Milano, Arcangelo vigilante

Milano, Arcangelo vigilante LE NOTTI DELLA PAURA. IL BOOM DELLE GUARDIE GIURATE • f rr n H ~—-i~J~ ^y^-wsySrasa»^.-. «sm..i-»w..»»«i. Milano, Arcangelo vigilante Pattuglie con rottweiler e blindati col satellitare reportage Marco Nelrotti inviato a MILANO SOTTO la massicciata, in un locale latinoamericano, cileni si affrontano con i coltelli. Arrivano le gazzelle dei carabinieri. Sopra la massicciata, nel buio, una delle guardie giurate che pattugliano i depositi di treni della stazione Centrale dice: «Boutine. Sempre ubriachi». Ubriachi. E poi lame, bottiglie rotte come armi, taglierini, spacciatori e acquirenti. Milano di giorno e Milano di notte è uno dei centri privilegiati dei sondaggi. Milano è spesso su giornali e tg, per miserie umane che sfociano in tragedia (lo scippo assassino) come per imprese di nuove bande, quelle che ammazzano l'orefice Ezio Barrocci in via Padova, quelle che in via Imbonati assaltano il furgone portavalori. Fa paura Milano? Al di là dei sondaggi, fa paura a chi ha un'attività esposta, genera inquietudine di passanti. Dopo Torino con le Volanti e la guerra di Bari contro i contrabbandieri con la Finanza, Milano la viviamo con gli istituti di vigilanza privata, figure che nell'immaginario collettivo sono solitari viandanti del bigliettino nella saracinesca, chiamate invece a contrastare con mezzi sofisticati proprio furti e rapine, a tutelare strutture pubbliche, ospedali, case private. Questa è la prima città a sperimentare il centralino comune di polizia e carabinieri e domenica notte i lampeggianti azzurri erano davvero tanti. Ma accanto a pantere e gazzelle, ogni notte circolano qui 200 altre auto, con i colori di poco meno d'una decina di vigilanze private: ci sono il pronto intervento per gli allarmi, il pattugliamento preventivo e in attesa di segnalazioni, le sorveglianze fisse, a banche, enti pubblici, parchi, angoli oscuri di stazioni. Milano conta oltre 3.700.000 abitanti e 2 mila guardie giurate, più o meno una ogni 2 mila abitanti. Considerato il tipo di persone (giuridiche e fisiche) che si sentono a rischio e sono disposte a spendere, è un segnale di paura. Con questi uomini vivremo controlli e interventi sugli allarmi, altri servizi. Forse non tutto, ma molto è cambiato, il Vito Catozzo di Giorgio Faletti al «Drive In» è in pensione o ci sta andando. Stazione Centrale. Un'infinità di carrozze ferme per essere ripulite, i vagoni ristorante in attesa di scorte alimentari. Questo è deposito di mezzi, ma anche di ossa stanche, astinenze da placare, controlli di polizia da sfuggire, disperazioni da profugo o traffici da carogne. I dipendenti delle Fs salgono e non sanno che cosa o chi troveranno. A parte i ragazzi di VGM, Vigilanza Città di Milano, 75 anni di storia. Siamo in giro con loro perché a loro sono affidati spazi di enti come le Ferrovie e i parchi pubblici. Sono 10, si muovono in coppia, al guinzaglio pastori tedeschi, rottweiler, schnautzer giganti. Portano unoformi verdi, fazzoletto rosso e basco nero, torce potentissime, revolver calibro 9 corto. Fanno un certo effetto. Di piazzale in piazzale e di vagone in vagone scovano gli«intrusi» e li accompagnano fuori. C'è di tutto: la coppia romona con figli, inoffensiva e affamata, affidata a qualche servizio sociale, il tossicomane che cerca un posto tranquillo e minaccia con la siringa, qualche prostituta con il cliente (il primo a scappare dicendo che si era perduto scendendo dal treno). Acquattato su una carrozza c'è uno slavo che rifiuta di scendere. Poi ammette: «Mi aspettano i miei compagni per farmela pagare». E' la storia di una rapina malandata e di una in preparazione. Preferisce questi giovani e questi cani ai suoi connazionali, tanto da lasciarsi accompagnare dalle forze dell'ordine, raccontare, aiutare. Bapina sventata, e non da poco. E' l'universo del disordine, questo. Un cane ha fiutato qualche odore, vuole trascinare il vigilante verso una carrozza, ma non punta gli scompartimenti, è sotto che cerca. C'è un corpo e l'odore è di sangue. Si dev'essere buttato in corsa e nessuno se n'è accorto. Ha una gamba amputata. La prevenzione diventa soccorso. E quelle figure di uomo, quei musi di lupi o molossoidi che ti puntano da lontano ti fanno chiedere aiuto o cambiare aria. Ma chi cambia aria da qualche parte deve andare. Parco Palestro, ex giardino zoologico, 12 ingressi che si chiudono alle 21 e si riaprono alle 6,30. Qui si sta debellando la più incredibile federazione di Stati racchiusa in 160 mila metri quadrati: sulla collinetta i fumatori di crack, vicino al laghetto le