« E se tornassimo ai lavori forzati? » di Francesco Grignetti

« E se tornassimo ai lavori forzati? » L'idea suscita dure reazioni. Leoni (Ds) : viene fuori la vecchia anima missina. Ma anche in An c'è cautela « E se tornassimo ai lavori forzati? » Proposta-choc di Fini anti-criminalità Francesco Grignetti ROMA «Forse si deve tornare ai lavori forzati». Gianfranco Fini, dalla tribuna radiotelevisiva di Porta a l'orta, parlando di sicurezza e di giustizia, decide di stupire. Il leader di Alleanza nazionale ribadisce alcune richieste del Polo. E' scettico sulla collaborazione con il governo. Insiste sulla cura obbligatoria per i tossicodipendènti. Promette appoggio ai commercianti. Ma è sulle pene che si scatena: «Di fronte ad alcuni crimini, il carcere a vita è il minimo che uno Stato possa appioppare. Penso al caso del bambino sciolto nell'acido. A costo di spararla grossa, mi chiedo se non sarebbe il caso di cominciare a ripensare ai lavori forzati. La cosa che un delinquente teme di più di ogni altra (.' lavorare...». Proposta davvero choc. Nell'ordinamento italiano il lavoro forzalo è sparito da molti anni. C'era una volta il «lavoro coatto», ma e un'infamia che risale agli anni del fascismo e colpi soprattutto la comunità ebraica. Di certo non è a questo che Fini pensa. Però sono in molti nel suo partito che vengono presi in contropiede. «Ovvio che a dirla cosi fa effetto - chiosa Maurizio Gasparri - ma lo stesso Fini usa tutte le cautele. Dice "mi chiedo se". Bene: vedremo, discuteremo, Comunque l'importante è il messaggio che An vuole una restrizione, non un allargamento rielle maglie dell'ordinamento penitenziario. E poi, in certi casi, il lavoro obbligatorio può essere una valida alternativa al carcere. Prendiamo i tifosi scatenati che distruggono i treni: è meglio condannarli a un anno di carcere, che poi non faranno, oppure fargli pulire il giorno dopo 50 autobus pubblici? Potrebbe essere una valida forma d i pa ttegg i a men to». Cauto è Adolfo tirso, il portavoce del partito: «Proposte ih Parlamento non ce ne sojjo. Sull'argomento mi trovo impreparato. Penso che le parole di l'ini vadano lette come un segnale di estrema fermezza da contrapporre ai segnali ili debolezza mostrati dalla sinistra». Freddino è anche Alfredo Mantovano, responsabile di An per i problemi dello giustizia: «Nelle carceri (■ già previsto il lavoro. Certo, oggi ò un diritto del detenuto. Nella versione "forzata" sarebbe una misura estrema. 10' tutto da approfondire. Di più non voglio dire». Sull'ergastolo, invece, nel contrastare un'abolizione propugnata da sinistra, Alleanza nazionale ò compatta. Dice sempre Mantovano: «Al Senato passo l'abolizione, ma il Polo votò contro. I nostri per l'occasione erano stati tutti precettati. Ades so dovrebbe discuterne la Carne ni. Per il ministro Diliberto l'abolizione dell'ergastolo era una priorità. Gli devono aver fatto vedere qualche sondaggio e per fortuna non se n'è più parlalo». E negli altri partiti? Franco Fruttini, garantista di Forza Italia, nonché presidente del comi tato di controllo sui servizi segreti, è con Fini. Anzi, è forse il più entusiasta. «Capisco che si tratta di una provocazione. Ma ò giusto e ragionevole se si comincia a parlare di obbligo di lavoro e non solo facoltà del detenuto. Al di là dell'espressione, che ricorda i ceppi e il carcere di Yuma, i detenuti non possono pensare che il carcere sia un albergo. Insomma, è l'espressione che fa impressione, non la sostanza. E poi non penso mica a un lavoro di 13 ore. Dico un lavoro normale da operaio per ripagare la "ospitalità" allo Stato». Dall'altra sponda, invece, la proposta fa un certa impressione. Il sottosegretario alla Giustizia, Franco Corleone, garantista dei Verdi, ò sinceramente scandalizzato: «Perché non parlare di pena di morte, a questo punto? Neanche il fascismo usava queste parole che hanno un sapore di Cajenna. Comunque non mi sorprende. Finalmente Fini dice cose di destra! Sulla droga ha preso posizioni terrificanti: chiede maggiore repressio¬ ne e invece io penso a una liberalizzazione della cannabis. Quanto al lavoro in carcere, è già previsto che una parte del ricavato risarcisca il danno». Gli fa eco Carlo Leoni, responsabile diessino della giustizia: «Dopo anni di falso garantismo, sta venendo fuori la vecchia anima missina. Adesso ci aspettiamo la fustigazione. In verità mi sembra che sia tutta propaganda. In questi giorni stiamo discutendo in Parlamento il "pacchetto sicurezza". Non è che il Polo abbia presentato nessuna proposta concreta. Anche su quell'altra cosa assurda che è il ricovero coatto per i tossicodipendenti. Non c'è niente di concreto. E' solo fumo negli occhi dei cittadini. Il Polo è diviso su tutto. Le loro proposte sono improvvisate e sconclusionate». li presidente di Alleanza nazionale Gianfranco Fini

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