«Walter, uno strappo gigantesco» di Ugo Magri

«Walter, uno strappo gigantesco» IL LEADER DI RIFONDAZIONE «IL SEGRETARIO DEI DS COLPISCE LA STESSA UNITA' ITALIANA» «Walter, uno strappo gigantesco» Bertinotti: iDs diventano un partito liberale di massa intervista Ugo Magri GIGANTESCO. Quello di Veltroni è uno strappo gigantesco. Quando lui arriva al punto di affermare che il comunismo è incompatibile con la libertà, compie un'abiura che avrà conseguenze politiche rilevantissime». Di quali conseguenze parla, onorevole Bertinotti? «Per effetto di queste dichiarazioni, la sinistra di governo assume, oggi in Italia, le sembianze di una forza liberale. E i Ds diventano un partito liberale di massa. Ecco la prima drammatica conseguenza». Indichi la seconda. «Veltroni prende a picconate la storia del movimento operaio. Non si accorge di colpire così anche lo spirito nazionale, l'unità stessa di questo Paese. Perché l'idea di nazione lei lo sa chi l'ha costruita?». Il proletariato. «Esatto: il proletariato. Non certo la borghesia, che a differenza di quella francese da noi ha fallito completamente. E' stato il movimento operaio, dalla Resistenza in avanti, a fabbricare il telaio della nostra nazione, a unirla laddove era divisa». E' un'affermazione impegnativa, la sua... «Ma sono cose evidentissime a chi studia la storia. Si pensi al meridionalismo, a come gli operai del Nord hanno gettato un ponte verso il Mezzogiorno sulle lotte bracciantili, su quelle contro la mafia. E si pensi alle grandi migrazioni operaie negli Anni 50 e 60, "Nord e Sud uniti nella lotta" era la parola d'ordine. Perfino l'alfabetizzazione...». Pure quella è merito della classe operaia e del comunismo? «Non lo dico io, lo diceva Paolo Spriano: il Pei è stato uno dei grandi luoghi di formazione dell'Italia. Ho conosciuto operai semi-analfabeti diventati, grazie alla militanza, dei veri intellettuali... Tutto questo rischia di essere spazzato via». Ma da quando, onorevole Bertinotti, l'idea di nazione fa breccia in un internazionalista come lei? «Da quando avanza una mondializzazione cieca e senza civiltà. La nazione, intesa come storia civile della cultura di un popolo, può essere un freno all'omologazione del pensiero unico, dove tutte le espressioni umane sono ridotte a commercio e a mercato. Demolendo la cultura nazionale, costruita anche e soprattutto dal movimento operaio, si finisce per galleggiare nel mondo, senza arte né parte». Torniamo, la prego, a Veltroni. «Sa cosa mi colpisce più dura- mente della sua abiura? L'indifferenza per le storie personali. Chi non è appartenuto a quell'universo non può capire quale inaudita violenza lui ha compiuto verso chi ne faceva parte. Sul comunismo molti, moltissimi, hanno investito una parte fondamentale della propria vita. Da Veltroni vengono sfigurati, sfregiati». Per non ferire nessuno che cosa avrebbe dovuto fare, il segretario dei Ds? Sottoscrivere l'intera storia del comunismo italiano? «Se vuole, potremmo discuterò a lungo sugli orrori del Pei». Ne indichi almeno uno. «Personalmente, credo che fu persa l'occasiono di una critica radicale ai regimi dell'Est quando i carri armati stroncarono la Primavera di Praga. Detto questo, c'è un'esperienza collettiva da difendere. Un partito è linea politica, organizzazione, gruppi dirigenti. Ma soprattutto è una comunità. Se l'hai conosciuta, e no hai fatto parte, non puoi non difenderla». Errori ed orrori compresi? «Io mi sento erede anche dello coso terribili del comunismo allo stesso modo in cui Benedetto Croco diceva: "Non possiamo non dirci cristiani". Croco non era dimentico né della Santa Inquisizione, né della conversione violenta dolio società precolombiano. Si riferiva alla modernità di quel lascito». Un momento: Veltroni condanna la tragedia del comunismo, mica butta tutto quanto a mare. «No, lui fa l'esatto contrario di Croce. Pronuncia l'abiura-: "Perché dobbiamo dirci non co¬ munisti". Equipara il comunismo al nazismo. Sembrerebbe quasi dar ragione a Nolte, secondo cui il nazismo fu una reazione al comunismo... Tesi aberranti». Aberranti? «Sì, perché se il comunismo fu incompatibile con la liberta, come si spiegherebbe la stia lotta contro i campi di sterminio, contro il nazismo, contro il fascismo, per la repubblica? Perfino le nostre canzoni dicevano: "Evviva ii comunismo e la libertà"». Libertà è parola che si può intendere in molti modi. «Certo. Per i comunisti è anche, direi innanzitutto, libertà dal bisogno. Uscita dall'indigenza e dalla miseria. E' lotta contro lo sfruttamento e contro l'alienazione. Come si può cancellare tutto questo con un tratto di penna? Come fa Veltroni a dire che il crollo dei regimi dell'Est trascina con se l'idea più generale tli rivolta contro il capii ale?». Che fa, onorevole Bertinotti, rivaluta Marx? «Sì, torniamo a Marx. Il comunismo è quell'idea che cambia l'ordine delle cose esistenti». «Il movimento operaio, dalla Resistenza in avanti, ha fabbricato il telaio della nazione Le nostre canzoni dicevano: "Evviva comunismo e libertà'" Ora tutto ciò rischia d'essere spazzato via Sì, torniamo a Marx» Karl Marx, a destra Bertinotti

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