Montezemolo vuole chiarezza
Montezemolo vuole chiarezza 11 presidente non s'è ancora arreso di fronte a un verdetto che ritiene ingiusto Montezemolo vuole chiarezza L'ordine ai box «Mostrate a tutti quel pezzo» Piero Bianco E' una beffa che non va giù. Difficile da accettare per le legioni di tifosi che già si abbandonavano al delirio, ancor più difficile da tollerare per chi ha saputo con pazienza certosina «miracolare» Schumacher, inducendolo a rientrare a costo di violentarne un po' l'orgoglio. Per chi ha convinto il più forte dei numeri uno ad aiutare il non amatissimo compagno Irvine, con la tecnica e perfino col cuore. Tutto aveva funzionato alla perfezione, sembrava una bella favola, un premio meritato al lavoro e alla fiducia di una squadra ricompattata. Dopo aver visto le due Rosse presentarsi trionfalmente al traguardo di Sepang, Luca Montezemolo certo non immaginava di dover subito fronteggiare un altro colpo basso. La telefonata di Todt lo ha fatto infuriare. Il presidente considera una profonda ingiustizia tutto ciò che è accaduto. Niente diciiiarazioni ufficiali: «Voglio prima capire tutto, ma non posso pensare che 10 millimetri possano far vincere o perdere un Mondiale. Sarebbe troppo facile». Ore frenetiche al telefono. Chiarimenti, spiegazioni. Ipotesi. Ne ha parlato con i collaboratori diretti, ne ha parlato anche con Giovanni Agnelli, ricevendo conforto dall'Avvocato, che più di tutti si era entusiasmato in mattinata alla parata trionfale delle Rosse in Malesia. Montezemolo ha voluto che ogni ombra fosse cancellata, che il famigerato «pezzo» fosse mostrato pubblicamente, con grande trasparenza, in conferenza stampa a Sepang. Ha diretto dietro le quinte i momenti difficili del «dopo», nella ferma convinzione che per l'utilizzo di quel particolare Maranello non dovesse (o non debba?) pagare un prezzo così spropositato. Era già stato utilizzato nel weekend del Nuerburgring, senza che nessuno ecce- pisse. E verifiche accurate, minuziose, da parte dei commissari, erano state effettuate proprio in Malesia, dopo le prove ufficiali che avevano piazzato le due Ferrari in prima fila. La tesi difensiva della FeTari è chiara: i tecnici cercheranno di dimostrare che il deflettore fuori sagoma non è in grado di portare il minimo vantaggio sul fronte delle prestazioni. Una tesi che, se anche non potesse rimettere in gioco il Mondiale (e difficilmente, infatti, potrà), consente comunque di salvaguardare l'immagine di correttez¬ za della Scuderia. Nessun tentativo di dolo, insomma, soltanto una fatale leggerezza, punita - secondo Maranello - in modo eccessivo. Montezemolo ha avviato immediatamente un'indagine interna, verificando che effettivamente c'è stato un errore, a livello di produzione, del deflettore aerodinamico. Un problema di 10 millimetri che nessuno ha notato, nemmeno nella fase successiva di montaggio in vettura. Ma il fatto singolare è che tra quanti non se ne sono accorti ci sia anche chi ha effet¬ tuato le precedenti verifiche in Malesia. Poi è accaduto qualcosa di misterioso, se è vero che in assenza di ricorso da parte degli altri team, all'improvviso, un commissario è andato a pescare proprio quel particolare insignificante. L'ipotesi di un «giallo» legato a qualche soffiata maligna non ha trovato credito. Ma troppe sono le incognite che circondano questo Mondiale perduto per non immaginare che qualche sorpresa, dietro l'angolo, possa ancora spuntare. La tesi a discolpa per il ricorso si baserà anche sul fatto che nessuno dei commissari aveva riscontrato irregolarità in prova Jean Todt (a sinistra) ascia amareggiato il circuito malese
Persone citate: Giovanni Agnelli, Jean Todt, Luca Montezemolo, Montezemolo, Piero Bianco, Schumacher, Todt
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