Cina, giustiziato il capo di una setta cristiana

Cina, giustiziato il capo di una setta cristiana Liu Jiaguo faceva propaganda per sostituire lo Stato secolare con uno religioso e citava la Bibbia Cina, giustiziato il capo di una setta cristiana E' un avvertimento del regime ai discepoli della Falun Gong Luoyan-Shen PECHINO Non c'è spazio per le sette eretiche in Cina. Ieri il governo ha annuncialo di aver condannato e giustiziato Liu Jiaguo, capo dei fedeli del "Grande spirito", un gruppo cristianeggiante basato nella provincia interna dello Hunan, luogo natale di MaoZodong. Liu è slato condannato per aver violentato 23 donne, per truffa, estorsione di 220mila yuan (circa 50 milioni di lire) e avere minacciato l'autorità politica centrale. La sua è certamente la prima condanna a morte per crimini in relazione con la religione dopo l'inizio della campagna contro i Falun Cong, la setta millenarista messa al bando a luglio per sovversione. Il Quotidiano del Popolo, organo dell'ufficio centrale del partito, spiegava che due delle vittime di Liu sono appena ragazze e sei sono donne non sposate messe incinte da lui. Liu ha compiuto lo sue imprese con il suo luogotenente Zhu Anqing, condannato a sua volta a 17 anni di carcere. Liu convinceva lo sue vittime femminili con citazioni fuori contesto dalla Bibbia. In Cina la violenza carnale prevede la pena di morte. In realtà, per il governo, la maggiore colpa di Liu 6 quella di aver perseverato nell'errore. Liu ha infatti una lunga storia di religioni. Nel 1989 si staccò dalla sella degli "Quelli che sono stati eretti" (Beili jiao) per un litigio con il capo e fondò la sua sotta. Nel 1992 cominciò a fare propaganda per l'abolizione dello "stato secolare" e l'istaurazione di uno stato religioso. Come i Falun Gong, i fedeli al Grande spirito (Zhushen jiao) credevano che presto sarebbe arrivata la fine del mondo da cui si sarebbero salvati solo i veri fedeli. Secondo il giornale Liu proponeva anche di comprare armi da fuoco e organizzare un movimento di guerriglia. Liu, un contadino sulla trentina, aveva ottomila aderenti in 10 Provincie, molti meno dei milioni van- tati dai Kalun Gong, contro il cui capo, Li Ilongzhi, l'echino ha spiccato un mandato di arresto e ha promesso una ricompensa di seimila dollari per la cattura. Li vive oggi in America e le autorità di questo Paese hanno già dichiarato che non lo consegneranno alla Cina. Ma oggi la condanna a morte di Liu ò una minaccia appena velata contro i Kalun Gong che continuano le loro attività clandestinamente, a dispetto delle proibizioni ufficiali. Nei giorni scorsi nuovi arresti contro la setta sono stati segnalati nelle Provincie del Xinjiang, dove la maggioranza ò uigura, una etnia turcofona, e nel Jilin, quasi al confine con la Russia. Nel Xinjiang sette aderenti sono slati scoperti durante le loro pratiche religiose del mattino, nel Jilin tre membri del partito sono invece stati puniti per continuare nel loro credo nonostante i molti ordini contrari al riguardo. Segno di quanto lunga possa essere la lotta contro i Kalun Gong, che vantano milioni di t'cdeli anche all'estero. Dopo il lancio delle riforme nel 1978 per anni Pechino ha tollerato il moltiplicarsi di sette e credenze religiose di ogni genere nel Paese. Il vento è cambiato dopo una manifestazione dei Falun Gong che il 25 aprile scorso ha raccolto oltre 1 Ornila persone intorno a Zhongnanhai, la sede del governo cinese. Da allora il governo ha accusato i Falun Gong di aver causato la morto di molti fedeli proibendo loro di affidarsi alle cure di medici. Secondo questa religione infatti la malattia non esiste, si tratta di una pecca dell'animo che va curata esclusivamente con la preghiera. I Falun Gong vantano 70 milioni di fedeli in Cina, secondo il governo il numero è di soli due milioni. Si tratta comunque di una forza imponente, molto organizzata, con strutture clandestine, che secondo il governo ha posto la più grave minaccia alla stabilità del Paese dai tempi del movimento studentesco di Tiananmen.

Persone citate: Kalun Gong

Luoghi citati: America, Cina, Liu, Pechino, Russia