coppiette, un po' più in là il market omosessuale, vicino alla scuola materna «il tempo delle pere», cioè gli eroinomani, accanto alle giostrine le mamme con i figli. Una spartizione insensata, che durante il giorno sopravvive, per abitudine e paura dei Paesi confederati. La notte è caccia. Vien da ridere di fronte alla coppia trasgressiva - nuda e cicciottella che gioca a Tom Cruise e Nicole Kidman sull'erba umida. Fa meno ridere un drappello di albanesi che ha spaccato il vetro di una serra e ne ha fatto un appartamento. E' duro il contatto: non si lasciano i cani, si ragiona, non si attacca ma si mostra che non si teme lo scontro. E' perfino più difficile portare fuori un habitué come «Arancio», cileno piccolo ma dal ventre enorme e il peso adeguato, le cui sbronze sono tutte da precoma. Per caricarlo in ambulanza ci vogliono tre barellieri e almeno due guardie giurate. E' l'overdose il problema più teso. Tra borsoni di maghrebini, c'è il solitario nascosto in un anfratto di roccia. Uno l'hanno soccorso mentre era steso come Gesù Cristo, le braccia larghe, una siringa per parte. Una ragazza dello Sri Lanka, colf di giorno, eroinomane la sera, l'ha salvata un flebile colpo di tosse colto al volo. Se tanti hanno rinunciato, arrivano i nuovi, quelli che non sanno, o che non vogliono. Come l'avvocato che minaccia denunce: «Io porto il mio cane e basta, voi non siete polizia». Se ne va alla richiesta di intervento di una volante. O come gli inglesi ubriachi dopo una partita, che hanno bloccato il pullman, hanno scavalcato e si sono messi a bivaccare. Se molli questi pattuglioni, l'indomani trovi siringhe tra le giostre, o lanciate nel cortile confinante della scuola materna. Ma dove vanno allora? Eccoli, lungo i Bastioni, fino a piazzale Loreto, controllati da polizia e carabinieri. Alla centrale operativa di VGM suonano i teleallarmi, si dirottano le auto, se ne inviano in appoggio e si avvertono le forze dell'ordine. I computer collegati al satellitare mostrano ogni spostamento dei blindati che portano valori, con uomini armati di fucili con pallettoni da 12 millimetri, seguono Tir che, per evitare rapine, hanno scelto anche loro quel sistema. Volendo, puoi riprendere perfino la faccia del bandito che si è messo alla guida. Tecnologia, certo. Ma la paura è un sentimento che non avverte i cambiamenti della società. Il terrorismo deviò molto - e giustamente - l'attenzione delle forze dell'ordine, allora nacque l'esigenza di una protezione privata e una domanda superiore all'offerta generò una rincorsa anche con mano d'opera, cioè le guardie di strada, non all'altezza. Il ritorno a una normalità lia lasciato la richiesta, ma piii sofisticata. Richiesta che alla sola Vigilanza Città di Milano è una sintesi lunga: nel '98, oltre 3 milioni di ispezioni, altrettanti segnali di allarme gestiti (molti, certo, dovuti a fatalità e non a crimine), 50 mila furti, incendi e allagamenti effettivi, 300 casi di «intrusione» in locali privati, atti vandalici. Il metronotte in bicicletta che infila foglietti nella saracinesca, magari tre in un colpo per non ripassare, oggi è un signore in collegamento radio che con strumenti elettronici «firma» il passaggio e, soprattutto, si guarda intorno. Vien da chiedersi se non valga la pena sancire formalmente quell'occhio vigile a discrezione di entusiasmi, legarlo alla concessione di licenze, telecamere razionali in viaggio. Le tre di notte. Le guardie giurate ispezionano ingresso, sotterranei, corridoi di reparti a rischio, anche camere mortuarie del Niguarda. Li sotto, nei cunicoli, ci stava una corte dei miracoli, c'era chi si era fatto la mensolina per gli oggetti personali. Le altre auto continuano il giro. Al C.A.M., colossale centro di spedizioni, vicino a Linate, è un viavai di auto che controllano, «timbrano» il passaggio. E lì percepisci la paura, quando qualcuno chiama la centrale e avverte: «Fra 10 minuti primi». Per entrare in magazzino aspetta la vigilanza. Come la signora che vive tra qui e New York e vuole un'auto quando il taxi che l'ha prelevata all'aeroporto la lascia sotto casa. Per i valori e per i documenti che ha con sé. E per sé. Un esercito di 2 mila «specialisti» incaricati di proteggere persone e società Combattono furti e rapine in case, ospedali e nelle strutture pubbliche Sale di computer per osservare i Tir che temono di essere assaliti Milano è diventata la capitale degli eserciti privati. Squadre speciali pattugliano di notte molte zone per «ripulirle» dagli •'intrusi», dai drogati alle prostitute

Persone citate: Gesù, Giorgio Faletti, Nicole Kidman, Tom Cruise