmente tutto quello che accadrà è che i repar ti torneranno in caserma», ha commentato un portavoce degli Esteri. «Le truppe stanno già lasciando il confine», ribatte Islamabad. E intanto Musharraf cerca parole amiche in Turchia, affermando in un'intervista televisiva mandata in onda ad Ankara che spera di andare al più presto in visita in quel Paese dove, ha raccontato, è vissuto con la sua famiglia frequentando 35 anni fa le scuole superiori. Nell'intervista ha rivelato di essere un grande ammiratore di Kemal Ataturk, il «padre» della moderna repubblica: «Un buon esempio da seguire». Ma soprattutto, ha detto, corteggiando i telespettatori, «ad Ankara è nata la mia passione per il calcio». Musharraf, in abiti civili, tiene in braccio due pechinesi, ieri a Islamabad