Devalle: con l'Europa l'industria non regge più due livelli di contrattazione a natura salariale

Devalle: con l'Europa l'industria non regge più due livelli di contrattazione a natura salariale LETTERA AL DIRETTORE. LA LEGGE SULLE RSU Devalle: con l'Europa l'industria non regge più due livelli di contrattazione a natura salariale Caro Direttore le chiedo ospitalità per affrontare quello che, secondo noi imprenditori, è ormai un problema ineludibile: la necessità di rivedere i meccanismi della contrattazione collettiva di lavoro. Questo per due ragioni. La prima è che le condizioni della nostra economia non ci consentono più di mantenere - unico caso in Europa - due livelli d: contrattazione, nazionale ed aziendale, i cui effetti salariali vanno a sommarsi, con conseguenze dirompenti per la competitività delle imprese. Voglio citare il caso del costo del lavoro nel settore metalmeccanico, la cui crescita nel periodo 1994-1999 risulti pari ad oltre il 26%, contro un tasso di inflazione, nello stesso periodo, pari al 19,6%. Ma vi è un secondo grave motivo. In Parlamento è in corso di approvazione una norma, sostenuta dalla maggioranza di Governo, che, per legge, estende la rappresentanza sindacale alle imprese con meno di 16 dipendenti ed introduce di fatto i due livelli contrattuali. Il disegno di legge in questione determina inoltre alcune gravi conseguenze: - una forte frammentazione della rappresentanza sindacale, tale da creare un clima di conflittualità permanente: un'ingovernabilità come quella che oggi si registra nel settore dei trasporti pubblici; - la duplicazione delle rappresentanze sindacali ove accanto a quelle elette dai lavoratori si affiancano quelle designate dagli stessi sindacati, creando in tal modo confusione di ruoli e maggiori costi per le aziende; - l'istituzionalizzazione del referendum su tutte le materie oggetto di accordi sindacali, delegittimando così - nei fatti - il ruolo stesso delle Rappresentanze Sindacali Unitarie. Non si era mai vista una tale pesante interferenza politica nelle relazioni industriali, una materia che in base agli stessi impegni assunti dal Governo nel Patto di Natale veniva delegata alla trattativa fra le parti sociali. Da allora, molte cose sono cambiate, a cominciare dalla crescila economica. Il prodotto lordo italiano si è rilevato il più lento a crescere in Europa, con uno stentato 1%. degnale inequivocabile-di un declino della nostra capacità competitiva. Di fronte a questo fatto, il Governo ha dovuto modificare più volte le proprie previsioni di crescita. E' quindi legittimo che gli imprenditori richiedano una riforma della contrattazione, specie di fronte alla legge sulle Rappresentanze Sindacali Unitarie. Al di là degli eventi contingenti, l'industria italiana ha oggi l'obbligo di rendere europeo anche il suo sistema negoziale. Non possono coesistere due livelli di contrattazione, ove ad entrambi vengano attribuite competenze di recupero salariale. E' necessario attribuire ad ognuno dei livelli competenze distinte, assegnando alla rontrattazione nazionale il compito di fissare le linee nonnative fondamentali del rapporto di lavoro e decentrando alla contrattazione di secondo livello la trattativa salariale, che dovrà essere legata ai risultati economici conseguiti dall'azienda. Ciò allo scopo non solo di rispettare le compatibilità economiche, ma soprattutto di accelerare quell'integrazione fra lavoro e impresa che si sta dimostrando una delle carte vincenti della competitività. La ringrazio per l'attenzione e Le porgo i migliori saluti. Francesco Devalle Presidente Unione Industriale di Torino ■4 Francesco Devalle

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Luoghi citati: Europa, Torino